Teatro Firenze

da martedì 25 Febbraio 2014 a domenica 2 Marzo 2014

Ironico, arguto, sorprendentemente contemporaneo. Leopardi secondo Mario Martone alla Pergola di Firenze con le “Operette Morali”

Ironico, arguto, sorprendentemente contemporaneo. Questo è Leopardi secondo Mario Martone, che – già regista della pellicola Noi Credevamo e in questi giorni al montaggio del film biografico sul poeta recanatese – continua il suo viaggio nell’800 italiano. Martone da un capolavoro della letteratura italiana trae uno degli spettacoli teatrali di maggior successo degli ultimi anni Operette morali (Premio Ubu per il teatro 2011 e Premio La Ginestra 2011 per la miglior regia, Premio dello spettatore 2012 Teatri di Vita di Bologna) frutto dell’adattamento a quattro mani, con Ippolita di Majo, di 16 quadri tratti dall’opera che Leopardi scrisse tra il 1824 e il 1832. Lo spettacolo arriva alla Pergola di Firenze da martedì 25 febbraio a domenica 2 marzo.

Alla vigilia del successo delle repliche di New York ad ottobre Martone ha riconfermato la necessità di portare in scena e al cinema un autore come Leopardi: ”Oggi è l’alba di Leopardi, soltanto ora ricomincia a parlarci. E ci parla di questioni fondamentali della vita: il rapporto con la natura e con la scienza, la ricerca della felicità e il valore delle illusioni. E’ un artista profetico, come Pasolini, e per questo entrambi continuano ad affascinare le nuove generazioni: hanno il coraggio di mettersi in gioco in ogni frase.”

 

Sbarcano sulla scena, i temi più profondi del poeta, ma in una lingua e con una struttura viva e moderna più simile alla commedia che al teatro classico. Sullo sfondo di una scenografia immaginata dal grande artista Mimmo Paladino come una proiezione onirica in continua trasformazione, i nove attori che interpretano quaranta ruoli sono presenze rubate alla casa del poeta e danno voce e volto a quei dialoghi che dopo oltre un secolo svelano la loro natura teatrale. La musica per il Coro di morti porta la firma del compositore Giorgio Battistelli, prezioso completamento di un cast d’eccezione, le sonorità sono elaborate da Hubert Westkemper e le luci sono di Pasquale Mari.

 

Nella raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, dialoghi e novelle, che compongono le Operette troviamo l’anima più profonda dell’autore: il rapporto dell’uomo con la storia, con i suoi simili e in particolare con la Natura; il raffronto tra i valori del passato e la situazione statica e decaduta del presente; la potenza delle illusioni e della gloria. I temi affrontati sono fondamentali, primari: la ricerca della felicità e il peso dell’infelicità, la natura matrigna, la vita che è dolore, noia. In questo panorama di atmosfere astratte e glaciali la ragione si distingue come unico strumento per sfuggire alla disperazione.

Le Operette rappresentano una perfetta orchestrazione di toni sulla vita e sulla morte: nella visione leopardiana, l’uomo si muove all’interno di una natura cieca, dalla quale non può ottenere nulla.

Sprezzante verso l’idea di progresso, scientifico e spirituale, il poeta irride le conquiste

dell’umanità come pure finzioni, chimere di un progresso senza costrutto. Cosa rimane dunque all’uomo?

 

«L’idea di Mario Martone – scrive Ippolita di Majo, dramaturg dello spettacolo – di mettere in scena le Operette morali di Giacomo Leopardi, un testo fuori dal canone della letteratura teatrale, nasce dal serrato confronto con la cultura e con la storia d’Italia del XIX secolo che lo ha impegnato negli ultimi anni di lavoro in campo cinematografico. A monte sta l’urgenza, artistica e civile, di riandare alle origini della scrittura teatrale nazionale per interrogarsi sui suoi potenziali e i suoi limiti: da Alfieri a Manzoni, appunto a Leopardi. Le Operette morali offrono spunti di straordinaria efficacia e forza espressiva. L’idea di scrivere dei “dialoghetti satirici alla maniera di Luciano” nasce nel giovane Leopardi dal problema insoluto con la ‘drammatica’, ovvero con la scrittura teatrale tradizionalmente intesa: “io che non mi posso adattare alle cerimonie non mi adatto anche a quell’uso; e scrivo in lingua moderna”, fa dire infatti con orgoglio a Eleandro nel Dialogo di Timandro e di Eleandro. E ancora: “Ne’ miei dialoghi, io cercherò di portare la commedia a quello

che finora è stato proprio della tragedia cioè i vizi dei grandi, i principî fondamentali della calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale e alla filosofia, l’andamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della società, della civiltà presente, le disgrazie, le rivoluzioni e le condizioni del mondo, i vizi e le infamie…”.

La forma dialogica consente inoltre a Leopardi una vertiginosa frammentazione dei punti di vista, e in quasi tutti i personaggi, che si susseguono come in un arsenale delle apparizioni, si riflette il suo versatile e molteplice ingegno, la potenza creativa delle contraddizioni che animano il suo pensiero e danno corpo alla sua folgorante ironia.

Si tratta di un testo che non si può definire teatrale in senso classico, ma che è stato pensato come una commedia, in una lingua e con una struttura così vive e moderne da far saltare i riferimenti drammaturgici del secolo in cui è stato scritto per approdare a una profonda consonanza con esperienze fondamentali del teatro del Novecento.

Con la messa in scena di Operette morali Mario Martone riprende il filo del suo spettacolo L’opera segreta (messo in scena al Teatro Mercadante di Napoli, nel dicembre del 2004), in cui la parte finale era dedicata al lungo soggiorno napoletano di Leopardi. Il progetto è quello di affrontare il testo nel suo insieme, operando dei tagli all’interno, ma preservandone la struttura complessiva: il rapporto dell’uomo con la storia, con i suoi simili e in particolare con la Natura; il raffronto tra i valori del passato e la situazione statica e decaduta del presente; la potenza delle illusioni e della Gloria. Lo spazio scenico dove lo spettacolo ha debuttato nel 2011 è quello raccolto della sala ottocentesca del Teatro Gobetti di Torino, dove, in una sorta di forma assembleare, hanno preso vita come in una visione magmatica e indefinita, gli dèi, gli spiriti e gli uomini che abitano la scena “arcana e stupenda”, ma anche irresistibilmente comica delle Operette morali».

 

OPERETTE MORALI

prima parte

 

STORIA DEL GENERE UMANO

Paolo Graziosi (Giove)

DIALOGO D’ERCOLE E DI ATLANTE

Giovanni Ludeno (Ercole), Renato Carpentieri (Atlante), Totò Onnis (Orazio)

DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA

Barbara Valmorin (la terra), Iaia Forte (la luna)

DIALOGO DI TIMANDRO E DI ELEANDRO

Paolo Musio (Timandro), Roberto De Francesco (Eleandro)

DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE

Renato Carpentieri (Tasso), Giovanni Ludeno (il genio)

DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE

Paolo Graziosi (Giove), Iaia Forte (la natura), Roberto De Francesco (l’islandese)

DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH E DELLE SUE MUMMIE

Totò Onnis (Federico Ruysch), Paolo Musio, Renato Carpentieri, Roberto De Francesco, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Giovanni Ludeno, Victor Capello (le mummie)

 

seconda parte

 

LA SCOMMESSA DI PROMETEO

Paolo Graziosi (Giove), Renato Carpentieri (Prometeo), Giovanni Ludeno (Momo), Totò Onnis (selvaggio), Paolo Musio (famiglio), Roberto De Francesco, Iaia Forte, Victor Capello

DIALOGO DELLA MODA E DELLA MORTE

Barbara Valmorin (la morte), Iaia Forte (la moda)

CANTICO DEL GALLO SILVESTRE

Paolo Musio

DIALOGO DI UN VENDITORE D’ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

Giovanni Ludeno (venditore), Totò Onnis (passeggere)

DIALOGO DI PLOTINO E DI PORFIRIO

Paolo Graziosi (Giove), Barbara Valmorin (Porfirio), Renato Carpentieri (Plotino)

DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICO

Roberto De Francesco (Tristano), Giovanni Ludeno, Paolo Musio, Totò Onnis, Iaia Forte (gli amici)

DIALOGO DI CRISTOFORO COLOMBO E DI PIETRO GUTIERREZ

Paolo Graziosi (Colombo), Renato Carpentieri (Gutierrez)

 

 

FONDAZIONE DEL TEATRO STABILE DI TORINO

 

OPERETTE MORALI

di Giacomo Leopardi

con (in ordine alfabetico): Renato Carpentieri, Victor Capello, Roberto De Francesco, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Giovanni Ludeno, Paolo Musio, Totò Onnis, Barbara Valmorin

 

adattamento e regia Mario Martone

 

scene Mimmo Paladino

costumi Ursula Patzak

luci Pasquale Mari

suoni Hubert Westkemper

dramaturg Ippolita di Majo

aiuto regia Paola Rota

scenografo collaboratore Nicolas Bovey

la musica per il Coro di morti nello studio di Federico Ruysch

è di Giorgio Battistelli (Casa Ricordi – Milano)

esecuzione Coro del Teatro di San Carlo diretto da Salvatore Caputo

 

Giovedì 27 febbraio, ore 18.00

La compagnia incontra il pubblico. Ingresso libero

 

 

Info: www.teatrodellapergola.com

Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45. Lunedì riposo.

Prezzi biglietti interi: Platea: € 30, Posto Palco: € 22, Galleria: € 15

Fonte: Fondazione Teatro della Pergola

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