Cultura Empoli

mercoledì 11 Giugno 2014

Scrivere che passione, incontro al “San Giuseppe” con Stefano Braccini, Elide Ceragioli e Raulo Rettori

Domani (mercoledì 11 giugno) torna l’appuntamento con “INCONTRIamoci in PIAZZETTA”, l’iniziativa culturale e di intrattenimento promossa dall’Asl 11 e rivolta a tutti i degenti e visitatori dell’ospedale “San Giuseppe” e a tutti i cittadini interessati.

A partire dalle ore 16.30, nella Piazzetta degli Artisti dell’ospedale di Empoli (primo piano del blocco C, ascensore numero 7), gli scrittori Stefano Braccini, direttore unità operativa semplice ostetricia e ginecologia ambulatoriale; Elide Ceragioli, neuropsichiatra infantile, e Raulo Rettori, medico ortopedico dell’Asl 11 in pensione, presenteranno i loro ultimi impegni letterari nell’ambito dell’incontro “Scrivere che passione…”.

L’incontro sarà arricchito anche dal contributo del giovane musicista Stefano Atzori, che accompagnerà le presentazioni con intermezzi musicali, e dell’attrice Loredana D’Ermiliis, assistente sociale dell’Asl 11, che interpreterà alcuni brani tratti dalle opere dei tre scrittori.

A condurre questo appuntamento, che si preannuncia ricco di piacevoli momenti di intrattenimento, sarà il dottor Giuseppe Lombardo, direttore dell’unità operativa complessa medicina generale dell’Asl 11 e appassionato cultore del genere letterario, per un evento di spessore, quasi del tutto “fatto in casa”.

 

Stefano Braccini è nato e vive a Firenze. È medico ginecologo all’ospedale “San Giuseppe” di Empoli oltre che professore a contratto del corso di laurea in Ostetricia dell’Università di Firenze. Collezionista di libri antichi, appassionato lettore di romanzi storici e conoscitore della storia di Firenze, in particolare durante il periodo dei Lorena, nel 2012 esordisce nella narrativa, con La levatrice (Sarnus), con cui si classifica finalista al Premio Scrittore Toscano dell’Anno 2012, selezione lettori. Nel romanzo La levatrice la studentessa Chiara ritrova un manuale del 1819 appartenuto alla giovane allieva ostetrica Enrichetta Manetti, coinvolta suo malgrado nella sparizione di un bambino e nel suo ritrovamento. Chiara, a partire dagli appunti di Enrichetta contenenti una misteriosa frase scritta in hindi, inizia così un’indagine su intrighi e misfatti accaduti a Firenze nell’Ottocento. La vicenda è l’occasione per un affondo nella società toscana dell’epoca di cui si ricostruiscono le smanie cittadine ma anche il clima illuminato di un regime, quello granducale, che non soppresse del tutto le novità bonapartiste e intraprese un tenace lavoro di alfabetizzazione nelle campagne, a cominciare proprio dal mestiere delle levatrici allora troppo spesso affidato a improvvisate mammane. La storia, che tocca ambienti accuratamente ricostruiti tra cui il brefotrofio dell’Istituto degl’Innocenti con la nuova scuola per ostetriche, si dipana in dodici capitoli e un epilogo, in un serrato parallelo tra presente e passato ricco di colpi di scena che terranno il lettore incollato fino all’ultima pagina.

 

Elide Ceragioli, nata a Massa, vive dalla metà degli anni ‘80 in una frazione del comune di Campi Bisenzio alle porte di Firenze. È medico ed esercita con passione la professione di neuropsichiatra-infantile in ambito ospedaliero. Occupa il tempo libero in attività di volontariato insieme al marito con cui condivide anche la responsabilità del “Centro Diocesano di Pastorale Familiare” dell’Arcidiocesi di Firenze. La sua prima uscita in libreria risale agli anni ‘70 con Cristiana a modo mio, Edizioni Gribaudi. Nel gennaio 2011 esce il suo primo romanzo La libertà delle foglie morte e ad aprile 2012 la raccolta di racconti I colori dell’albero e altri racconti pubblicati da La Riflessione-Davide Zedda Editore. Novembre 2013 vede la pubblicazione di Il falco e il falcone edito da Albastros-Il Filo. Quando e come lo “zero” assunse la dignità di numero? Come e da chi la “Santa Casa di Nazareth” fu trasportata e ricostruita a Loreto? Per quali strade il “Velo della Veronica” giunse a Roma, prima di essere poi portato a Manoppello? Che fine ha fatto l’oro che i Templari hanno salvato dalla caduta di Acri? Quale fu l’occasione che indusse Celestino V ad istituire la “Perdonanza”? Chi o che cosa scatenò la distruzione di Lucera? La risposta a queste domande è parte integrante della vita di Ruggero Da Flor, qui reinterpretata alla luce delle sintetiche e scarse notizie storiche fornite da Mario Veronesi. La narrazione, ambientata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo in Germania, Italia, Terrasanta e bacino del Mediterraneo, ed incentrata sulle origini, la vita e le avventure di Ruggero Da Flor, offre  un ampio, variegato e colorito affresco dei costumi, della società, della vita dei popoli del bacino mediterraneo e dei potenti dell’epoca. Avendo come fulcro la battaglia di Tagliacozzo in cui muore il falconiere di Corradino di Svevia, padre di Ruggero, il racconto parte dall’infanzia del protagonista. L’ambientazione e la descrizione delle origini e di alcuni personaggi chiave della vicenda sono occasione per fare la conoscenza degli avi della famiglia Blum, per entrare alla corte di Federico II a Castel del Monte ed incontrare le migliori menti del tempo. La tragica vedovanza della madre, costretta a rifugiarsi nelle vicinanze del porto Brindisi, e le vicende che ne conseguono, permettono a Ruggero ed al lettore di prendere contatto con il mare e con l’ambiente templare. E proprio dell’«Ordine del Tempio» il protagonista diventa membro attivo, vivace, a volte scomodo, ma sempre in evidenza. Dopo aver cambiato, latinizzandolo, il suo cognome da Von Blum in Da Flor, Ruggero condivide, a volte da spettatore, più spesso da protagonista e poi da vittima, le vicissitudini dei Templari tra Italia e Terrasanta. La narrazione accompagna il lettore a rivivere le avventure marinaresche e le sventure di Ruggero, capitano del “Falcone” e poi capitano di ventura e pirata, sempre in diretto coinvolgimento con i più salienti eventi storici dell’epoca ed i loro protagonisti. La morte di Ruggero, pugnalato alle spalle a 37 anni (1305), interrompe il racconto, che termina con un messaggio di speranza e di salvezza.

 

Raulo Rettori, classe 1948, è un medico chirurgo specializzato in Ortopedia in pensione dal 2012, che ha svolto tutta la sua attività professionale nell’Asl 11. Lasciata la carriera medica, si è dedicato all’altra sua grande passione, la scrittura, creando la sua prima opera Racconti dispersi (Ibiskos-Ulivieri). Nel libro l’autore ci presenta venticinque racconti, alcuni frutto della sua fantasia, altri, i più, ricavati da ricordi ed esperienze di vita personali e non. Sono racconti che non hanno un filo conduttore, né una uniformità logica, neppure un preciso ordine temporale e tanto meno una tematica prestabilita. Memorie catturate alla rinfusa con una rete nel grande mare della vita e riportate alla luce, così come pescate, senza sovrastrutture, infingimenti o artifici letterari. Ognuno di essi, al suo imbattersi, non ce ne fa immaginare il contenuto e risulta sempre una costante sorpresa. L’autore, con mano leggera e una vena di ironia, senza tralasciare un intento morale, riesce a sorprendere e a far rivivere sensazioni e sentimenti momentaneamente sopiti, sotto la cenere di un fuoco ancora non estinto, ma che continua ad irradiare il suo calore. La mano non può che essere lieve e gentile nel tenere in pugno la penna, come si addice a un chirurgo, che ha da poco lasciato il bisturi e che della mano aveva fatto un suo motivo di vita.

Fonte: AUSL 11 Empoli

Eventi simili