Cultura Pietrasanta
da sabato 7 Dicembre 2024 a domenica 22 Dicembre 2024
Tutti i volti delle Ibridazioni di Barsottelli nel Complesso di Sant’Agostino
Dalle “Donne policromatiche”, realizzate con macchie di colori primari, graffiti o versamenti di colore puro a una serie di figure femminili “ibridate” con strumenti musicali e realizzate con il supporto dell’intelligenza artificiale, passando per le “Donne-Natura” che sono il prodotto di varie interpolazioni, tra le trame dei tessuti naturali di licheni, rocce e muschi. A Pietrasanta ecco le “Ibridazioni” di Dario Barsottelli, artista viareggino che ha inaugurato la sua personale sabato in sala delle Grasce, nel Complesso di Sant’Agostino, alla presenza del sindaco e assessore alla cultura Alberto Stefano Giovannetti.
Un viaggio artistico che intreccia scultura, grafica digitale e fotografia, rivelando l’eccezionale capacità dell’artista viareggino di fondere linguaggi visivi e sonori elaborato un percorso creativo del tutto peculiare, che privilegia la sovrapposizione e l’integrazione di supporti materici, cromatici e di textures con la figura umana. Approdo ultimo di questo “viaggio” sono le “Sassofoniste”, dove la sensualità della donna, con un tocco di garbata ironia, si fonde nelle forme sinuose del sassofono, strumento prediletto dall’autore, dando origine a soluzioni grafiche che il colore bronzeo valorizza, simbolo dell’amore per la musica jazz.
L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 22 dicembre, visitabile con ingresso libero da martedì a venerdì in orario 16-19,30, sabato e domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 20.
Testo critico a cura di Laura Mare
Le “Donne Organiche” sono polimorfe fusioni di figura femminile e natura boschiva di pietre, licheni e muschi, in cui l’artista diventa interprete di una visione di sintesi tra opere naturali e opere create dall’uomo, in particolare dalla storia dell’arte.
In dettaglio, sono presenti in mostra due interpretazioni: una tratta dall ’”Annunciata” di Antonello da Messina e una Madonna della scuola emiliana del cinquecento, trasposte in visioni organiche: dalla pietra alla storia.
Accanto ad esse sono le “Donne policromatiche”, al centro nella mostra, in cui elementi della produzione pittorica degli anni ottanta e novanta dell’artista, con larghe pennellate intrise di colore, diventano campo aperto su cui letteralmente si immergono i corpi, i volti, alcuni dei quali guardano direttamente negli occhi l’osservatore…
Dal giallo emergono due occhi che ci fissano, nei quali ci tuffiamo per riemergere diversi.
La sottile poesia che trapela da questi corpi è un movimento che ci trascina fuori da noi stesssi e fa da specchio: ci specchiamo in questi sguardi, entriamo in contatto con loro e ci lasciamo portare, eredi del fascino di Monna Lisa. Ma anche nella superficie che simula la stesura pittorica, nella stampa su tela, l’equilibrio è tale che niente si può togliere e niente si può aggiungere.
Ed è questo a caratterizzare le tele esposte: ogni minimo dettaglio della composizione è talmente calibrato, spinto fino all’estremo della sua efficacia, che non si potrebbe né aggiungere, né togliere nulla. E tutta questa elaborazione è ottenuta sulla superficie di 25×20 cm del tablet, su cui lavora Barsottelli, mentre la stampa finale è 50×70, e dunque va calcolato l’effetto finale.
Due volti si staccano dagli altri per la loro superficie coperta da scritte: in una, figura femminile a mezzo busto sono brani poetici scritti dall’artista, nell’altra uno spartito assembla la testa del modello (un manichino) per unificare ciò che scomparti di colore separano.
Dal canto loro, le composizioni ibridate tra figura femminile e sassofono fanno crollare la nostra conoscenza della realtà, interferiscono con le nostre cognizioni, ci mettono in crisi, ci sollecitano a vedere un mondo differente, plasmato dai volumi scultorei e tubolari degli strumenti, di cui possiamo individuare i tasti, i meccanismi, le ‘chiavi’… E su quelle forme insiste la luce, una luce a volte calda, a volte metallica, che spesso piove dall’alto, mentre sospende il tradizionale rapporto tra il corpo e lo spazio tridimensionale. Questa volta, infatti, i corpi si muovono in un movimento fluido, incessante, a onda che trasmette l’eco di una danza eterea e carnale nello stesso tempo.
Da dove vengono queste creature non è dato sapere.
Da dove viene il volto di ‘Gorgona’ che appare emergendo dall’ombra? La sua natura è divina o umana? chiederebbe un greco antico.
E così compaiono anche un idolo bianco simile alla regina dei ghiacci, che ci trasporta in un’altra dimensione, oppure la sensuale maschera africana con il capo coperto di un casco di piume simili al velluto. E anche queste sono creature di un ‘altrove’.
Ma questi effetti non sono ottenuti da una fotografia, bensì dalla stratificazione di tante immagini pittoriche, grafiche, fotografiche, ed anche scultoree che l’autore ha scelto e collaudato sperimentalmente, testando ogni centimetro, ogni angolo, ogni ombra e ogni effetto di luce, lavorando con gli strumenti dell’arte digitale.
E se è possibile rinvenire echi della statuaria greca, pur nell’ambito della passione per il fumetto, oltre a tessuti pittorici debitori dell’eredità dell’Informale, si evidenziano nuove esperienze che trovano la loro risultante nell’utilizzo controllato dell’ Intelligenza Artificiale.
L’utilizzo sistematico delle tecniche digitali accanto alle tecniche tradizionali, porta l’artista a padroneggiare totalmente il mondo ‘artificiale’dei software. Stratificare e modificare, lavorare per aggiunta e soprattutto, direttamente sul file, per sottrazione porta la tecnica attuale a rovesciare quella tradizionale: si lavora più per sottrazione che per addizione.
È un passaggio fondamentale per comprendere il lavoro di Dario Barsottelli, nel quale i passaggi tecnici sono importantissimi per arrivare ad un risultato finale ipercontrollato, in cui niente è lasciato al caso.
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