Cultura Montaione

da sabato 11 Gennaio 2014 a domenica 12 Gennaio 2014

“La mafia uccide solo d’estate”: il film trionfatore al Festival di Torino arriva al Cinema Scipione Ammirato

Sabato 11 (ore 21,15) e domenica 12 gennaio 2014 (ore 17) appuntamento al Cinema Scipione Ammirato di Montaione con l’Angelo Azzurro e la proiezione del film che ha trionfato all’ultimo Festival di Torino.

 

 
LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE (Italia 2013) 100’ Regia: Pif – con: Cristina Capotondi
Crescere e amare nella Palermo della mafia. Un racconto lungo vent’anni attraverso gli occhi di un bambino, Arturo, che diventa grande in una città affascinante e terribile, ma dove c’è ancora spazio per la passione e il sorriso. La mafia uccide solo d’estate è, infatti, una storia d’amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari e che vede come una principessa. Sullo sfondo di questa tenera e divertente storia, scorrono e si susseguono gli episodi di cronaca accaduti in Sicilia tra gli anni ‘70 e ‘90. Il cuore e gli occhi sono quelli dell’infanzia, puri d’ingenuità e pregni di sogni, amore e illusioni. Un qualcosa da romanticismo alla “De Amicis” avvolto però da una fuliggine violenta. La Palermo anni 70/80 è un luogo mortifero, dove comandano i Riina e i Ciancimino, il piccolo Arturo viene concepito durante un escalation violenta da “galantuomini”. “La mafia uccide solo d’estate” comincia in linea con l’idealismo del suo autore, quel Pif  “rompiballe” televisivo per “Le iene”, poi riciclatosi come cronista impegnato. E’ un idealismo puro e naif, intriso d’impegno civile  allineato all’ immagine da “cartoon” di spermatozooi in combutta col rumore da sparo. Pierfranceso Diliberto al secolo “Pif” offre una pellicola in salsa agrodolce, un film “impegnato” ma non “impegnativo”, che destituisce l’universo mafia dall’immagine stereotipata di “sicilianità ” violenta e virile. Siamo lontani dai boss in canottiera e tuta, impomatati “in amido” stile Marlon Brando. I “padrini” di Pif sono figure quasi buffe, comiche nella loro inettitudine, “clown” del crimine quasi da “posteggia” stradale. Feroci criminali come Riina, Bagarella e Ciancimino defraudati dall’iconografia violenta consegnata da mass-media e giornalismo. Diliberto con vena dolce e disincantata guarda la sua Palermo in balia della piovra col cuore di Arturo, (suo alter-ego) infante con sogni da cronista ,innamorato della candida e snob Flora. Scorre la storia in questo film, truce e tristemente amara, di giudici, poliziotti e “antimafiosi” consegnati a noi in immagini di repertorio distribuite a inframezzi in modo diligente. E’ una storia triste di collusioni e uccisioni, d’una politica “divistica” indossata a carnevale quasi per “idolatrare” una gobba ed equivoca figura. Quella di Pif è una regia pura e naif, riflettente in pieno la sua vena di cronista d’assalto. Inteliggentissima l’idea  di affidare l’argomento mafia nel cuore dell’innocenza. Arturo “sente-vede-parla”, rendendosi conto di essere contestualmente parte d’una mentalitaà primitiva e omertosa. Prende come esempio di vita quell’Andreotti tanto discusso, ne indossa le vestigia quasi a volerne testimoniare (inconsapevolmente) una “presenza” forte ma invisibile sul suo territorio. E’ uno dei pregi maggiori del film, il mantenere una cautela “ironica” sul malaffare, sbeffeggiandolo e prendendolo alla berlina. Pif evita così di cadere nelle retoriche straviste sull’argomento mafia, usa sapientemente scampoli di eroi come Boris Giuliano, Chinnici e Dalla Chiesa relegandoli sul piano umano, ed evitando inutili agiografie. Arturo crescerà, soffrirà per amore, lo ritroverà nella sua vena ingenua da “Forrest Gump” italico, passando alle dipendenze di televisioni locali molto kitsch, ma sopratutto vedrà la ribellione d’un popolo siciliano onesto ,che vuole voltare pagina. “La mafia uccide solo d’estate” pur nelle  pecche strutturali dovute all’ inesperienza si presenta caparbia nella successione, coraggiosa nel ripulire una cortina di silenzio che avvolge Palermo.Quella Palermo oggi colma di orribili palazzoni cementificati da speculazione edilizia, pregna di segreti e omertà, ma anche di un lato onesto che preferisce vivere. Un sentimento d’esistenza reso alla grande da un cast di semisconosciuti e non, diretti  da Pif in modo efficace, nell’attorialità che scende a patti con lo spettatore, consegnandoci un immagine gradevole e comica persino in spietati capimafia.
L’ex iena dimostra che con pochi mezzi e tantissime sane idee è possibile realizzare un cinema impegnato e “leggero” nella forma, che si discosta dal rafazzonato “cinepanettonismo” di alcuni “eroi” della TV. Un film nobile nell’intento, da far vedere nelle scuole per i messaggi importanti che trasmette,velati di dolcezza e disincanto da tramandare al futuro. Proprio come fa Pif nel finale.

Maurizio Acerbi il Giornale
(…) La mafia uccide solo d’estate è una delle operazioni più riuscite e intelligenti fatta dal cinema italiano, in questi ultimi anni. E il merito va tutto a Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, volto noto televisivo che ai successi ottenuti sul piccolo schermo ( da Le Iene a il Testimone) può aggiungere, ora, anche questo rimarchevole debutto nella regia cinematografica. (…) qualche sbavatura da opera prima, ma questo è un film del quale andare fieri.

Alberto Crespi I’Unità
Ne abbiamo parlato dal Torino film festival, dove è passato in competizione: La mafia uccide solo d’estate è uno dei film importanti della stagione. Lo scrive, dirige e interpreta Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, personaggio televisivo di successo all’esordio al cinema. La scommessa narrativa e stilistica è audace e avrebbe messo nei guai cineasti ben più esperti: Pif la vince alla grande. (…) storia d’amore, romanzo di formazione, ricostruzione della cronologia “mafiosa” dagli anni ’70 ad oggi: un film che è al tempo stesso un ripasso di storia, che diverte e commuove. Da vedere.

Maurizio Porro Il corriere della sera
Era l’anello mancante del cinema civile: Pif, volto cult tv, Pierfrancesco Diliberto, alterna informazione e satira in modo nuovo, divertente e accattivante, le stragi mafiose dagli anni 70 con gli occhi di un bambino.

Fonte: Circolo del Cinema “Angelo Azzurro"

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