Sagre e Feste Castelfiorentino

domenica 19 Aprile 2015

Escursione Trekking alla sorgente del fiume “L’Elsa tra il Marmo della Montagnola”

elsa_il_diborrato

il fiume Elsa, il diborrato

F.I.E. FEDERAZIONE ITALIANA ESCURSIONISMO

G.E.C.O GRUPPO ESCURSIONISTICO COLORI ORGANIZZATO

DOMENICA 19 APRILE 2015

VALDELSANDO TREKKING alla scoperta della sorgente del nostro fiume

L’ELSA TRA IL MARMO DELLA MONTAGNOLA

ORE 8,30 partenza per Pieve a Scuola.

Ritrovo a Castelfiorentino presso il parcheggio del Circolo Arci di Puppino.

Itinerario auto fino a il borgo di Pieve a Scuola

Camminare per conoscere. Nella memoria di tante generazioni c’è “il fiume”,che per chi come noi vi abitava vicino,significava il momento di gioco sulle sue sponde,un ambiente “proibito” da esplorare,i gorghi scuri e misteriosi, dove si raccontava che avevano trovato la morte ragazzi imprudenti “con la pancia piena”. Il fiume dell’infanzia dei valdelsani è l’Elsa , il fiume per eccellenza. Si raccontavano storie di ragazzi che avevano “azzardato” l’andare a cercare la sua origine su una montagna vicino Siena, ma nessuno aveva la percezione dove fosse questo luogo.

Si raccontava di una Elsa morta e una Elsa viva,delle Vene di Onci, luoghi con nomi misteriosi e antichi. Con questa escursione cercheremo di trovare la sua sorgente vicino al villaggio abbandonato di Molli sulla Montagnola Senese, cercando di capire come un fiume crea un territorio e la sua popolazione.

Già Dante Alighieri, innamorato di questo fiume,scriveva nei versi 67 e 68,XXXIII canto,del Purgatorio nella Divina Commedia, “ E SE STATI NON FOSSERO ACQUA D’ELSA LI PENSIER VANI INTORNO ALLA TUA MENTE”. Sorella minore del grane fiume Arno, il fiume Elsa ne è il maggiore affluente di riva sinistra. Scorre per 74 km attraversando la Valdelsa Senese e la Valdelsa Fiorentina per giungere a Ponte a Elsa incontrando l’Arno.

Lungo il tragitto i escursionistico incontreremo:

PIEVE A SCUOLA (o Pievescola) è un piccolo borgo di origine medioevale cresciuto intorno alla sua Pieve fortificata intorno al 1064 dalla famosa Contessa Ava di Montemaggio e Staggia. La piu antica memoria di questa Pieve è un documento dell’anno 1030. Possibilità di visitare la Pieve prima di iniziare il cammino.

GALLENA denominata nel medioevo Piscina Nigra,risale all’epoca del suo torrione fatto costruire dai Senesi nel XIII secolo, del quale oggi esistono solo i resti. Anche questo era un feudo dei signori conti Lombardi di Staggia e della Contessa Ava,proprietari di molti castelli e torri sulla Montagnola Senese.

SIMIGNANO è situato in un pianoro a 410 mt sulla strda che riporta a Pievescola. Di origini incerte,probabilmente etrusco-romane, le prime notizie risalgono al 1163,quando fu sottomesso al comune di Siena. Bella la chiesetta romanica e la sua torre campanaria.

MOLLI suggestiva la sua pieve romanica posta in una posizione panoramica eccellente. I primi documenti della Pieve di Molli risalgono al 2 febbraio 1078,giorno in cui la contessa Matilde di Canossa donò la chiesa ai Vescovi di Volterra. Studi recenti la farebbero però risalire ad epoca Longobarda o Franca. Altri sostengono che la Pieve fu eretta per volere della contessa Ava di Monte Maggio,che fece costruire numerose chiese come quella di Badia a Isola nel 1001.

Lunghezza itinerario:circa 13,00 Km Possibilità di variare il tragitto del ritorno da vedere in luogo.

Dislivello 300 m.in salita – 100 in discesa

Durata circa 3,30/4 h.

Itinerario circolare.

Difficoltà: semplice escursionistica.

Pranzo al sacco ORE 13,00.

Strada bianca- sentiero e tratto asfaltato su strada secondaria, scarpe comode da trekking.

Per informazioni: Alessio Latini 339.15,61 203 T

ema dell’escursione: itinerario storico ambientale.

Nota: Tutti i partecipanti alle iniziative escursionistiche o sociali contenute nel programma 2015, sono tenuti obbligatoriamente ad avere la tessera associativa della F.I.E. Federazione Italiana Escursionismo rilasciata e valida per l’anno 2015. I titolari della tessera F.I.E. saranno coperti dai rischi individuali e R.C.T. derivanti dalle seguenti attività, svolte secondo i programmi delle Società di appartenenza.

La quota associativa della tessera del Gruppo Escursionistico Colori Organizzato G.E.C.O. della Federazione Italiana Escursionismo – Toscana per l’anno 2015 è di €.20,00 . Per maggiori informazioni consultare le indicazioni in riguardo riportate sul “regolamento di partecipazione” riportate sul calendario escursionistico cartaceo “iscrizione partecipazione”.

Per informazioni www.coopcolori.it. E’ possibile iscriversi alla FIE-GECO all’inizio di ogni escursione. Per informazioni: Alessio Latini 339 1561203 turismonatura@terzosettore.it

La leggenda 

ELSA LA REGINA DELLA VALGRANDE E DELLA MONTAGNOLA
I vecchi, soprattutto le vecchine, da queste parti della Toscana centrale,ancora oggi, negli ultimi casolari abitati della Montagnola e della Valdelsa, discorrono la sera, come si dice da noi, di una regina delle terre della VALGRANDE e del Monte Maggio. Bionda e bella, a sentir loro, dai capelli lunghissimi color del sole e del miele. In primavera portava una veste di seta, con un lungo strascico tipo coda di pavone. Amava molto cavalcare sul suo stupendo cavallo bianco, e quando scorrazzava tra i boschi e le pianure della valle, che in quel tempo si chiamava VALGRANDE della Montagnola,cavalcando da poggio a poggio, pareva suscitasse dietro di sé nuvole di farfalle coloratissime, che la seguivano svolazzando e a tutti sembrava che cavalcasse uno stupendo arcobaleno dai mille colori. Il suo nome antichissimo, ancor oggi gli anziani delle valli di VALGRANDE lo ricordano, si chiamava HELZUIZUNIA’. Antico nome nobile etrusco di donna , ma tutti,tra i nobili e la popolazione, chiamavano la principessa ,ELSA.

Figlia di un conte nobile di stirpe Longobarda e della mitica Contessa AVA MATILDE DE’FRANZESI ZENOVI DEI LOMBARDI signori dei castelli di TIMIGNANO, oggi Castelfiorentino, Catignano, Quececchio, Cafaggio,Poggio Antico, Staggia,Fungaia,Montecarulli, Castelpietraio e di tanti altri sparsi in tutta la valle che andava dalla Montagnola,al Monte Maggio, al Monte Albano, arrivando fino al fiume Arno. Siamo nell’anno 712, e il conte ILDEBRANDO JANFREDI, marito della contessa AVA e padre di ELSA, percepisce il pericolo dei re Franchi che si preparano alla guerra contro i Longobardi. Il conte ILDEBRANDO una sera, durante una cena al castello,alla quale partecipano tutti i suoi cavalieri, rivela alla moglie AVA , e ai nobili della Corte, la decisione di “mandare la figlia in sposa” al figlio del re Longobardo LIUPRANDO, che aveva la sua reggia nella città di Pavia. Questo matrimonio d’interesse avrebbe portato, alla famiglia DE’ FRANZESI del conte ILDEBRANDO una nuova importante alleanza tra i nobili Longobardi di tutte le Corti del nord e del centro Italia, per salvaguardare i loro territori,minacciati dai Franchi di CARLO MAGNO che si preparavano con le truppe armate ad entrare in Italia, tramite il passo del Gran San Bernardo.

Venne cosi informata la principessa ELSA della decisione, e fu fissato nel mese di ottobre il viaggio per raggiungere il re LIUPRANDO alla corte di Pavia e, qui sposare il figlio del re. Tutte le amiche di ELSA, che vivevano alla corte nel castello di TIMIGNANO, si strinsero intorno a lei, per confortarla della decisione presa contro la sua volontà. Si sapeva che il figlio del re era un uomo cattivo e violento.

Si racconta che la principessa ELSA, aveva sette ancelle, da sempre sue grandi e fidate amiche, che con lei avevano condiviso tutta la loro gioventù e che ora soffrivano come lei della decisione presa dal padre il conte ILDEBRANDO di farla sposare ad un uomo che non amava. Questa scelta l’avrebbe condotta lontana dalle amiche, dalla madre e dalla sua terra. Alcune di queste ancelle erano figlie di famiglie nobili dei dintorni. Si sa che molte delle figlie delle famiglie nobili Longobarde finivano o in convento o ancelle di famiglie di rango superiore. I nonni e le nonne della valle, raccontano ancora oggi, che queste sette ancelle amiche di ELSA avevano ognuna delle facoltà particolari che a pochi era dato avere. ELSA stessa, dicevano, aveva delle doti speciali, sempre rivolte ad aiutare la gente dei suoi territori, i viandanti e pellegrini che transitavano nei territori del padre per poi proseguire per la città di Roma.

Una delle ancelle, di nome FIRMINA, era appassionata di musica e suoni. Ascoltava il vento leggero, il vento forte e la tempesta, i trilli degli uccelli, il canto dell’usignolo, e da questi suoni ne ricavava dei vocalizzi meravigliosi. Tutti nella valle di VALGRANDE ascoltavano questo canto che era sempre di buon auspicio per un buon matrimonio che sarebbe stato lungo e felice, con tanti figli,tutti forti e sani, e con grandi raccolti di grano. Quindi tutti speravano sempre di sentire il canto melodioso di FIRMINA.
L’ancella ARANDA era quella che aveva facoltà di predire il futuro. La piaceva dormire, e al risveglio poi, raccontava ciò che aveva sognato. Cose davvero fantastiche per quei tempi. Raccontava che tutti avrebbero vissuto in pace senza più farsi la guerra, diceva che tutti avrebbero avuta una vita dignitosa e i bambini sarebbero stati tutti felici. Diceva che nel sogno vedeva città unite da una lunga strada vivere in pace e scambiarsi le loro ricchezze per aiutare la gente povera delle campagne.

OLETTA era un’ancella tranquilla e riflessiva,stava spesso dentro il castello con la principessa ELSA, e pensava che sarebbe stata una brava moglie, se avesse trovato un cavaliere adatto a lei. Non c’erano cose che OLETTA non sapesse fare. Sapeva fare la tela sul telaio con disegni bellissimi, il filo era coloratissimo e l’effetto dei colori stupendo. Bolliva i fili di canapa e di lino con petali di fiori, con foglie, con le terre rosse, arancio e verdi. Cominciò ad inventare con fili colorati, arazzi, coperte, lenzuola, tende e tappeti stupendi.

L’ancella LUCILLA, era una sognatrice. Si racconta che passava tante ore della notte a guardare le stelle dalla torre del castello. Una sera si accorse che le stelle nel cielo formavano vari disegni, che variavano con il passare delle stagioni. Senza paura, di notte, usciva dal castello e si recava fino alla vetta del Monte Maggio perché da lì il cielo si vedeva benissimo. Cominciò così ad appassionarsi sempre di più e iniziò a disegnare con dei carboni su dei fogli di pergamena ciò che la notte vedeva nel cielo. Ella stupì tutti al castello, poiché descrisse e riuscì così bene a rappresentare tutte le costellazioni alle quali dette anche un nome, che molti studiosi si recavano da lei. Spiegò che anche il Sole è una stella, quella più vicina, che rende la vita possibile sulla terra, ci scalda, ci rallegra e non costa niente.

ARANIA aveva un debole per le bambole, che allora si chiamavano “pope” ed erano fatte di stoffa, di legno o di pannocchie. Arania era brava a costruirle e quando trovava qualche pezzetto di stoffa o di cencio si metteva subito all’opera a creare nuove bambole per le bambine. Quando i bambini dei dintorni del castello piangevano facendo una bizza o perché si sentivano male, l’ancella Arania, gli portava una delle sue bambole ed il bambino si calmava subito e spesso si addormentava. In tutta la valle si diceva che le “pope”, avevano anche il potere di migliorare o guarire le condizioni dei bambini.

NINA era l’ancella nata nel grande castello che oggi si chiama PERNINA, proprio perché a lei era stato dato da ELSA. Era alta, di corporatura snella, agile e veloce nel passo ma soprattutto nella corsa. Abituata a camminare nei terreni scoscesi, nelle vallate, nelle colline e nei boschi fitti, correva benissimo, e si trovava bene ovunque. Si dice,che da giovanetta aveva fatto anche a corsa con i caprioli che incontrava nei boschi, conosceva le tane delle volpi,degli istrici ed i rifugi degli scoiattoli. Si arrampicava sulle piante con grande facilità e si sentiva sempre libera e felice. Elsa non costringeva a stare sempre al castello, ma la lasciava molto libera. Nina raccontava degli animali del bosco, diceva di aver incontrato un cervo dalle corna d’oro, di aver visto i folletti e gli gnomi del bosco, di aver trovato una fontana con l’acqua magica.

ARELLA si racconta che fosse la più piccola delle ancelle di ELSA. Lei era appassionata ed esperta di piante e fiori. Conosceva ogni tipo di albero,di arbusto, di piantina, di erba o fiore esistente in tutta la valle. Ogni volta che scopriva qualcosa, gridava di gioia e correva a raccontare la sua scoperta a tutta la gente. Intorno al castello aveva fatto un giardino con tutte le piante che aveva raccolto andando in giro con una vecchia cesta dove metteva tutto quello che raccoglieva. Un giorno passò vicino ad un vecchio muro a secco, si narra che vide tante piccole roselline tutte di color verde, senza gambo, che stavano tra le fessure delle pietre del muro. Era ottobre e Arella penso che con l’arrivo del freddo inverso sarebbero tutte morte. Passò l’inverno, e Arella ripassò di lì in marzo e tutte le roselline erano tutte sane e vispe. Tornò a giugno e pensò che senza acqua durante tutta l’estate sarebbe ro purtroppo seccate. Ma loro, le roselline erano sempre lì. A settembre tornò a vedere e si accorse che non solo erano vive, ma erano anche cresciute. Allora Arella le raccolse e le dette un nome, le chiamò “semprevivo”.

Una sera di autunno, racconta la leggenda, capitò nei paraggi di TIMIGNANO ,oggi chiamato Castelfiorentino, un forestiero a cavallo. Tirava un vento forte che gli portava via la barba dalla faccia, una barba nera e folta da eremita. Il forestiero si racchiudeva sempre più nel suo mantello, come un riccio, per riparasi dal vento di tramontana che sferzava la valle. Si capiva che veniva da lontano e che avrebbe proseguito il suo lungo viaggio portandolo lontano,chissà dove, e al momento cercava solo un alloggio per se e per il bel cavallo nero che lo accompagnava. Si fermò alla Locanda del SOLE, in via del Sole, nella parte alta del borgo, dove nella taverna trovò un giaciglio in una stanza all’interno e una capanna per il cavallo sul retro della casa. All’interno della taverna, nessuno degli altri avventori sembrò accorgersi del forestiero il quale aprì il mantello e lasciò vedere le sue vesti preziose di nobile cavaliere. Era il cavaliere ADELCHI di dinastia carolingia ed era sceso dalle montagne della Val di Susa per raggiungere l’abbazia di SANT’ANTIMO, e per questo inviato dall’imperatore CARLO MAGNO re dei Franchi, per provvedere alla manutenzione della strada del MONTE LONGOBARDORUM che attraversa la Tuscia Longobarda raggiungendo Roma, strada pericolosa indicata da tutti i viandanti come Callemala, cioè “ strada cattiva” poi chiamata Via Francigena o Francesca.
La principessa Elsa, dal castello dei genitori, situato nella parte alta del borgo di TIMIGNANO, lo intravide dalla finestra e,prima della figura del cavaliere ADELCHI, notò il bellissimo cavallo che lo accompagnava, uno stupendo cavallo normanno nero. Intravide l’uomo che con nobile portamento scendendo dal cavallo, prima di tutto prese le sue cure riparandolo nella stalla della taverna e procurandogli del fieno e un giaciglio. La principessa AVA vide il bel volto del cavaliere che voltandosi notò la bella principessa.
Il giorno dopo al mattino, uscita con le sue ancelle dal castello, la principessa AVA incontrò sulla piazza il cavaliere ADELCHI, che avvicinatosi rimase subito innamorato della bella AVA. I due parlarono a lungo e,il cavaliere rivelò la sua missione e il motivo del viaggio incaricato dal re dei Franchi dei quali anche lui ne era un nobile. Ma per la principessa innamorata non era un nemico, era il suo amore,l’amore da sempre sognato, il suo fidanzato nascosto. Si videro molte volte, sempre di nascosto. Ma una sera l’oste, dell’osteria del Sole, dove alloggiava il cavaliere ADELCHI ,scoprì il segreto del cavaliere notando le insegne dei nobili Franchi sulle vesti e sullo scudo. Per avere una ricompensa in soldi andò al castello e raccontò tutto al conte ILDEBRANDO, padre di AVA. Raccontò che i due si incontravano come fidanzati in modo segreto, e che il cavaliere aveva espresso il desiderio di partire con la giovane ELSA per le terre del nord Europa dove erano i castelli dei Franchi. Il piano era quasi pronto. Il conte ILDEBRANDO pagò l’oste per questa notizia con tante monete in oro, ma volle che, venisse versato un potentissimo veleno mortale nella fiasca dell’acqua del cavaliere, che avrebbe bevuto durante la notte. E cosi l’oste fece. Al mattino il cavaliere ADELCHI, che aveva sorseggiato l’acqua durante la notte, era morto. La tremenda notizia arrivo anche all’interno del castello. Le ancelle amiche di ELSA portarono la notizia alla principessa, che dal dolore svenne. Il dolore fu immenso e straziante per l’innamorata ELSA.

Passarono mesi ma ELSA non si dava pace di questa morte improvvisa, avvenuta prima della loro fuga d’amore. Un giorno però le sue amiche vennero a conoscenza dell’inganno che aveva portato alla morte il giovane cavaliere. Alcuni loro amici entrando nell’osteria del Sole sentirono il malvagio oste, in stato di ubriachezza dal vino che aveva bevuto, raccontare la verità sulla morte del cavaliere ADELCHI, fatto avvelenare dal padre di ELSA, per così distruggere il loro sogno d’ amore, sogno di vivere insieme e in pace nelle terre dei Franchi.

Venuta a conoscenza del fatto riferitogli dalle amiche ancelle, ELSA chiese al padre, il conte ILDEBRANDO, se tutto questo era vero, quindi il cavaliere non era partito in segreto, ma era stato avvelenato e il suo corpo nascosto nei boschi della Montagnola. Il conte, ormai scoperto, confermò il piano che aveva escogitato per non far sposare ELSA al cavaliere dei Franchi, loro acerrimi nemici. Ordinò che tre giorni dopo ELSA fosse accompagnata al nord Italia, a Pavia, dove sarebbe andata in sposa al figlio del re Longobardo. ELSA sconvolta dal dolore e dalla certezza che la morte del fidanzato era opera del padre, che fra qualche giorno l’avrebbe inviata in sposa ad un uomo che non conosceva e non amava.

Chiamò le amiche ancelle e preparò la sua fuga dal castello. NINA usci di notte dal castello e andò alla stalla a prendere il cavallo che era stato del cavaliere ADELCHI. ARELLA confezionò una bellissima corona di fiori per la testa di ELSA. ARANIA donò una bambola porta fortuna,LUCILLA indicò la giusta strada per la fuga guardando le stelle,OLETTA donò a ELSA una stupenda coperta da lei ricamata per ripararsi dal freddo.

Al mattino seguente, ELSA abbraccio le amiche e uscita da una porta segreta del castello, saltò sul cavallo che l’attendeva e, nella prima luce del mattino partì in direzione della vetta della Montagnola. Aveva deciso che avrebbe vissuto lassù, come una eremita, costruendo una piccola capanna o vivendo in una grotta nelle vicinanze di Molli. Avrebbe vissuto cosi, nel ricordo dell’amore perso con l’inganno escogitato dal padre. Nessuno l’avrebbe più vista. E così fù. Passarono alcuni anni e, dalla Montagnola iniziarono a scendere le acque di un piccolo ruscello. Nessuno aveva mai notato una sorgente sulla montagna. Scendeva dalla direzione di Molli ed era poco più grande di un rio. L’acqua prese forza e iniziò a scendere velocemente attraversando tutta la VALGRANDE incontrando dopo circa 75 chilometri un altro grande fiume che nasce dalle montagne del Mugello, l’ARNO. Tutti gli abitanti si meravigliarono di questa sorgente misteriosa, che all’improvviso scendeva dalla vetta della Montagnola, sembrava che la montagna piangesse.

Le amiche di ELSA, capirono subito che questa strana acqua, altro non erano che le lacrime che la principessa versava durante tutto il giorno al ricordo del suo amore perso per sempre. E tutte le volte che ricordava i bei momenti passati con il fidanzato ADELCHI, il pianto si faceva più consistente e le lacrime erano talmente tante che scivolavano sul terreno bagnandolo come un ruscello. Tutti riconobbero in questo pianto che scendeva dalla montagna il dolore della principessa ELSA, e vollero che il fiume di lacrime da lei generato portasse per sempre il suo bellissimo e antico nome, ELSA.
Ancora oggi, quando la bella principessa Longobarda ELSA, piange a dirotto al ricordo del suo amore perduto, il “suo” fiume ELSA che nasce dalle sue lacrime si ingrossa, e le lacrime scendendo dalla montagna diventano acque impetuose che attraversano tutta la valle, oggi chiamata da tutti VALDELSA.

Alessio Latini
Castelfiorentino 20 Gennaio 2010
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Fonte: Ufficio Stampa

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