Cultura Firenze

da sabato 21 Giugno 2014 a domenica 22 Giugno 2014

Lavia dice Leopardi al Bargello: il poeta torna nella Firenze che per prima pubblicò i suoi Canti

“Le poesie di Leopardi sono talmente belle e profonde che basta pronunciarne il suono, non ci vuole altro. Da ragazzo volli impararle a memoria, per averle sempre con me. Da quel momento non ho mai smesso di dirle. Per me dire Leopardi a una platea significa vivere una straordinaria ed estenuante esperienza. Anche se per tutto il tempo dello spettacolo rimango praticamente immobile, ripercorrere quei versi e quel pensiero equivale per me a fare una maratona restando fermo sul posto”.

Gabriele Lavia

 

Il cortile del Museo Nazionale del Bargello accoglie, nella sera del solstizio d’estate e in replica domenica, Lavia dice Leopardi, un recital che riporta a Firenze il poeta che qui vide realizzarsi nel 1831 la prima edizione dei suoi immortali Canti, a cui Lavia darà nuova voce.

Firenze fu casa dolorosa per Leopardi malato e sofferente nel corpo e nel cuore per la più forte passione della sua vita: Fanny Targioni Tozzetti, eternata col nome di Aspasia nei Canti del periodo fiorentino e napoletano, dal  giugno 1827 al novembre 1828 e ancora non continuativamente dal maggio 1830 fino a settembre del 1833. L’attività creativa, a Firenze, fu ricchissima: oltre ai Canti, Leopardi compose nel ’32 le ultime due Operette, Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere e Dialogo di Tristano e di un amico, iniziò a lavorare ai Pensieri e progettò (in sostanziale contrapposizione alla “Antologia”) il giornale “Lo Spettatore fiorentino”.

Leopardi alloggerà sempre a pochi passi dal Museo del Bargello, presso la locanda della Fontana, nella zona di piazza del Grano, dietro piazza della Signoria allora conosciuta come piazza del Granduca, in Borgo degli Albizi, e poi in via del Fosso, l’attuale via Verdi,  dove al civico 11 una lapide dal 1901 lo ricorda.

Lavia al Bargello ‘dice Leopardi’: dice, perché non legge né interpreta, ma riversa sul pubblico, in un modo assolutamente personale nella forma e nella sostanza, le più intense liriche dei Canti e non solo, da A Silvia a L’Infinito, dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia e Il sabato del villaggio a La sera del dì di festa.

I versi leopardiani ripetono che l’amore, l’intimità rubata ed immaginata fatta di attese e ricordo, i sogni senza sonno, le nobili aspirazioni dell’animo, le speranze che riscaldano lo spirito umano e che a volte svaniscono di fronte alla realtà, sono tutti elementi che rendono faticosa ed impegnativa la vita, ma straordinariamente degna di essere vissuta. Lavia dice Leopardi sarà un viaggio nella profondità dell’animo umano, un nuovo omaggio al poeta, a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante creatività artistica.

Fonte: Fondazione Teatro della Pergola

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