Cultura Firenze

lunedì 28 Ottobre 2013

“Madonna del Cardellino”: al Mucem di Marsiglia si entra in una “scatola magica” per ammirare virtualmente tutte le fasi del restauro del famoso dipinto di Raffaello

 

Un viaggio virtuale in un mondo altro, per arrivare, attraverso una scatola magica tridimensionale, a seguire “da dentro” le importanti fasi del lavoro di restauro al dipinto della Madonna del cardellino di Raffaello Sanzio.

E’ questa l’importante opera Chamera di percezione, realizzata dalla scenografa Perla Gianni Falvo, e che sarà presentata al  DigitalHeritageExpo sotto il patronato dell’UNESCO durante Digital Heritage-International Congress dal 28 ottobre al 1° novembre 2013, al Mucem (Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia), capitale europea 2013.

Si chiama Chamera di percezione, un luogo – dedicato alla qualità della percezione di un’opera d’arte – dove vengono proiettate immagini, di grande formato, in alta definizione, sul procedimento del restauro della Madonna del Cardellino. Il percorso di avvicinamento all’opera è modellato in un crescendo di immagini e sequenze con i diversi livelli di lettura, che offrono diverse possibilità di accesso all’opera, ed ogni visitatore può seguire le proprie inclinazioni per individuare il proprio punto di contatto. Il progetto è stato realizzato seguendo gli attuali studi di psicofisiologia avvalendosi di collaborazioni scientifiche specializzate, prevede test psico-fisiologici prima e dopo l’esperienza. La Chamera di percezione, è essenzialmente orientata verso due obiettivi: favorire una migliore connessione tra visitatore e opera d’arte, e definire un protocollo per valutare questa relazione sul piano fisico e cognitivo in un ambiente a immersivo.

PROGETTO: Nella Chamera di percezione quattro proiezioni viaggiano contemporaneamente su schermi di grande dimensione, offrono diversi percorsi di lettura dell’opera e della sua vita con momenti di sincrono in un set immersivo: pavimento e soffitto a specchio, creano una sorta di spazio ipercubico.  Si tratta di un allestimento che vuol favorire una relazione fenomenologica, e diviene il terreno per continuare la ricerca sugli effetti psico-fisiologici di questa esperienza. Questo rende possibile considerare la relazione soggetto/oggetto e l’opportunità di valutare l’intensità della relazione tra visitatore e opera d’arte.

L’alta definizione sommata ad ottiche macro, utilizzate nella ripresa, permette di vedere i più piccoli particolari da un punto di vista ravvicinato mantenendone la definizione. Una prerogativa, riservata di solito ai restauratori, diviene così alla portata di tutti: il dettaglio delle pennellate si rivela sul cardellino, nei riccioli dei capelli e nelle diverse aureole, offrendo una occasione di conoscenza unica nel suo genere, mentre la mirabile qualità pittorica, crea un impatto di notevole carica suggestiva. I piani sequenza accompagnano in una sorta di viaggio all’interno dell’opera che per la straordinaria qualità pittorica è fonte continua di immagini diverse, talvolta inaspettate, ed alla fine del percorso visivo, uditivo ed emotivo sembra molto più grande delle sue reali dimensioni geometriche.

Di grande importanza riveste anche l’aspetto documentale e procedurale del restauro che viene trasferito al visitatore non in modalità didascalica ma attraverso una esperienza percettiva incrementata dalla musica composta per l’occasione in collaborazione con la Fondazione Tempo Reale voluta da Luciano Berio per la ricerca sulla musica contemporanea.

FASE DEL RESTAURO: Il lavoro svolto, durato 10 anni, è irripetibile; si tratta di uno degli interventi di restauro più importanti degli ultimi tempi.La sua complessità e delicatezza, nelle scelte e nella perizia operativa sono documentate grazie al lavoro svolto insieme agli esperti dell’Opificio delle PietreDure di Firenze in collaborazione con la Galleria degli Uffizi. Le riprese sono state effettuate periodicamente durante le diverse fasi del processo di restauro, la sceneggiatura è stata messa a punto con l’elaborazione dei molteplici approcci scientifici adottati e la supervisione dei tecnici preposti al restauro e alla conservazione.

FASE POST PRODUZIONE: Durante questa fase sono state eseguite elaborazioni virtuali e tridimensionali dei diversi aspetti del lavoro del dipinto, e ne sono emerse delle spettacolari sequenze che consentono di apprezzare intere procedure, durate alcuni anni condensate in pochi secondi, come quella che mostra, con la medesima inquadratura, la trasformazione dell’aspetto dell’opera durante l’intero processo di restauro.

Al servizio di un capolavoro la cui storia pare ripetere l’allegoria del contenuto iconografico: passione e resurrezione.

 

BREVE SCHEDA DEL DIPINTO

Raffaello trascorse a Firenze gli anni dal 1504 al 1508, un periodo in cui per le vie della città si incontravano Leonardo e Michelangelo, Botticelli, Perugino, Andrea della Robbia, Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto; era un’epoca speciale e quella eredità culturale fa parte del nostro patrimonio.

La Madonna del Cardellino fu dipinta intorno al 1506, per le nozze di Lorenzo Nasi,  ricco mercante fiorentino. Ma il 12 novembre  1547 Palazzo Nasi crollò per uno smottamento del terreno in Costa S. Giorgio e la tavola fu recuperata in  pezzi. Lo testimonia l’iscrizione ancora oggi leggibile in via dei Bardi, riporta il divieto da parte di Cosimo de’ Medici di ricostruire i palazzi dove  in quegli anni erano ripetutamente crollati. Ma Raffaello che visse solo 37 anni era già morto nel 1520, la sua vita di fu breve e straordinariamente prolifica. Il Vasari racconta nelle “Vite”che la tavola venne ricomposta, integrando il supporto e la pittura. “… ritrovati i pezzi (della tavola) fra i calcinacci della rovina, furono da Battista (Nasi) figlio di Lorenzo, amorevolissimo dell’arte,  fatti rimettere insieme in quel miglior modo che si potette”. In quella occasione il 20%  dell’opera originale andò perduto e secondo quanto suggerisce Antonio Natali Direttore della Galleria degli Uffizi, Ridolfo del Ghirlandaio coetaneo e amico di Raffaello potrebbe essere l’artefice del primo restauro.

 

PERLA GIANNI FALVO

Note biografiche

Scenografo cum laude all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sviluppa la sua formazione nell’area delle tecnologie multimediali in Rai e nell’ambito dei fenomeni percettivi dedicandosi allo studio di discipline orientali, tecniche di Mindfulness-MBSR. Fa parte del primo gruppo di diplomati da Bert Hellinger.

Opera nel settore della comunicazione dei Beni Culturali con una particolare attenzione all’impatto psico-fisiologico nella percezione degli ambienti e delle opere d’arte. Ha firmato la scenografia di numerose trasmissioni televisive per RaiUno, RaiDue e RaiTre, progettato allestimenti museali temporanei e permanenti con applicazioni virtuali e multimediali per il Palazzo Ducale di Lucca, Palazzo Medici Riccardi, ha collaborato con L’Istituto di Restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la Galleria degli Uffizi, la National Gallery di Londra, Ministero per i Beni Culturali, CNR, Unicef.

 

Coordina gruppi di lavoro multidisciplinari per la realizzazione dei propri progetti come Arianna senza filo per il Centro di educazione e documentazione sui beni ambientali e culturali alla Fortezza di Mont’Alfonso, in collaborazione con Università di Pisa, Dipartimento di Archeologia, Università di FirenzeDipartimento di Urbanistica e MICC, Alerr, Enea, CNR. L’installazione per l’omonima Galleria e l’allestimento multisensoriale Nello specchio della Meraviglia di Luca Giordano per la valutazione psico-fisiologica dell’esperienza con la misurazione di alcuni parametri del funzionamento corporeo espressione di correlati psico-emotivi, ha visto la partecipazione allo studio dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, l’Università di Firenze, l’AOU-Careggi, l’Atelier di Movimento per gli aspetti dell’audio-psico-fonologia e l’Istituto di Psicosintesi. lo studio è stato presentato alla Conferenza internazionale VSMM2012 tenutasi al Politecnico di Milano(*)  ed è pubblicato da IEEE Xplore.

Perla Gianni Falvo è autrice del libro La forza dei campi morfici, nuove costellazioni e arte.

I suoi lavori in ambito museale sono stati pubblicati in Italia e all’estero.

 

Membro ADI, IDEA, BEDA (Bureaux of European Designer Association), Hellingerscencia®

Fonte: Ufficio Stampa

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