Cultura Lucca

da giovedì 12 Dicembre 2013 a venerdì 13 Dicembre 2013

Nelle Terre del Marmo: due giorni di studio dedicati alla scultura dal Trecento agli anni di Michelangelo

 

Un convegno di respiro nazionale dedicato alla straordinaria fortuna della scultura in marmo apuano dal Trecento agli anni di Michelangelo. Lo organizza il Parco Regionale delle Alpi Apuane con il patrocinio del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento a coronamento delle celebrazioni per i cinquecento anni del Lodo di Papa Leone X. Due i giorni e le sedi del convegno: il 12 dicembre a Pietrasanta nel Chiostro di S. Agostino a partire dalle ore 15:30; il giorno successivo, 13 dicembre, alle Scuderie Granducali di Seravezza con inizio alle 9:30. Dodici esperti italiani renderanno conto delle più recenti ricerche sulla scultura in marmo tra Gotico e Rinascimento disegnando il ruolo di Carrara e della Versilia – vere “Terre del Marmo” – al centro delle intense relazioni artistiche e commerciali europee dell’epoca. Dal secolo di Castruccio all’età di Leone X: una lunga parabola storica o, forse meglio, un’iperbole che vide protagonisti lapicidi e scultori che con le loro abilità fecero del marmo apuano il materiale più prestigioso e ricercato per statue, monumenti, altari e sepolcri dal Veneto a Napoli, dalla Francia alla Spagna.

 

 

Il programma e i contenuti del convegno


Il coordinatore scientifico – prof. Aldo Galli, docente universitario di Storia dell’Arte – chiama a sé un nutrito gruppo di studiosi e ricercatori di diversi atenei ed istituti di ricerca italiani ed alcuni validi esperti di storia territoriale per un programma equilibrato di ben dodici contributi scientifici distribuiti nelle due giornate di studio. Interverranno, nell’ordine: Antonio Bartelletti e Alessia Amorfini (Parco delle Alpi Apuane); Laura Cavazzini (Università di Trento); Andrea Tenerini (Istituto Storico Lucchese); Maria Falcone (Università di Siena); Michela Zurla (Università di Trento); Gabriele Donati (Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Firenze); Alessandra Talignani (Parma); Marco Campigli (Università per Stranieri di Siena); Alessandra Giannotti (Università per Stranieri di Siena); Fernando Loffredo (European Research Council/HistAntArtSI); Andrea Bacchi (Università di Bologna); Caterina Rapetti.
Gli interventi avranno tagli e approcci diversi. Alcuni restituiranno il ritratto di artisti finora poco noti, dei quali gli studi stanno ricostruendo le personalità: è il caso della diramata famiglia pietrasantina dei Pardini o del lombardo Girolamo Viscardi, che all’inzio del Cinquecento realizza grandiosi monumenti in marmo per la corte di Francia; del carrarese Alberto Maffioli, protagonista del cantiere della Certosa di Pavia, o ancora di Giovan Battista Aprile, che fa conoscere le qualità della scultura in marmo apuano nel cuore del Veneto. In altri casi il focus sarà sui centri di committenza che più investirono negli arredi marmorei: dalla Cattedrale di Genova a quella di Coca, in Spagna, che conserva quattro spettacolari monumenti spediti da Carrara. Infine alcuni interventi punteranno l’attenzione proprio sull’area delle cave, dall’età gotica al pieno Cinquecento, quando Michelangelo si impegnò in un contrastato e affascinante rapporto d’amore-odio con i marmi di Pietrasanta.
Il titolo del convegno – “Nelle Terre del Marmo” – vuole indicare anche una nuova possibile denominazione connotativa per un’area demo-territoriale non del tutto consapevole di una propria identità. Un’area che, di certo, condivise una comune storia di eventi nel periodo considerato, terra di conquista e pure di divisione politica tra Genova, Pisa, Lucca e Firenze.

 

 

Note di approfondimento sulla definizione “Terre del Marmo”


Nell’Italia del Medioevo e del Rinascimento le “Terre del Marmo” sono assai numerose. Sono quei luoghi in cui, completato lo spoglio dei monumenti della Roma Imperiale, si è incominciato presto a cercare altri modi per integrare e sostituire le pietre mancanti. Sono quei luoghi in cui, quasi per determinismo geografico, sono nati gli artefici che lentamente hanno risalito la china delle competenze tecniche e delle abilità artistiche, divenendo prima picchiapietre o scalpellini, poi lapicidi ed infine scultori. Sono quei luoghi in cui talvolta arrivavano, da altre “Terre del Marmo” o da città vicine ed affamate di pietre ornamentali, altri artefici alla ricerca di materiali utili all’architettura e/o alle produzioni plastiche. Soltanto nel centro e nel nord d’Italia, “Terre del Marmo” sono state la Val d’Ossola, Como, Verona e l’area istriana. Poi la Toscana del primo risveglio romanico, con la Montagnola senese, Campiglia, i Monti Pisani e soprattutto le Alpi Apuane.
Va detto che nessuno dei marmi italiani, scoperti o ripresi nel Medioevo, si è mai avvicinato alle qualità dei marmi greci, consegnati ai valori e ai simboli assoluti dalla classicità. L’unica eccezione è il marmo che fu detto “lunense” e di cui Carrara ha raccolto l’eredità produttiva, benché a Roma fu sempre di “sostituzione”. Anche la Versilia, poco distante, poteva vantare un piccolo bacino estrattivo, di marmi non dissimili da quelli carraresi. Le cave erano la prima scuola e talvolta bottega per generazioni di lapicidi, pronti a lasciare ogni cosa ed inseguire la fortuna lungo le “vie del marmo”. Ma non è stato soltanto un movimento di artefici, più o meno abili e valenti; è stato anche un trasporto di materiali marmorei, grezzi o semi-lavorati, che viaggiava per tutta Italia, ma pure in Francia e Spagna, nelle stesse province occidentali raggiunte dal “lunense” oltre mille anni prima.
Le Apuane, con le città e i territori a loro prossimi di Lucca, Pisa e pure di Genova, non sono un’area di rinascita medievale della scultura monumentale, come è stato per Tolosa, Modena o Cluny prima di ogni altro luogo. Sono però una “Terra” dove si è ripreso ben presto ad estrarre, a produrre ed esportare il marmo. Forse, le vere ed uniche “Terre del Marmo” vanno ricercate e definite qui: proprio in quell’area vasta che, da Pisa a Genova, vede al centro, imponenti, le marmoree Apuane.

Fonte: Ufficio Stampa

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