Teatro Firenzuola

da sabato 16 Settembre 2023 a domenica 17 Settembre 2023

Salomè spettacolo teatrale di underweARTheatre presso il Cimitero Germanico della Futa

Sabato 16 e domenica 17 settembre presso il Cimitero Germanico della Futa, nel comune di Firenzuola (FI) underweARTheatre presenta lo spettacolo teatrale:

SALOMÈ

liberamente tratto dal testo di Oscar Wilde

REGIA E DRAMMATURGIA
FILIPPO FRITTELLI

con

LUDOVICA RIO
DANIELA TAMBORINO
FILIPPO FRITTELLI
MARCO MALEVOLTI
GIORGIA STORNANTI
CRISTIANA LA FAUCI

Musica dal Vivo
Arpa – Annamaria De Vito
Canto Lirico – Stefania Renieri

UnderweARTheatre nell’ambito del progetto “Teatro dell’Altrove” , dedito a portare il teatro fuori dai luoghi deputati.

Il progetto nella sua idea originaria nasce dal desiderio di “atterrare” in territori poco conosciuti, esplorarne il paesaggio naturale e umano, le tradizioni, le tracce della storia, attraverso un linguaggio artistico che si colloca fuori dal consueto luogo deputato, in un altrove. L’obiettivo è quello di indirizzare i partecipanti a guardare in modo inconsueto se stessi e la loro relazione con l’ambiente diverso che andranno visitando ed abitando. Dal punto di vista coreografico, si vuole tradurre questo intento, mantenendo la forza espressiva di queste alterità, nel linguaggio del teatro.

ll “teatro dell’altrove” è un metodo di popolamento artistico-performativo di spazi architettonici, urbani, paesaggistici. Nasce dalla convinzione che il teatro, nella sua concezione ritualistica e sacrale, che lo guida fin dai tempi più antichi (i riti dionisiaci grechi come riferimento) sia la forma più appassionante e coinvolgente per il ritrovo di una collettività in un luogo.

Al Cimitero Germanico della Futa, nel comune di Firenzuola, con una messinscena che alla magia dei luoghi abbina la musica dal vivo, il canto e la recitazione si vuole catapultare il pubblico nelle vicende della mitica principessa Salomè ai tempi di Gesù. Si narrerà del re Erode, del suo matrimonio incestuoso con la perfida Erodiade e di sua figlia Salomè, la più bella fra le donne dell’antichità che “perderà la testa” per un uomo, un profeta, l’annunciatore del messia, Giovanni il Battista….

Il profeta di una nuova religione è prigioniero nella cisterna del palazzo, ma le sue grida giungono fino al banchetto che il tetrarca Erode sta consumando con la sua corte. La principessa Salomè seduce il capitano delle guardie per vederlo e se ne innamora, ma respinta, danzerà per Erode affinché le porga la testa del profeta Giovanni il Battista su un piatto d’argento.

Dov’è ancora aperta la ferita dei caduti per la propria fede, dove la pietra incontra la natura, in quel confine tra morte e vita che unisce gli opposti del bene e del male si porteranno i personaggi descritti da Wilde, per un’opera umanamente ardita e contraddittoria, in un lungo canto alle passioni.

Sulla vicenda biblica, ambientata all’alba del cristianesimo, e sul culto del corpo come incarnazione di Dio, Oscar Wilde guarda alla vicenda di Salomè per dipingere in maniera magistrale il dramma umano dell’amore nella sua tragica impossibilità di trasfigurazione, l’amore che non può essere vissuto nella sua pienezza che nella conoscenza e perdita dell’oggetto amato, in quel mistero che, preludio della morte, è unico e irripetibile, perfino più grande del mistero della morte stessa. Con questa premessa abbiamo rappresentato la splendida prosa dello scrittore inglese dando vita ad una messa in scena festosa, ardita e contraddittoria per un lungo canto alle passioni umane e alle conseguenze dell’apparire delle cose, dello sguardo su di esse, alle conseguenze dei pensieri e delle azioni umane.

É una prerogativa dei grandi testi della letteratura universale con il loro selciato drammaturgico lasciare accesso a interpretazioni anche molto diverse, essere guardati e amati in modo perfino contradditorio. Anche nella Salomè, stante la perfetta descrizione del potere della passione, del cinismo della seduzione e dell’immutabilità della morale, tutte le volte che la rileggiamo, vi scorgiamo aspetti nuovi, sfumature inaspettate, visioni inedite come un rammarico di un’estasi incompiuta e sfuggevole che ci riempie e ci lascia assetati. La maestria di Wilde è quella di far coesistere i personaggi con l’assenza del loro amore, Erode per Salomé, Salomé per Giovanni, Giovanni per Colui che Verrà, in una sorta di gioco di specchi dentro ad un’attesa messianica ma funesta, un’attesa che svuota la storia della sua stessa necessità, ed i personaggi della loro stessa memoria. Essi ci appaiono quasi senza epifania, dirottati soltanto dalla forza dei loro desideri che generano il cortocircuito di uno sguardo sullo sguardo, di un guardare la direzione del guardare e di un osservare l’apparire delle cose in forme e colori che trasporta verso una nostra interpretazione più intima, o quantomeno più interiore. É il personaggio stesso che al principio si rivolge allo spettatore, in cerca, forse, di un conforto, nell’intento di voler giustificare il suo destino, attraverso il racconto segreto della sua vicenda personale, consegnando subito una manifestazione del suo essere. La storia invece di essere narrata, appare confessata dai protagonisti, in una memoria del sé che crea un piano parallelo fra tempo del ricordo e tempo della narrazione, ponendo le premesse per estendere il perimetro interpretativo ed aprire spiragli in cui cucire elementi di contemporaneità, addivenendo ad una vicenda teatrale in cui il sapore mitologico viene rivissuto nell’oggi, con curiosità e stupore.

F.Frittelli

Matteo 14, 1-12
«In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: “Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui”.
Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: “Non ti è lecito tenerla!”.
Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: “Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista”.
Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù».

Info e prenotazioni
underweartheatre@gmail.com
Tel. 3482502920

Ingresso 10 euro

UnderweARTheatre
Firenze

Salomè

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