Cultura Pisa

da giovedì 21 Dicembre 2023 a domenica 7 Gennaio 2024

Pisa, il quartiere di Porta a Mare rinasce con i colori delle opere di grandi artisti internazionali

Un’esplosione di colori che ridisegna il volto di scuole, edifici pubblici e privati della città. A Pisa l’arte urbana torna protagonista attraverso le opere degli street artist Aris, Etnik e Zed1, che arricchiranno il quartiere di Porta a Mare dipingendo una serie di murales dedicati alla storia e alle tradizioni della città della torre pendente, per cementare la nuova identità di quest’area come museo a cielo aperto.

In particolare Aris modificherà un suo murales realizzato nel 2018 sul muro perimetrale delle scuole Beltrami, espandendola su tutta la superficie. L’opera, a metà strada fra l’astratto e il figurativo, verrà realizzata coinvolgendo i ragazzi dell’Associazione Italiana Persone Down sez. Pisa, nell’ambito del progetto “Meraki”. La “tela” di Etnik sarà invece il deposito della polizia idraulica, sulla via Aurelia, dove già campeggiano due opere di “Moneyless” e “Alberonero” dedicate al palio remiero di San Ranieri. Qui lo street artist realizzerà un collage ispirato alle architetture della città di Pisa in “coabitazione” con Zed1, che su tre finestre della stessa parete dipingerà un’opera ispirata al tradizionale “Gioco del ponte”, che si tiene ogni anno l’ultimo sabato di giugno sul Ponte di Mezzo.

Sempre Zed1 arricchirà infine un’abitazione nel quartiere di Porta a Mare, realizzando l’opera “I sogni di Pisa”, raffigurante una donna con un grande cuore dal quale nascono delle rose. Gli artisti sono già all’opera e i murales saranno completati entro venerdì 22 dicembre, con i cittadini invitati a seguire l’avanzamento dei lavori in una sorta di “work in progress” dal sapore artistico.
L’iniziativa si svolge nell’ambito del Festival della Strada, manifestazione artistica curata da Gian Guido Grassi e promossa da Fondazione Palazzo Blu e Fondazione Pisa, con il contributo del Comune di Pisa e del Consiglio della Regione Toscana. Partner tecnici “Renato Lupetti” e “Caparol Center”.

“Il progetto Start Attitude Festival della Strada – commenta l’assessore alla cultura del Comune di Pisa Filippo Bedini – è un’iniziativa importante per la città perché si configura come un evento di riferimento nel settore dell’arte di strada, con l’ambizioso obiettivo di arrivare a collocare Pisa tra le capitali europee della street art. Il progetto è entrato nel vivo in queste settimane, con la realizzazione di nuove opere nel quartiere di Porta a Mare, portando questa forma d’arte immediata e popolare ad arricchire e a cambiare volto ad un quartiere importante della nostra città. Ringrazio gli artisti, e in particolare in questi giorni Zed One, che nei mesi scorsi si è dimostrato interessato ad approfondire, per il lavoro che sta realizzando, elementi di storia e tradizioni pisane”.

“Con queste opere firmate da street artist di fama internazionale stiamo portando avanti un percorso iniziato nel 2017 nel quartiere di Porta a Mare, avviando la rigenerazione di un’area ricca di storia della città, una zona fortemente tradizionale, il volto marinaresco di Pisa”, aggiunge il curatore Gian Guido Grassi.

Sempre nell’ambito del Festival della Strada proseguono fino al 7 gennaio 2024 le mostre a Palazzo Blu e alla Chiesa della Spina, “case” delle opere di Eduardo Kobra, Gonzalo Borondo, 108, Moneyless, Etnik, Zed1, Aris, Gio Pistone e Massimo Sospetto.

Nella Sala della Biblioteca di Palazzo Blu, in dialogo con le Avanguardie, al centro del percorso principale, Eduardo Kobra ha creato una contemporanea Scuola di Atene, attingendo dai ritratti degli Avanguardisti, mentre nella Dimora nobiliare del palazzo è esposta la collettiva di 108, Moneyless, Etnik, Zed1, Aris, Gio Pistone, Massimo Sospetto i quali rileggono lo stile Bauhaus attraverso le loro opere.

In parallelo, sempre sul Lungarno Gambacorti, nella Chiesa della Spina è possibile ammirare l’installazione “Non Plus Ultra”, di Gonzalo Borondo, artista spagnolo classe 1989 che dal 2007 interviene nello spazio pubblico sviluppando un linguaggio originale, in connessione con il luogo d’azione e la percezione fisica e simbolica degli spazi. L’installazione pisana, anche in questo caso visibile fino al 7 gennaio, si ricollega alla spiritualità della Chiesa, innescando una riflessione esistenzialista più che religiosa attraverso 35 lastre di vetro stampate, ciascuna delle quali ospita due immagini grafico pittoriche: una colonna e una figura di spalle con le braccia distese, che rimanda all’iconografia della crocifissione. Un labirinto trasparente di segni e simboli per riflettere sul concetto di limite, sulla sua negazione, sul bisogno sacro dell’uomo di varcare la soglia del conosciuto e della logica, di superarsi e proiettarsi all’infinito.
Orari: lun-ven ore 10 – 19 (ultimo ingresso ore 18); sab – dom (e festivi) ore 10 – 20 (ultimo ingresso ore 19)
Biglietti: intero 5 euro; ridotto 3 euro
Per maggiori informazioni palazzoblu.it

L’associazione stART – Open your eyes è nata nel giugno 2017 e coinvolge un team di giovani creativi under 35 con competenze complementari (fotografo, videomaker, ufficio stampa e social media marketing, assistenti); ha all’attivo importanti rassegne internazionali, festival, mostre e pubblicazioni. Il curatore è Gian Guido Maria Grassi, nato a Lucca nel 1988.
Gian Guido Grassi (1988) è un curatore di arte contemporanea. Eredita questa passione in famiglia e nel 2017 fonda stART – Open your eyes con cui realizza progetti artistici, specializzandosi in street art e rigenerazione urbana. Dirige festival, cura e organizza mostre in spazi istituzionali e privati, scrive articoli, pubblica volumi e collabora con e artisti italiani e stranieri come il russo Alexey Morosov e l’uruguaiano Pablo Atchugarry. Tra le mostre più importanti ATTITUDE /Graffiti Writing, Street art, Neo muralismo” presso Palazzo Blu di Pisa, PABLO ATCHUGARRY/ Il risveglio della natura esposizione diffusa nel centro storico di Lucca.

BIO DEGLI ARTISTI

KOBRA. Edoardo Kobra, nato a San Paolo nel 1976, è un gigante dei murales e l’alfiere della neoavanguardia paulista: combinazioni di tecniche diverse come la pittura coi pennelli, l’aerografo e gli spray, rendono le sue opere maestose e fuori da ogni schema; il suo talento emerge tra i dedali della città nel 1987 e negli anni ‘90 fonda lo Studio Kobra, unione delle sue molteplici anime tra design, arte sperimentale e iperrealismo. Topic dei suoi lavori sono le tematiche sociali (come l’inquinamento, il riscaldamento globale, la deforestazione e la guerra) ma anche ritratti di personaggi illustri e scene di tempi ormai trascorsi per far rivivere il ricordo di molte metropoli del passato, ormai mutate dalle trasformazioni architettoniche e sociali contemporanee, creando un legame indissolubile tra il presente incontrastato e la memoria storica. Monumentale, creativo e caleidoscopico, ogni sua opera è un vorticare su di una giostra: nei suoi murales giganteschi (tra cui quello più grande al mondo realizzato per le Olimpiadi di Rio de Janeiro di oltre 3000 mq di superficie) il sapore vintage e il clima vagamente nostalgico unito a un arcobaleno cromatico a lui proprio, crea un cortocircuito visivo che trascina lo spettatore in una narrazione romantica e divertente. Kobra è riconosciuto come un maestro della Street art mondiale e le sue opere pubbliche sono sparse per tutti i continenti. Ha dipinto in Toscana a Carrara dove ha realizzato un tributo a Michelangelo, permettendo al David di tornate alle sue origini: le cave di marmo da cui il grande Maestro del rinascimento prese i blocchi di marmo da uscì uno dei capolavori dell’umanità. La Lonely Planet ha posto questo murale come copertina della propria guida della Toscana.

BORONDO. Gonzalo Borondo nasce a Valladolid (ES) nel 1989. Dal 2007 interviene nello spazio pubblico, sviluppando un linguaggio pittorico e installativo originale, in connessione al luogo di azione. Le sue opere nascono dal dialogo con il contesto in cui si trova ad operare, dall’incontro con le memorie dei luoghi e dalla percezione dello spazio, fisica e simbolica. La sperimentazione è alla base della ricerca artistica di Borondo incentrata sull’estensione delle possibilità della pittura a discipline (teatro, videoarte), supporti (vetro, paglia, superfici murali, ceramica, legno…) e pratiche estetiche molteplici (incisione rupestre, serigrafia). L’artista esplora i linguaggi del passato, rileggendoli in chiave contemporanea, approcciando la tradizione in senso inedito. L’indagine del sacro e i conflitti che abitano il binomio uomo – natura, sono il fulcro della poetica dell’artista, sviscerati nell’atto creativo nelle loro forme più ancestrali e istintive, nell’essenza perpetua. L’interesse a operare in luoghi pubblici, a indagare la relazione tra arte e vita, ha portato l’artista a elaborare progetti site-specific di forte impatto, sviluppati in luoghi non convenzionali della collettività. Dal 2012 ha presentato mostre personali in musei, gallerie e luoghi altri in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra. Tra gli ultimi progetti: “Insurrecta” (Segovia, ES, 2020), “Merci” (Temple des Chartrones, Bordeaux, FR, 2019), “Sacrilége” (Opera performance al Teatro Toursky, Bordeaux, FR, 2018), “Matiére Noire” (Mercato delle pulci, Marsiglia, FR, 2017), “Non Plus Ultra” (MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, IT, 2018), “Cenere” (Cappella cimiteriale, Selci, IT, 2017).

ARIS. Inizia la sua attività nel ’93 dipingendo su treni e spazi murali; l’evoluzione del lettering e la passione per la grafica lo portano a sviluppare un linguaggio personale che unisce in sé molte istanze: le sue figure surreali, riconoscibili grazie agli enigmatici profili, sembrano avere una natura liquida e lunare, capaci di cambiare continuamente e amalgamarsi attraverso successive stratificazioni in nuove forme e colori che ne sottolineano la mutabilità nel tempo e tendono all’astrazione. È stato tra i protagonisti della mostra al PAC di Milano, “Street Art, Sweet Art” nel 2007 (la prima a consacrare ufficialmente, all’interno di un’istituzione museale pubblica, l’arte urbana) e nel 2014 ha partecipato alla mostra “From Street to Art” presso l’Italian Cultural Institute di New York, volta a stabilire un dialogo tra avanguardie artistiche e street art. Il viaggio e la necessità di esplorare sono parti fondamentali della sua vita e del suo lavoro, portandolo a dipingere in varie nazioni, come Spagna, Germania, Polonia, Russia e realizzare numerose opere pubbliche in spazi non tradizionalmente votati all’arte, dedicandosi spesso alla rivitalizzazione e rigenerazione del landscape urbano e peri-urbano.

ZED1. Marco Burresi, nato a Firenze nel 1977, è cresciuto e vive a Certaldo; si è diplomato all’Istituto di Grafica Pubblicitaria. Inizia a dipingere in strada da adolescente realizzando il suo primo graffito nel 1992 a Viareggio dove entra a far parte della crew KNM, un gruppo di amici e giovani writers che ha animato la scena di quegli anni partecipando attivamente a Panico Totale. Zed1 sviluppa così una propria ricerca e illustrazione, creando un immaginario personale con ambientazioni surreali e fiabesche abitate da animali antropomorfi, burattini, bambole, figure circensi e dalla letteratura fantastica. L’artista raffigura sul palcoscenico delle proprie opere il teatrino della vita: i suoi personaggi tratti dal mondo dell’infanzia mostrano dietro a un’apparentemente innocenza aspetti meno rassicuranti e a tratti grotteschi, raccontando di un mondo più adulto e reale. Questo cortocircuito visivo, malinconico e talvolta terribilmente ironico, ci svela le nostre fragilità e quelle di un mondo costantemente in bilico astenendosi dall’imporre soluzioni definitive e suscitando nello spettatore una riflessione interiore. Negli ultimi anni Zed1 ha sviluppato la tecnica del Second Skin che ha permesso di spingere l’interazione con il pubblico dalla sfera intima al gesto collettivo: applica a un murale permanente un ulteriore strato, una seconda pelle, che col passare del tempo e grazie all’intervento dei passanti o agli agenti atmosferici, si perde rivelando, insieme al dipinto originale sottostante, nuovi e imprevisti significati.

108 (Guido Bisagni) nasce ad Alessandria nel 1978 e si trasferisce a Milano nel 1997 per frequentare la facoltà di Architettura (dove conseguirà la laurea in Disegno Industriale). Qui si imbatte negli scritti di Malevich e Kandinsky che con l’Arte dei Rumori di Russolo e le sue radici punk e industrial costituiranno le basi del suo lavoro futuro. E’ tra i primi a portare la ricerca pittorica non figurativa negli spazi pubblici nell’ondata europea tra fine ’90 e inizio 2000 e per questo è considerato uno dei maggiori esponenti del Post-graffitismo. Le sue forme astratte sono strettamente legate alle aree industriali abbandonate del Nord Italia, ma iniziano subito comparire anche a Berlino, Parigi, New York, Londra… Parallelamente alla pittura si cimenta anche con sculture, suoni, dipinti e installazioni in decine di mostre personali e collettive. Dal 2003 in poi ha partecipato a decine di mostre collettive e personali in tutto il mondo.

MONEYLESS. (Teo Pirisi), nato a Milano nel 1980 e cresciuto a Lucca, fin da ragazzo approda alle prime esperienze espressive e al graffitismo, si diploma successivamente all’Accademia di belle arti di Carrara in Multimedia e consegue la specializzazione in Comunicazione Design all’Isia di Firenze; pioniere del muralismo astratto in Italia, ha indagato tecniche e materiali differenti (pitture su muro, legno, lastre e tela, disegni su carta, sculture in metallo o legno, installazioni con corde) e oggi è tra i più importanti artisti urbani internazionali con opere esposte in contesti prestigiosi di tutto il mondo siano essi spazi pubblici, musei, collezioni e gallerie. Partito dallo studio del minimalismo e della geometria, come ipotesi di studio delle forze della Natura, ha sentito forte il richiamo alla libertà e alla astrazione e, in questo percorso coerente, ha superato lo studio iniziale dei poligoni e dei solidi platonici per indagare il cerchio e arrivare quindi a frammentare le linee e le forme per disperderle nello spazio come “fuochi d’artificio”: combinando i graffiti alle sperimentazioni artistiche è riuscito a creare uno stile unico in grado di trasferire un’immediata percezione cinetica rilevatrice dell’intimo mistero della materia secondo l’assioma «ubi materia ibi geometria» (Keplero).

MASSIMO SOSPETTO è fra gli artisti da anni più conosciuti e presenti nella scena italiana underground dell’arte urbana. Campiture compatte e monocromatiche, linee taglienti e nette, proprie della grafica vettoriale. Il senso di freddezza e precisione che emana dalle sue opere realizzate per gli spazi espositivi, grafiche realizzate in digitale e stampate su carte fotografiche, si ritrova inalterato nei lavori realizzati manualmente su muro, frutto di una tecnica maniacale maturata con infinite ore di lavoro e dedizione. 2009 partecipa al progetto “Temporanearte” per l’inaugurazione della nuova ala di Palazzo Cevoli del comune di Pisa. 2012 organizza e partecipa al progetto espositivo di “Rosso Vitamina”. 2014 organizza e partecipa al progetto di arte urbana “Indoor-Outdoor”, con allestimento espositivo al Centro di arte contemporanea “SMS”. 2015 prima mostra personale “Linea di pensiero” nello spazio Cantiere San Bernardo di Pisa. 2016 mostra personale “Attitudine” all’interno dell’atelier di moda Ornette di Viareggio. 2018 personale “Senza Tregua” nella galleria d’arte contemporanea BuzzKill di Livorno. 2019 personale “LiveFast-DieOld” nella galleria d’arte contemporanea Docks74 di Torino.

ETNIK. Nato a Stoccolma, si è poi trasferito a Firenze dove nel 1992 inizia la sua passione per il Graffiti Writing, ricercando sempre una nuova strada per superarne i limiti classici e portando la pittura murale ad alti livelli: evolve le lettere che compongono il suo nome in masse geometriche e moduli architettonici che s’intersecano violentemente su piani opposti e punti di vista spiazzanti per rappresentare un cemento sempre più costrittivo e un equilibrio sempre più precario nella vita quotidiana di ognuno di noi; questo modo di rappresentare la città, criticandone le dinamiche urbanistiche, è in stretto rapporto con le diverse modalità di approccio dell’artista alla pittura come anche alla scultura, l’installazione agli oggetti e al toys design. Autorevole testimone del suo tempo, sperimentatore ed innovatore del lettering, ha girato il mondo grazie alla sua arte; tra i più affermati street artist italiani, al suo attivo ha la partecipazione ai principali festival di street art in Italia e all’estero, è presente in gallerie e mostre importanti tra cui ricordiamo la Biennale internazionale dei Graffiti a San Paolo del Brasile.

GIO PISTONE è nata a Roma. Molto presto ha scelto il disegno come secondo linguaggio lanciandosi nella pittura murale della propria camera e manifestando subito una vena megalomane. I soggetti, spesso figure di fantasia tendenti al mostruoso, caratterizzate da colori molto netti e forti, nascono a seguito di terribili incubi notturni. Disegnare quelle visioni il mattino seguente per cercare di affrontare la paura fu un’idea della madre allora studentessa di psicologia. Ed è dai sogni che spesso ancora attinge. Ha lavorato nella scenografia in teatro dove ha imparato a strutturare i propri sogni e ad approfondire l’amore per il grande. Ha fondato e viaggiato con “La sindrome del topo” un gruppo di creatori di strutture di gioco e sogno, con cui si è occupata di disegnare, costruire e progettare giostre e labirinti. Ha collaborato con le principali testate giornalistiche ed ha partecipato a mostre e festival di muralismo in Europa e nel Mondo.

Fonte: Ufficio Stampa

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