Teatro
Scandicci
venerdì 7 Febbraio 2025
Il ritorno del soldato l’unica opera teatrale dello scrittore calabro toscano Saverio Strati al Teatro Aurora
La guerra vista nella sua deflagrante drammaticità non attraverso gli occhi di chi la combatte, ma di chi rimane ad attendere e vive nelle proprie case una battaglia fatta di dolore e speranza. È questo l’aspetto immutato nel tempo, oggi come ieri, su cui si concentra “Il ritorno del soldato”, l’unica opera teatrale dello scrittore calabro toscano Saverio Strati (Sant’Agata del Bianco (Rc) 16/08/1924 – Scandicci (Fi) 09/04/2014), che debutterà, all’ interno della rassegna Aurora di Sera, in prima nazionale il 7 febbraio al Teatro Aurora di Scandicci ore 21:15, produzione della compagnia Il teatro del Carro. Lo spettacolo diretto da Giancarlo Cauteruccio, segna il ritorno del regista a Scandicci in omaggio ad una importante voce della letteratura italiana del Novecento.
La produzione della piéce, che Strati scrisse insieme al dramaturgo Vincenzo Ziccarelli, rientra nel progetto “100Strati,” ideato dal Comitato per le celebrazioni istituito dalla Regione Calabria insieme alla Fondazione Calabria Film Commission, e in collaborazione con la Regione Toscana, la Fondazione Toscana Spettacolo e il Comune di Scandicci, per celebrare nel centenario della nascita lo scrittore – Premio Campiello nel 1977 per “Il selvaggio di Santa Venere” -, sia nella sua terra natale sia in quel la di adozione, dove visse per cinquant’anni fino alla sua morte.
De Il ritorno del soldato era già andato in scena al Teatro Studio di Scandicci nel 2009 un primo studio, sempre firmato da Giancarlo Cauteruccio, alla presenza dell’anziano autore particolarmente emozionato, nel pieno della mobilitazione da parte di intellettuali, giornalisti e istituzioni per sostenere la richiesta della Legge Bacchelli in favore di Strati, beneficio decretato dal Consiglio dei Ministri a fine 2009. Autore di innumerevoli romanzi e racconti, tradotti in varie lingue, e di 5000 pagine inedite tra diario e racconti, Strati ha reso protagonisti i poveri, raccontandoli attraverso una nuova lingua scritta importata dalla lingua parlata, e osservando dai paesaggi dell’Aspromonte l’antico mito del Mar Jonio.
Il nuovo allestimento di questa opera teatrale nasce ora, a sedici anni di distanza da quel primo studio, in occasione delle celebrazioni centenario della nascita dello scrittore ed è prodotto dalla compagnia Teatro del Carro di Badolato (Cz), da sempre attenta alle opere di quegli autori calabresi che hanno saputo portare la loro creatività fuori dai confini della loro terra.
Giancarlo Cauteruccio ne firma anche l’adattamento, le scene, e le luci. In scena quattro talentuosi attori calabresi, Laura Marchianò (nel ruolo della Madre), Stefania De Cola (in quello della Sposa), Salvatore Alfano (il Cognato) e Francesco Gallelli (il Reduce), le musiche originali sono dei giovani musicisti Vincenzo Maria Campolongo e Marco Carbone.
Lo spettacolo si avvale della preziosa collaborazione artistica e voce off di Anna Maria De Luca, fondatrice insieme a Pino Michienzi del Teatro del Carro, la scenografia video e le elaborazioni digitali sono di Nino Cannatà, il prologo originale è scritto da Anna Giusi Lufrano, mentre la cura organizzativa e la direzione produttiva sono di Luca Maria Michienzi.
Note di regia
Più dei riferimenti agli scenari di guerre vicine e lontane, più dell’evocazione delle linee del fronte, al testo di Saverio Strati e Vincenzo Ziccarelli emerge con prepotenza la dimensione fisica ed emotiva della restituzione di una presenza, della riesumazione della memoria, del ritorno di chiunque sia stato strappato alla propria casa. Il ritorno. La storia della letteratura occidentale si apre con un poema che prelude a una serie innumerevoli di ritorni, quello verso la “petrosa Itaca” di Ulisse, quello alle regge arcaiche degli altri sovrani achei, quello di Enea che, pur essendo un viaggio, è un “ritorno” verso il desiderio di una patria. È quello che gli studiosi definiscono il ciclo epico del “nostos”. Tutti soldati che tornano a casa, quando tornano, per trovare le braccia aperte di mogli e madri in lacrime, oppure il letto nuziale usurpato. Il Novecento italiano ha ripreso questa mitologia, tutta umana e dolorosa, del ritorno, da Pavese a D’Arrigo, a Saverio Strati che in questo suo inoltrarsi nella scrittura teatrale, al fianco di Ziccarelli, chiama in causa tutte le tensioni, i dolori e le speranze che si annodano intorno all’assenza di un soldato. Viste dagli occhi di chi rimane a casa, tutte le guerre si somigliano, e così ho immaginato una scena neutra per questo allestimento, un interno che non si riferisce a un tempo preciso ma esalta la dimensione umana dei singoli personaggi così profondamente indagata dagli autori. Non ci sono né una data né un luogo a fornire le coordinate di questo “gruppo di famiglia”, riunito intorno a un tavolo. Solo la lingua, un flusso continuo di parole e di toni che definisce i personaggi nei loro destini irrevocabili: la madre, il figlio, la nuora moglie del soldato disperso. È un reduce, il commilitone del giovane disperso, che ne rinverdisce la memoria e le azioni, la paura, il dolore. Ecco le ragioni di una scelta registica volta all’essenziale, determinata dalla volontà di mantenere il più possibile intatte la crudezza delle parole, l’implacabilità delle pause, la durezza dei silenzi. I quattro personaggi abitano la scena rispettando la fissità di un’iconografia pittorica, imbrigliando tutta l’energia nella forza del testo.
(Giancarlo Cauteruccio)
Il testo
Pubblicato in prima stesura negli anni ’80 sulla Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, “Il ritorno del soldato” stimola Saverio Strati e il suo amico drammaturgo cosentino Vincenzo Ziccarelli a creare una drammaturgia, seppure apparentemente semplice, che portasse alla luce criticità, contraddizioni ed emergenze della contemporaneità, sollevando interrogativi universali. La guerra innanzitutto, che ancora oggi deflagra, insinuandosi nell’immaginario comune. Nell’opera, Strati decide di parlare della guerra, così come ha fatto per la fame, la povertà, il dolore, raccontandola attraverso una semplice famiglia del sud. Una famiglia con le sue convenzioni e i suoi valori sentimentali. Amore, onore, attesa, dolore, vergogna. Tutto ruota intorno alla figura della madre, che regge il sistema familiare meridionale. L’intrecciarsi e il confliggere del dedalo di sentimenti dei quattro protagonisti, fa ruotare l’intera struttura del testo intorno alla problematica dell’attesa. Sul limitare di questa sospensione, nell’aspettativa di un ritorno, di una nascita, di una soluzione che non può arrivare dalla volontà degli uomini, emergono gli eterni drammi che rendono irrisolta, sublime e dolorosa, la storia di ogni partenza, di ogni desiderio, di ogni lontananza. La guerra di Strati e Ziccarelli può aiutarci ancora, poiché in un piccolo tema come quello interno all’opera, sono racchiusi i temi universali dell’uomo che vive anche in questo momento la tragedia delle guerre.
Sinossi
Gruppo di famiglia in un interno. La scena è la casa, la stanza, l’ambiente chiuso ma sconfinato da uno scenario dinamico/mnemonico/digital video. Quattro i personaggi: la madre del soldato, la moglie del soldato, il fratello del soldato, il reduce amico del soldato. L’Assente è un giovane partito per una guerra senza luogo, fino a disperdersi nel deserto, spinto da oscuri presentimenti. Potrebbe trattarsi di una delle guerre della nostra contemporaneità, svelando l’intenso sentire dell’autore che raccoglie le tensioni e i drammi taciuti del pianeta, e quasi presagendo i tempi futuri. L’assenza, la solitudine, la pressione inevitabile del desiderio d’amore induce la giovane Sposa del soldato ad innamorarsi del Cognato, ma questo amore imprevisto, proibito, segreto, viene svelato da una gravidanza. È la Madre dell’Assente (il soldato) il personaggio cardine, figura più tragica e complessa, l’ago della bilancia, che rivela nello svolgimento dell’opera forti sentimenti e forte modernità, comprensione per l’altra donna, anch’essa moglie e futura madre, desiderio della vita nuova che il nascituro porterà e un incondizionato amore per entrambi i suoi figli, l’assente e il presente.
Dopo il debutto in Toscana, Il ritorno del soldato sarà programmato in Calabria dove la prima regionale si terrà il 26 e il 27 marzo al Teatro Rendano a Cosenza, per poi replicare al Teatro Cilea a Reggio Calabria, al Teatro Politeama a Catanzaro, al Nuovo teatro di Crotone e al Teatro Gentile di Cittanova (Rc), in attesa di definizione la data al Nuovo teatro di Vibo Valentia.
Prima Nazionale 7 febbraio ore 21:15
Il ritorno del soldato
Teatro Aurora, via San Bartolo in Tuto, 1 – Scandicci
Biglietti intero € 10
ridotto € 5 (scuole e abbonati 2025)
Prevendite online e altri punti vendita
Punti vendita circuito BoxOfficeToscana (055 210804 e www.boxofficetoscana.it)
I biglietti si possono acquistare anche al botteghino la sera dello spettacolo dalle ore 19:30
Inizio spettacolo ore 21:15
info
Gli autori
SAVERIO STRATI
(Sant’Agata del Bianco 1924 – Scandicci 2014), di famiglia contadina, compì i primi studi da autodidatta iscrivendosi, successivamente, alla facoltà di lettere di Messina dove conobbe Giacomo Debenedetti che lo incoraggiò a scrivere. Lasciata la Calabria per Firenze, e poi emigrato per diversi anni in Svizzera, dal 1964 si trasferì definitivamente in Toscana, a Scandicci. Esordì per Mondadori col volume di racconti “La marchesina” (1956), cui seguirono, per lo stesso editore, molti altri romanzi di successo, tra i quali: “La Teda” (1957), “Tibi e Tàscia” (1959), “Mani vuote” (1960), “Il codardo” (1970), “Noi lazzaroni” (1972), “Il selvaggio di Santa Venere” (1977, Premio Campiello), “La conca degli Aranci” (1986), “L’uomo in fondo al pozzo” (1989). “Il diavolaro” uscì nel 1979. Dal 2019 la casa editrice Rubbettino ha preso a ristampare le sue opere e nel 2021 ha pubblicato postumo l’inedito “Tutta una vita”.
VINCENZO ZICCARELLI
(Cosenza 1935 – 2014) è stato un giornalista, un politico e autore di importanti opere teatrali. Ha ideato e condotto programmi radiofonici, come Zumpacachiova (1978), per Rai Radio 3. Presidente della Provincia di Cosenza dal 1975 al 1980, ha fondato il Consorzio teatrale calabrese (successivamente Teatro Stabile di Calabria). Le sue opere teatrali sono state rappresentate, oltre che in Calabria, in circuiti teatrali di livello nazionale, con la partecipazione di attori e registi di primo piano. Gli “Impotenti”, romanzo dei sentimenti e dei fallimenti di un promettente giovane calabrese, scritto nel 1963 e pubblicato da Pellegrini nel 1967, si ripropone oggi alla lettura per la sua drammatica attualità. Altro suo romanzo, antecedente di un paio d’anni nella scrittura, è “La quarantena”, edito a Roma nel 1967. Il suo teatro, raccolto in buona parte dalle edizioni milanesi “Sipario”, ha visto la luce qualche anno fa. Comprende: “Un caso di morte apparente”, “Sogno d’ubriaco”, “Francesco e il Re”, “Signori, la Mafia!”, “Scanderbeg furore di libertà”, “Volevo conoscerti meglio”, “La casa di pietra”, “Prova d’autore in cerca di personaggi”, “La coppia scoppia”. In collaborazione con Saverio Strati ha scritto e rappresentato il dramma, di forte sapore classico, “Il ritorno del soldato”. “Cristina ‘a spedesa”, vista negli anni ’70 al Rendano di Cosenza da oltre 50.000 spettatori, replicato nel 1974 per una settimana al Piccolo Eliseo, è il primo lavoro in dialetto calabrese rappresentato a Roma.
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Il ritorno del soldato1-Luna Loi
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Il ritorno del soldato -Luna Loi
Fonte: Ufficio Stampa
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