Cultura Capannori

da sabato 19 Novembre 2022 a domenica 26 Febbraio 2023

Installazioni alla Tenuta Dello Scompiglio di Vorno:L’ordine immaginario di E. Vezzi e Danze vuote di C. Bertoni

Sabato 19 novembre, dalle ore 17.00 alle ore 20.00, negli spazi della Tenuta Dello Scompiglio di Vorno (Lucca) si inaugurano:

L’ordine immaginario, installazione di Enrico Vezzi, a cura di Angel Moya Garcia. Presentato a La Portineria di Firenze e mostrato per la prima volta nella sua interezza negli spazi Dello Scompiglio, L’ordine immaginario è un lavoro in cui elementi naturali, libri di storia e politica e artefatti di varie culture si snodano come una costellazione che fluisce in funzione di come la Storia ci ha attraversato, non in ordine cronologico o prestabilito, ma come flusso, secondo le suggestioni che emergono nel corso della costruzione fisica del lavoro. Una contronarrazione del rapporto tra uomo e ambiente naturale che invita a una percorrenza fisica, stimolando delle considerazioni sul rapporto che ognuno di noi ha con l’ordine attuale del mondo e interrogandosi sull’attualità per capire dove l’umanità, lungo la sua storia, ha preso la strada sbagliata. Una ricerca sulle propensioni attuali, su come si sono evolute e su come ci hanno portato a concepire la società e la cultura come la conosciamo oggi.

Danze vuote, installazione di Cecilia Bertoni, a cura di Angel Moya Garcia, in cui quattro pannelli sospesi nell’oscurità danno vita a un poema visivo che è anche un omaggio all’opera di Samuel Beckett e alla sua parola letteraria, scarnificata fino ai limiti delle proprie possibilità espressive. Attraverso il linguaggio del ricamo, i lini e le stoffe che compongono l’installazione diventano la superficie in cui si imprimono trame di spazi serrati, immagini di figure interdette o danzanti e parole incise in rilievo come cicatrici, in un universo poetico sospeso tra immaterialità e incarnazione.

Le mostre sono aperte al pubblico fino al 26 febbraio 2023

Tenuta Dello Scompiglio
SPE – Spazio Performatico ed Espositivo

Enrico Vezzi
L’ordine immaginario
a cura di Angel Moya Garcia

inaugurazione 19 novembre 2022 – ore 17.00-20.00
fino al 26 febbraio 2023

“L’ordine immaginario”, 2019-2022
…da tempo sono in cerca di libri, documenti e testi “assoluti” da cui poter attingere
per riuscire a trovare inedite risposte personali e tentare di farmi tramite di nuove
domande ancora inespresse. Che cosa ci ha resi quelli che siamo? Quali processi
piccoli e grandi hanno portato la civiltà umana ad essere quella che è oggi? Alla
luce dei disastrosi avvenimenti degli ultimi due anni, abbiamo sbagliato tutto o
dobbiamo solo aggiustare il tiro? Sono tornato con la mente a quando abbiamo
abbandonato il nostro essere erranti e ci siamo resi schiavi delle colture. È stato in
quel momento che abbiamo intrapreso la strada sbagliata? Eravamo “nel” Mondo
spensierati e ora ci ritroviamo “al” Mondo pensierosi! L’Homo erectus ha vissuto su
questa Terra per 2.000.000 di anni… noi Sapiens riusciremo a fare altrettanto?
E.V.

I lavori site e time specific di Enrico Vezzi prediligono il processo, la possibilità di cambiamento, il dialogo, l’interazione con gli altri e il costante rinnovamento. Questi lavori si inseriscono e si destreggiano sul confine che distingue due individui, sciogliendolo per ricreare una nuova unità basata sull’interazione e sull’incertezza del soggetto privato che soccombe di fronte a quello collettivo. Non si tratta, tuttavia, di una ricerca aleatoria, scevra del tutto di ogni traccia del soggetto, bensì di un approfondimento su tutto ciò che lo circonda, per capire fino in fondo in quale luogo si possa raggiungere un’identità in armonia con la natura che lo ha generato e con gli altri.

La sua ricerca ha al centro una riflessione che indaga le condizioni fondamentali della convivenza tra specie e tra specie e ambiente – partendo da fenomeni e caratteri della società contemporanea – concentrandosi su particolari contesti, approfondendoli, per far sì che i progetti derivino da una relazione contingente e non predeterminata con essi. Storia, luogo, comunità, natura, sono alcune delle parole alla base della sua attitudine.

Tutti i lavori di Vezzi partono dalle relazioni, dagli incontri fortuiti, per costruire opere che non si esauriscono nella presentazione al pubblico, ma che spesso sono in divenire. Cambiano, vengono alterati, modificati anche successivamente. Lavori che partono dalla sua biografia per svuotarsi, per svuotarla, arrivando a mettere in relazione e a confronto il proprio sé con le caratteristiche fisiche e mentali del luogo in cui va a lavorare attraverso le domande che nascono in un contesto determinato.

Un’attitudine declinata in una tensione costante e tradotta in un agire profondamente radicato nell’esperienza e nell’azione personale. Ed è proprio a partire da qui che l’opera diventa pubblica e capace di intercettare questioni che riguardano il sentire collettivo. Nel caso di Enrico Vezzi emerge, in questo senso, quella necessità ecologica di non aggiungere niente alla realtà se non quello che, in quel preciso istante, lui considera estremamente necessario.

Il bisogno di definire determinate sovrastrutture, per tentare di delineare l’attuale immaginario dell’umanità, è alla base del lavoro L’ordine immaginario, presentato a La Portineria di Firenze e che viene mostrato nella sua interezza, per la prima volta, negli spazi Dello Scompiglio. Un lavoro in cui elementi naturali, libri di storia e politica e artefatti di varie culture si snodano come una costellazione che fluisce in funzione di come la Storia ci ha attraversato, non in ordine cronologico o prestabilito, ma come flusso, secondo le suggestioni che emergono nel corso della costruzione fisica del lavoro. Una contronarrazione del rapporto tra uomo e ambiente naturale che invita a una percorrenza fisica, stimolando delle considerazioni sul rapporto che ognuno di noi ha con l’ordine attuale del mondo e interrogandosi sull’attualità per capire dove l’umanità, lungo la sua storia, ha preso la strada sbagliata. Una ricerca sulle propensioni attuali, su come si sono evolute e su come ci hanno portato a concepire la società e la cultura come la conosciamo oggi.

Enrico Vezzi (1979, San Miniato) si è Laureato in Psicologia all’Università degli Studi di Firenze nel 2005. Fin dal suo esordio concepisce l’arte come un mezzo per stimolare nuove riflessioni sul rapporto tra natura, storia collettiva e memoria personale. Le sue opere sono sempre la traccia di un tentativo di relazione tra la memoria storica e i luoghi a questa connessi. Ogni suo progetto è una testimonianza del processo stesso con cui l’opera si manifesta, con cui tenta di stimolare e formare un dialogo teso al cambiamento. Il suo lavoro è stato protagonista di progetti collettivi e personali in spazi istituzionali in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo: La Portineria, Firenze (2022); Hangar, Barcellona (2021); Artists for Staccioli (2020); Estuario project space, Prato (2019); Srisa Gallery, Firenze (2018); Palazzo Grassi, Venezia (2017); Meštrovicev paviljon, Zagabria (2017); Centrale Fies, Trento (2016); Gallerie SeeStudio, Paris (2015); DC, Pordenone (2013); Parco della Musica, Roma (2013); Fondazione March, Padova, (2012); Museo di Villa Croce, Genova (2012); CCCStrozzina, Firenze (2009); Galleria Riccardo Crespi, Milano (2008); Galleria Vianuova, Firenze (2008); Padiglione Italia, Venezia (2004). In parallelo alla sua attività espositiva ha condotto laboratori, lezioni e conferenze in collaborazione con: AAA di Bruxelles, Radar di Loughbourough, Fabrica de Pensule di Cluj-Napoca, International Academy di Hengshui, Careof di Milano, Bevilacqua La Masa di Venezia, Fondazione Fotografia di Modena, Neon Campobase di Bologna, Museo MIC di Faenza, Museo Villa Croce di Genova. Dal 2008 è parte attiva del collettivo di Base/ Progetti per l’arte di Firenze. Dal 2019 è tra i fondatori di Estuario project space di Prato. Dal 2021 è tra i curatori del progetto Imboscata.

Tenuta Dello Scompiglio
SPE – Spazio Performatico ed Espositivo

Cecilia Bertoni
Danze vuote
a cura di Angel Moya Garcia

inaugurazione 19 novembre 2022 – ore 17.00-20.00
fino al 26 febbraio 2023

Figure imprigionate fuori. Incastrate in reticoli. O forse nascoste.

Figure sospese nel vuoto. Danzano il vuoto.

Cercano di entrare? Vogliono rimanere dove sono?

Aspettano che qualcuno le chiami?

Anche Omaggio agli spazi sospesi di Beckett e alla sua opera Worstward Ho.

(ricamo le tue parole – rallentano – soffrono la luce – ricompongono il vuoto nella materia –
riempiono l’oscurità di rilievi evanescenti)
Cecilia Bertoni

Quattro pannelli sospesi nell’oscurità danno vita a un poema visivo che è anche un omaggio all’opera di Samuel Beckett e alla sua parola letteraria, scarnificata fino ai limiti delle proprie possibilità espressive. Attraverso il linguaggio del ricamo, i lini e le stoffe che compongono l’installazione diventano la superficie in cui si imprimono trame di spazi serrati, immagini di figure interdette o danzanti e parole incise in rilievo come cicatrici, in un universo poetico sospeso tra immaterialità e incarnazione.

Cecilia Bertoni (1961) è nata e cresciuta in Italia. Vissuta altrove. La poesia, la musicalità, l’architettura del corpo e dello spazio in movimento – e non, e le loro dinamiche – sono i soggetti del suo ricercare. Gli spazi sospesi fra la vita e la morte, fra il sogno e la veglia sono gli scenari nei quali questi soggetti raccontano e si raccontano, come fossero frammenti della memoria e degli aneliti: l’assenza di ciò che non c’è più e di ciò che ancora non c’è. Gli strumenti del racconto variano fra danza, recitazione, fotografia, ricamo, disegno, installazione e video. Si sviluppano in spazi neutri, oppure danno vita a un dialogo con gli spazi esterni nella natura e/o site specific. Ideatrice del Progetto Dello Scompiglio nella sua globalità, che espande il concetto di cultura all’ambiente, al paesaggio, all’agricoltura e alla Cucina, è co-fondatrice e direttrice artistica dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio che ha sede a Vorno (Lucca).

Il Progetto Dello Scompiglio ideato e diretto dalla regista e artista Cecilia Bertoni, prende vita nella omonima Tenuta, situata alle porte di Lucca, sulle colline di Vorno; una realtà in cui le attività legate alle arti visive e performatiche negli spazi interni ed esterni e il dialogo e le attività con la terra, con il bosco, con la fauna, con l’elemento architettonico contribuiscono a una ricerca di cultura. Ogni scelta relativa al Progetto è perciò valutata in relazione alla propria sostenibilità ambientale, attraverso forme di interazione e di responsabilità. All’interno della Tenuta Dello Scompiglio, accanto all’Azienda Agricola e alla Cucina Dello Scompiglio, opera l’omonima Associazione Culturale. L’Associazione dal 2007 crea, produce e ospita spettacoli, concerti, mostre, installazioni; realizza residenze di artisti, laboratori, corsi e workshop; organizza e propone itinerari performatici all’aperto, visite guidate, lezioni Metodo Feldenkrais®; gestisce lo Spazio Performatico ed Espositivo (SPE). Una particolare attenzione è dedicata infine alle attività culturali per bambini e ragazzi, con rassegne teatrali, laboratori e campi estivi. www.delloscompiglio.org

informazioni
La mostra contiene animali tassidermizzati che potrebbero urtare la sensibilità

biglietti
Inaugurazione L’ordine immaginario (19 novembre) – ingresso libero
Ingresso mostre e opere permanenti
dal giovedì alla domenica, ore 14.00-18.00, oppure su appuntamento: € 5,00

Le attività si svolgeranno nel rispetto delle normative anti covid vigenti

Informazioni e prenotazioni: biglietteria SPE – 0583971125 | biglietteria@delloscompiglio.org

Enrico Vezzi_L’ordine immaginario

Fonte: Ufficio Stampa

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