Cultura Firenze

da mercoledì 24 Giugno 2020 a domenica 4 Ottobre 2020

Gli antichi manoscritti rubati tornano alla luce in una mostra delle Gallerie degli Uffizi

Un tesoro di sapere, arte e devozione, prima rubato e poi ritrovato: sono libri antichi e preziosi come il minuscolo Ufficio dei Morti appartenuto a Papa Leone X de’ Medici, i grandissimi corali, le pergamene finemente illustrate e decorate dai alcuni dei più grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento. La mostra “Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri” organizzata dalle Gallerie degli Uffizi comprende circa quaranta opere, recuperate dopo il furto da questo speciale comando dell’Arma. I manoscritti e le singole pagine miniate in mostra attraversano la grande stagione di produzione libraria dell’Italia centrale dal Duecento al Cinquecento: provengono da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e Pistoia, e le miniature sono opera di artisti importantissimi come il Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, che malgrado sia ancora anonimo era a capo della bottega più attiva in Toscana nell’ultimo quarto del XIII secolo; Pacino di Buonaguida (uno dei primi e più dotati tra i seguaci di Giotto); fino ad Attavante degli Attavanti e Gherardo e Monte di Giovanni, illustratori di libri di fama internazionale ai tempi di Lorenzo il Magnifico.

La bellezza e il pregio delle opere esposte non è la sola attrazione di questa mostra: la sua spettacolarità sta nella storia dei furti e dei recuperi di cui è protagonista ogni volume, ogni singola pagina, ogni miniatura ritagliata. Tra queste i corali provenienti dal convento dei Minori Osservanti di San Lucchese a Poggibonsi, oggetto di ben due furti, negli anni Trenta del ‘900 e poi di nuovo nel 1982; gli oltre venti volumi dell’abbazia benedettina di Montemorcino in Umbria che, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano, vennero rubati nel 1975; l’Ufficio dei Morti di Leone X de’ Medici, prezioso ed elegante come si conveniva a quel papa, raffinato intellettuale. La rassegna non esclude le opere sfregiate, le pagine da cui sono state ritagliate le miniature, i fogli strappati dai codici, ed è quindi un’occasione per pensare al furto di questi manufatti non solo come a una sottrazione di un bene comune, ma come una violenza che va dritta al cuore della nostra cultura e che attacca i testi, la nostra lingua, le pitture che la decoravano e la spiegavano.

‘PAGINE DIPINTE’: UN LABORATORIO DI TUTELA PER GIOVANI DIFENSORI DELL’ARTE
La realizzazione della mostra è dovuta a storici dell’arte, specializzandi e dottorandi di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Firenze, sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, una dei massimi esperti della materia. Particolarmente in un campo complesso come lo studio dei volumi (codicologia) e delle loro decorazioni, è indispensabile che il lavoro anti crimine dei Carabinieri si avvalga di precise competenze specialistiche, come in questo caso: ogni miniatura o libro antico recuperato deve poter essere ricondotto al contesto di appartenenza, ed è in questo ambito che un drappello di giovani studiosi ha costruito l’esposizione di Palazzo Pitti. E la concretezza, l’importanza dei risultati da loro raggiunti non saranno legate soltanto all’occasione temporanea della mostra: il loro lavoro include infatti il censimento di tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della Banca Dati dei Carabinieri una messe di informazioni aggiornate, essenziali alle investigazioni in corso e a quelle future.

VIGNETTE INTERATTIVE PER SCOPRIRE I CODICI MINIATI
Storie di pagine dipinte ha anche un particolare corredo infografico: sette disegni della nota illustratrice Vanna Vinci, resi interattivi mediante una tecnologia touch, che presentano ai visitatori, in modo chiaro e accattivante, i luoghi e i protagonisti delle storie che la mostra ricostruisce: copisti, miniatori, religiosi e, da ultimo, i ladri e le forze dell’ordine.
Le Gallerie degli Uffizi – commenta il direttore Eike Schmidt – hanno all’attivo molte collaborazioni e progetti con istituti di ricerca, in Italia e in Europa. Il gruppo dell’Università di Firenze diretto da Sonia Chiodo è un esempio di applicazione pratica dello studio, in questo caso con un altissimo valore civico. Possiamo dire che si è trattato di un vero e proprio “laboratorio di tutela”, in cui i giovani studiosi e la loro valorosa professoressa hanno affiancato l’Arma dei Carabinieri, insieme ai funzionari e agli assistenti degli Uffizi, raggiungendo un risultato che non solo si traduce oggi in una mostra bella e sofisticata, ma che durerà nel tempo. A questi ragazzi abbiamo affidato un compito delicatissimo, e loro l’hanno svolto in maniera egregia”
Il Generale di Brigata Roberto Riccardi, Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale:
“L’avvio di questa mostra è carico di significati importanti. È una luce che si accende alla fine del tunnel, la bellezza che sopravvive all’orrore e torna a rincuorarci. È la traccia di un impegno per la difesa dell’arte che niente e nessuno potrà fermare. È il segno di un’attenzione, quella della direzione degli Uffizi, verso la quale sento di esprimere, a nome di tutti i Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, la più profonda e affettuosa riconoscenza”.

Mostra a cura di Sonia Chiodo

Firenze, Palazzo Pitti, sala delle Nicchie, dal 24 giugno al 4 ottobre 2020

Catalogo Sillabe, 392 pagine prezzo 40 euro

Le carte salvate

Eike D. Schmidt
Direttore delle Gallerie degli Uffizi

Sono trascorsi circa vent’anni da quando i Carabinieri dell’Arte hanno cominciato ad affidare a pubblicazioni e a mostre il compito di illustrare, attraverso le opere recuperate, il risultato del loro lavoro. È un modo efficace per informare i cittadini che l’Arma dei Carabinieri include un reparto specializzato nel contrasto delle attività illecite compiute a danno dei beni artistici del nostro Paese – e non a caso si chiama “Comando Tutela Patrimonio Culturale” – la cui suprema competenza è riconosciuta nel mondo.

La crescente importanza degli aspetti mediatici ha dato alle mostre e ai cataloghi una valen¬za ulteriore: essi sono infatti validissimi strumenti per una diffusione ampia della cultura della legalità e dell’educazione al patrimonio che i Carabinieri, attraverso lezioni e incontri, portano nelle scuole di ogni ordine e grado. Gli impressionanti numeri dei recuperi, in mezzo secolo di vita del Comando Tutela Patrimonio Culturale, sono aumentati negli ultimi anni perché la cosiddetta “diplomazia culturale” ha permesso di rimpatriare molti reperti archeologici, proventi di scavi clandestini nell’Italia Centro-Meridionale, che avevano purtroppo nutrito le raccolte di tanti im¬portanti musei del mondo.

Le mostre finora dedicate al lavoro di questo corpo speciale dell’Arma – e voglio qui ricordare le tre svoltesi agli Uffizi: Il museo ritrovato. L’Arma dei Carabinieri in Toscana al servizio dell’Arte (2005), L’Arma per l’Arte. Aspetti del Sacro ritrovati (2009), La tutela tricolore. I custodi dell’identità culturale (2016) – sono state concepite secondo uno svolgimento cronologico delle opere esposte che seguiva lo sviluppo della produzione artistica dall’antichità ai nostri tempi, esattamente come farebbe un manuale di storia dell’arte ritrovata.

Tra i recuperi sono ancora moltissimi i reperti archeologici, i dipinti, le sculture, le suppellettili, le pagine miniate, che per vari motivi non sono mai stati esposti e che meriterebbero di essere studiati, in vista di una eventuale ricollocazione permanente o esposizione temporanea. Essi potrebbero essere utili per affinare gli strumenti della ricerca, per vedere dal vivo materiali, tec¬niche, per arrivare a ricomporre insiemi e serie, per suturare le ferite che scavi clandestini e furti hanno procurato al corpo del nostro patrimonio e della nostra cultura artistica.

A partire da queste riflessioni, alle Gallerie degli Uffizi è nato il progetto per Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri. Dedicata a un settore molto complesso del nostro pa¬trimonio, questa mostra originale e raffinata è portatrice di un messaggio potente: le immagini messe in salvo denunciano in modo esemplare la violenza ignorante e il bieco mercantilismo che ha straziato i manoscritti antichi, testimoni e simboli della cultura universale. Con il loro recupero e con lo studio, quelle ferite possono essere, almeno in parte, sanate.

Il settore dei codici miniati e del patrimonio librario della Chiesa è reso oggi più vulnerabile dalla chiusura di molti edifici di culto e dalla drastica diminuzione delle vocazioni, che ha privato monasteri, conventi e chiese del loro naturale presidio. Si è venuta a creare, sul fronte della tutela, un’indubbia emergenza cui la Chiesa cerca di far fronte tra molte difficoltà, promuovendo campa¬gne di catalogazione e censimento, cercando di indirizzare l’operato del clero verso la salvaguardia delle opere d’arte, avvalendosi della collaborazione dei Carabinieri che, insieme alla Conferenza Episcopale Italiana, hanno approntato una sorta di prontuario sulle misure di sicurezza necessarie per i beni ecclesiastici.

Per la realizzazione di questa mostra sono stati messi al lavoro giovani storici dell’arte, specia¬lizzandi e dottorandi, che hanno impiegato per lo scopo il loro seminario annuale di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Firenze, sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, cui va la mia più profonda riconoscenza anche per aver condiviso un’occasione didattica così fruttuosa e importante. Si è inteso creare una sorta di “laboratorio di tutela”, dove gli studenti hanno avuto una concreta opportunità di formazione professionale, soprattutto riguardo alle azioni necessarie per coadiuvare, da tecnici, le attività di polizia giudiziaria che portano al riconoscimento e recupe¬ro delle opere trafugate. Motivati dalla concretezza dell’esercizio proposto, essi hanno esaminato e schedato direttamente, recandosi in loco, i vari gruppi di codici e miniature; tra i loro compiti, niente affatto semplici, vi è stato anche quello di censire tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della Banca Dati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale una messe di informazioni aggiornate, essenziali alle investigazioni in corso e a quelle future.

Le opere esposte – tutti manoscritti liturgici dal Duecento al pieno Cinquecento – provengono da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e Pistoia. Di ogni nucleo si mostrano volumi e singole pagine rubate e recuperate. In mostra è esposto il “bottino” ritrovato di un enorme furto perpetrato negli anni Ottanta del secolo scorso a Pistoia, quando oltre duecento pagine vennero asportate da una serie di libri liturgici appartenuti ai frati di San Francesco al Prato e miniati nella bottega del Maestro di Sant’Alessio in Bigiano. Questo artista, ancora anonimo, fu a capo della bottega più attiva in Toscana nell’ambito della decorazione libraria e il suo stile pone le basi per la grande stagione che seguirà, tra Firenze e Siena.

La miniatura fiorentina del Trecento è ben rappresentata in mostra dalle pagine dei corali li¬turgici un tempo nella chiesa di Santo Stefano al Ponte, a pochi passi dagli Uffizi e oggi conservati a Montepulciano. Artisti del calibro di Pacino di Bonaguida (insieme ai suoi collaboratori) trasferi¬scono nelle loro illustrazioni la straordinaria modernità del linguaggio giottesco, e la storia di Santo Stefano per episodi, nelle pagine qui esposte, diventano così un itinerarium mentis in Deum accostan¬te e alla portata di tutti, guida alla preghiera prima ancora che ornamento estetico.

A Siena guarda invece l’autore delle miniature trecentesche dei Francescani di Colle di Val d’Elsa, mentre si collocano in ambito fiorentino le pagine ritagliate dai corali della pieve di Castelfiorentino, oggetto del recupero più recente in ordine di tempo. Sono francescani anche i corali, ora a Colle di Val d’Elsa, che in origine si trovavano nel convento dei Minori Osservanti di San Lucchese a Poggibonsi. Questi volumi sono stati oggetto nel secolo scorso di ben due furti, negli anni Trenta e poi di nuovo nel 1982; essi testimoniano dell’elegantissi¬ma produzione artistica libraria e dell’arte miniatoria fiorita a Firenze nell’ultimo quarto del Quattrocento, in piena stagione laurenziana, grazie alle botteghe di Attavante degli Attavanti e di Gherardo e Monte di Giovanni. Oggi restano pochi fogli integri e tanti fogli con i “buchi”, nei casi in cui i ladri abbiano avuto la pazienza (e il tempo) di ritagliare le iniziali miniate, invece di asportare interamente la pagina. Una “fortuna” – e siamo consapevoli di come il termine, in questo contesto, suoni sconcertante – per chi si deve occupare del recupero, poiché le pagine tagliate conservano elementi fondamentali per accertare la provenienza di frammenti individuati sul mercato o nei cataloghi di collezioni. Tragica e rocambolesca infine la vicenda dei corali dell’abbazia benedettina di Montemorcino, presso Perugia. Oltre venti libri dell’antico complesso umbro, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore presso Asciano, casa madre degli Olivetani, vennero rubati nel 1975. Nella fuga, i ladri gettarono via le pesanti legature antiche con i piatti in legno rivestiti di cuoio, poi nascosero sotto un mucchio di letame le parti superstiti, con l’intento di tornare a prenderli successivamente. I Carabinieri riuscirono a trovarli in tempo e a rintracciare anche le legature di cui gli autori del furto si erano disfatti, purtroppo con danni enormi. I volumi erano stati infatti sciolti, gruppi di fogli buttati via, le pagine miniate nel frattempo disperse sul mercato antiquario internazionale dove sono massicciamente ricomparse negli anni Duemila. Identificarle, individuare il volume di provenienza, infine dimostrare tutto ciò ai fini del recupero da parte dell’autorità giudizia¬ria è stato un compito arduo. Se oggi possiamo apprezzare in pieno il valore di questa serie, dovuta a miniatori umbri influenzati da Pinturicchio e Perugino, è merito degli investigatori che li hanno riportati al loro posto, nell’abbazia di Monte Oliveto quietamente adagiata fra le nebbie e i cipressi della campagna senese.

Il percorso espositivo si conclude con un ritorno a casa eccellente, e particolarmente significa¬tivo per Firenze, in questa rassegna l’unico recupero a beneficio di un privato: si tratta del prezioso Ufficio dei Morti di Leone X Medici. In catalogo la raffinata decorazione del volume è per la prima volta oggetto di uno studio approfondito, che ricostruisce la bottega romana responsabile, poco dopo l’elezione nel 1513 di Giovanni di Lorenzo de’ Medici al soglio pontificio, della realizzazione di questo e di altri libri appartenuti al primo papa di Casa Medici.

Con questa mostra le Gallerie degli Uffizi intendono celebrare lo straordinario e capillare la¬voro dei Carabinieri. A rappresentarli tutti, ringrazio il Comandante Generale dell’Arma, Generale di Corpo d’Armata Giovanni Nistri, e il Generale di Brigata Roberto Riccardi, da poco insediato al Comando del Reparto Tutela Patrimonio Culturale, insieme a tutti i suoi predecessori e ai suoi uo¬mini sempre presenti al nostro fianco.

Mi auguro che la virtuosa collaborazione tra diverse Istituzioni e questo nostro “laboratorio di tutela” possano svilupparsi ulteriormente ed essere oggetto di future attenzioni e investimenti per il Comando Tutela Patrimonio Culturale.

Siamo giunti al punto in cui, in nome del Museo Italia, si possono saldare insieme forme alte di specializzazione, per affinare sempre di più le competenze e la passione degli operatori del settore dei Beni Culturali. Ai giovani che hanno collaborato alla mostra, tra i quali speriamo vi siano futuri funzionari dei Beni Culturali, rivolgo perciò un pensiero grato e un sincero “in bocca al lupo!”. La vostra ricerca si è rivelata preziosa per tutti, e quello che in questa circostanza avete sperimentato sarà il cuore del vostro lavoro di domani.

Presentazione

Gen. B. Roberto Riccardi
Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Offrire il mio modesto contributo a quest’opera mi fa piacere per varie ragioni. La prima e più ovvia, legata alla mia appartenenza, è che la mostra organizzata dalla direzione degli Uffizi espone in un pregevole allestimento una significativa teoria di beni recuperati dai Carabinieri, segnatamente quelli della Tutela del Patrimonio Culturale che ho l’onore di dirigere.

La seconda è che trovo l’iniziativa di grande interesse scientifico. L’esposizione approfondisce un ambito della nostra identità che non sempre trova la dovuta attenzione, se non da parte di un pubblico di appassionati e addetti ai lavori. Eppure la pittura ornamentale che decora manoscritti e libri antichi è un segmento prezioso e rilevante della cultura che ci ha generati.

Ben lo sapeva Dante, che nel Canto XI del Purgatorio si rivolge così a Oderisi da Gubbio, considerato fra i massimi miniatori del suo tempo: “Non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?”. L’uomo si schermisce: “ridono di più” le carte del suo rivale, il maestro Franco Bolognese.

Presenti nelle civiltà più remote del mondo allora conosciuto, i fogli miniati hanno accompagnato per secoli il cammino umano, aggraziato strumento documentale e narrativo. Fra un capolettera e una figura si è scritta la storia universale, il minium che dà il nome ai nostri oggetti è stato il rosso di un’energia creativa in continuo movimento.

Dunque non è un caso se il lavoro dei Carabinieri dell’Arte, dal Reparto operativo di via Anicia in Trastevere ai Nuclei ormai dislocati sull’intero territorio nazionale, si è sovente indirizzato al trafugamento delle pagine dipinte. Un compito arduo, proteso al recupero di un materiale difficile da tracciare, poiché elencato in modo frammentario, in casi più fortunati ben catalogato grazie alla diligenza di un priore particolarmente sensibile.
Ne dà testimonianza la ricerca condotta dalla curatrice e dalla direttrice di questo interessante volume, le valenti esperte Sonia Chiodo e Simona Pasquinucci che, con la guida e la fiducia di un superiore di prestigio internazionale come Eike D. Schmidt, hanno ricostruito le vicende di tanti capolavori rubati, restituiti ai loro luoghi e proprietari a seguito delle indagini dell’Arma.

È su quest’ultima frase che voglio soffermarmi. I luoghi che custodiscono i nostri tesori sono sparsi ovunque per il Bel Paese, tanto da far dire che è l’Italia intera il patrimonio da preservare. I proprietari siamo tutti noi, gli abitanti di un museo a cielo aperto che si snoda dall’Etna alle Dolomiti. Noi che sui beni originati dagli antenati vantiamo un concreto diritto di successione.

Benché questa concezione sembri figlia del nostro tempo – è il famoso World Heritage appannaggio dell’Unesco: lo stesso termine per tradurre ‘eredità’ e ‘patrimonio’ – essa era già presente nel Medio Evo, se è vero che il generale Belisario, nella lettera che convinse Totila a non radere al suolo la Città Eterna dopo averla conquistata, scriveva: “L’inveire contro Roma dovrà parere dunque grande ingiuria agli uomini di ogni tempo, in quanto agli avi verrebbe tolto il ricordo della loro virtù e ai posteri lo spettacolo della loro opera”.

Vale la pena inquadrare il contesto. Il re degli Ostrogoti nel dicembre 546 aveva espugnato la Capitale dopo undici anni di aspri combattimenti, riuscendo ad avere ragione di Belisario solo per via della carenza di soldati e risorse a sua disposizione. Poiché però nuove truppe bizantine si approssimavano da oriente per riprendere Roma, Totila ne minacciò la distruzione per costringerle a desistere, trattando le meraviglie dell’Urbe al pari di un ostaggio.

Riparto da qui perché è sempre questo il campo su cui si gioca la partita, dal furto del Palladio agli scavi tecnologici dei moderni tombaroli. Considerare un’opera non per il suo valore artistico e storico ma per un tornaconto, o un potere di ricatto, è ancora oggi il pane che nutre i predoni dei beni culturali.
Nel tempo il saccheggio ha assunto spesso i contorni di una profanazione, andando a spogliare le sedi più sacre per le genti, quelle del culto religioso. Neppure il monito del Cristo sulla croce, raffigurato nelle sculture e le pale d’altare che adornano le Chiese, è bastato a fermare i ladri, che – lo leggeremo nelle storie a seguire – si sono più volte impossessati di mirabili libri liturgici.

Finché ci sarà chi attenta ai nostri valori, servirà qualcuno che s’incarichi di difenderli. Noi esistiamo dal 1969, quando si formò il primo Nucleo voluto per onorare l’articolo 9 della Costituzione: “(La Repubblica) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Esisteremo in futuro e saremo sempre più determinati a proteggere ciò che non può essere lasciato alle brame dei peggiori. È una promessa, se ne fossi capace la fermerei su di un foglio miniato.

SCHEDA TECNICA

ENTI PROMOTORI
Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
Gallerie degli Uffizi
Firenze Musei

TITOLO DELLA MOSTRA
Storie di pagine dipinte
Miniature recuperate dai Carabinieri

SEDE ESPOSITIVA
Palazzo Pitti, Firenze

PERIODO DELLA MOSTRA
24 giugno – 4 ottobre 2020

Direttore delle Gallerie degli Uffizi
Eike D. Schmidt

Divisione Operativa
Maurizio Catolfi, coordinatore
Divisione Curatoriale
Simona Pasquinucci, coordinatore
Divisione Tecnica
Chiara Laura Tettamanti, coordinatore
Divisione Amministrativa
Silvia Sicuranza, coordinatore
Segreteria del Direttore
Monica Alderotti, Alberica Barbolani di Montauto, Veruska Filipperi, Alejandra Micheli, Chiara Toti, Maria Zaffalon
Coordinamento scientifico delle mostre
Alessandra Griffo
Dipartimento per l’Educazione
Silvia Mascalchi, coordinatore
Dipartimento Informatica e Strategie Digitali
Gianluca Ciccardi, coordinatore
Dipartimento Catalogazione e Digitalizzazione del Patrimonio e Dipartimento Fotografico
Valentina Conticelli, coordinatore
Dipartimento Legale e Dipartimento Permessi, Concessioni e Servizi aggiuntivi
Alessandra Vergari, coordinatore
Dipartimento Logistica Opere d’Arte
Antonio Russo, coordinatore

Cura della mostra
Sonia Chiodo

Direzione della mostra
Simona Pasquinucci
Prestiti e Registrazioni
Sabrina Brogelli, Monica Fiorini

Progetto dell’allestimento e Direzione dei lavori
Mauro Linari
Collaborazione tecnica
Paola Scortichini
Impianti sicurezza
Claudia Gerola
Realizzazione dell’allestimento
Opera Laboratori Fiorentini – Civita
Yuri Bigozzi

Infografica in mostra
A cura di Sonia Chiodo e Simone Falteri
Illustrazioni
Vanna Vinci

Produzione e gestione della Mostra
Opera Laboratori Fiorentini – Civita

Comunicazione della mostra a cura di
Opera Laboratori Fiorentini – Civita
Coordinamento, promozione e relazioni esterne
Opera Laboratori Fiorentini – Civita
Mariella Becherini
Ufficio stampa
Opera Laboratori Fiorentini – Civita
Andrea Acampa, tel. 055 290383, cell. 348 1755654, a.acampa@operalaboratori.com
Tommaso Galligani, cell. 349 4299681, t.galligani@operalaboratori.com
Catalogo
Sillabe
a cura di
Sonia Chiodo

SERVIZI MOSTRA

ENTI PROMOTORI
Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
Gallerie degli Uffizi
Firenze Musei

TITOLO DELLA MOSTRA
Storie di pagine dipinte
Miniature recuperate dai Carabinieri

SEDE ESPOSITIVA
Palazzo Pitti, Firenze

PERIODO DELLA MOSTRA
24 giugno – 4 ottobre 2020

CONFERENZA STAMPA E INAUGURAZIONE
Martedì 23 giugno ore 11
Sala Bianca di Palazzo Pitti

PREZZO BIGLIETTO
Biglietto intero € 16.00; ridotto € 2.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni;
gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti iscritti all’Ordine Italiano dei Giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea, insegnanti italiani con contratto a tempo determinato e indeterminato in servizio presso una scuola pubblica o paritaria

ORARIO
martedì – domenica ore 8.15 – 13.30; la biglietteria chiude alle 12.30
Chiuso il lunedì

SERVIZIO DIDATTICO PER LE SCUOLE
Visita guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di € 3.00 ad alunno.
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.294883

SERVIZIO VISITE GUIDATE
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383
e-mail firenzemusei@operalaboratori.com

SITO WEB: www.uffizi.it

Didascalia:
Fig. 9
Corale K
Secondo Maestro dei corali di Montemorcino (Tommaso di Mascio Scarafone?)
Antifonario notturno del Proprio del Tempo dall’Ascensione al Corpus Domini
Foglio con iniziale I (Immolabit) con l’Elevazione dell’Eucarestia, particolare tempera e oro su pergamena 1500-1510 circa
Monastero di Monte Oliveto Maggiore, Asciano (Siena)

Fonte: Ufficio Stampa

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