Teatro Firenze
da lunedì 3 Marzo 2025 a mercoledì 5 Marzo 2025
In prima assoluta Di cosa parliamo quando parliamo d’amore: dal pluripremiato collettivo Sotterraneo in abitazioni private
Debutta in prima assoluta a Materia Prima Festival – l’evento dedicato al panorama teatrale e performativo contemporaneo a cura di Murmuris – “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”: adattamento dall’omonimo racconto di Raymond Carver prodotto dal collettivo tre volte premio Ubu Sotterraneo che segna l’esordio alla regia in solo di Claudio Cirri, tra i fondatori dell’acclamata formazione.
Appuntamento lunedì 3, martedì 4 e mercoledì 5 marzo in tre sessioni per ciascuna giornata – alle 18.00, 19.30 e 21.00 – con uno spettacolo pensato per andare in scena nel contesto di abitazioni private (prenotazione obbligatoria a info@materiaprimafestival.com). Due coppie di amici sedute a un tavolo (Maria Bacci Pasello, Fabio Mascagni, Luisa Bosi, Claudio Cirri) parlano davanti a una bottiglia di gin, si scambiano opinioni sull’amore, discutono di dove andare a cena. Ridono, scherzano. A poco a poco però le parole, i gesti, i silenzi rivelano tensioni che si insinuano nella conversazione e la fanno deragliare. Un lavoro che rende omaggio alla tensione drammaturgica del grande scrittore americano riprendendone non solo fedelmente il testo, ma anche l’ambientazione con la scelta di andare in scena nelle case delle persone, gli interpreti attorno a un tavolo e il pubblico libero di spostarsi e osservarli. I personaggi del racconto si mettono a nudo, non hanno niente a cui aggrapparsi, e così è per i quattro attori: nessuna musica di sottofondo, nessun apparato scenografico, nessun coup de théâtre. Solo quattro sedie, una bottiglia e gli occhi dei presenti, per essere complici di un rito che riporta alle origini del teatro. Materia Prima Festival è possibile col sostegno e il contributo di Mic – Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, Unicoop Firenze (info www.materiaprimafestival.com).
“I racconti di Raymond Carver sono come quadri di Hopper – spiega Claudio Cirri – silhouette di personaggi che per un attimo si affacciano sul mondo, un mondo svuotato, silenzioso, e dunque carico di tensione. Esistono giusto il tempo di essere investiti da una luce di taglio, inquadrati da una finestra, sorpresi in una conversazione privata, e poi scompaiono all’interno delle proprie biografie inventate. Nel testo sentiamo arrivare la catastrofe intesa nella sua accezione etimologica di “rovesciamento”, capovolgimento dell’ordinario, una scossa di terremoto che non miete vittime ma che è forte abbastanza da rovesciare il bicchiere di gin. Mel e Teresa, Laura e Nick si ritrovano a fare i conti con i non detti, i sottintesi, le mezze parole, le uscite imbarazzanti, gli atti mancati, nel terrore che qualcosa esploda e al tempo stesso nell’angoscia che tutto continui così – carico di elettricità, privo di risposte, insostenibile. I quattro amici si ritrovano nudi e soli davanti a domande che non hanno il coraggio di rivolgere, chiusi tra le mura di una stanza che la luce del sole sta piano piano abbandonando, in una semioscurità che diventa metafora della loro condizione. Assieme a loro, anche noi che leggiamo – noi che osserviamo – ci ritroviamo spersi, privi di appigli, schiacciati da una penombra densissima che non capiamo bene come sia sopraggiunta”.
E prosegue: “Il teatro d’appartamento è un formato molto peculiare: si entra in una abitazione privata a contatto con oggetti carichi di una storia che non conosciamo, riusciamo magari a percepire qualcosa dalla disposizione dei mobili, dal colore delle piastrelle, dalle fotografie, ma ci sentiamo sempre e comunque degli intrusi, un po’ imbarazzati e un po’ curiosi di saperne qualcosa di più. È lo stesso formato dei racconti di Carver, è la stessa sensazione che proviamo entrando nelle sue case, spiando i suoi personaggi. È la stessa sensazione che vorremmo provassero gli spettatori entrando nell’abitazione privata di una persona, invitati a pensare a quella casa come la casa in cui si svolge la vicenda del racconto, liberi di girovagare con lo sguardo, osservare dettagli, intuire frammenti di vite altrui, per poi incontrare i protagonisti che dialogano tra loro, pronti a farsi carico di interrogativi universali che rimarranno sospesi nel vuoto”.
Materia Prima Festival è a cura di Murmuris, col sostegno e il contributo di Mic – Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, Unicoop Firenze. In collaborazione con In-box, Firenze dei Teatri, Rat – Residenze Artistiche Toscane, Patto per la lettura del Comune di Firenze, Rete delle librerie indipendenti, C.Re.S.Co. coordinamento realtà scena contemporanea; Toscana Terra Accogliente, Accademia Italiana, ISIA Firenze. Nell’ambito della Multiresidenza Creativa Flow insieme a Elsinor – Centro di Produzione Teatrale e Versiliadanza.
CLAUDIO CIRRI
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D’AMORE
produzione Sotterraneo
dall’omonimo racconto di Raymond Carver
regia Claudio Cirri
con Maria Bacci Pasello, Luisa Bosi, Fabio Mascagni, Woody Neri/Claudio Cirri
con il contributo di Fondazione CR Firenze
con il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana, Mic
INFO E PRENOTAZIONI
T. 329 9160071
M. info@materiaprimafestival.com
W. www.materiaprimafestival.com
W. www.murmuris.it
W. www.teatroflorida.it
INGRESSO
Intero 15€
- Di cosa parliamo quando parliamo d’amore @ Federica Toci
- Di cosa parliamo quando parliamo d’amore @ Federica Toci
- Di cosa parliamo quando parliamo d’amore @ Federica Toci
- Raymond Carver
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