Cultura Arezzo
sabato 15 Marzo 2014
Gianrico Carofiglio al Giardino delle Idee di Arezzo per presentare il suo “Il bordo vertiginoso delle cose”
Sabato 15 marzo 2014 con inizio alle ore 17.00 ospite del Giardino delle IDEE nella magica cornice del Teatro Vasariano di Piazza Grande in Arezzo, con ingresso libero e gratuito, sarà lo scrittore pluripremiato Gianrico Carofiglio per la presentazione del romanzo, ai vertici delle classifiche di vendita da alcuni mesi, “Il bordo vertiginoso delle cose”.
Il bordo vertiginoso delle cose ossia quel bordo su cui ogni essere umano cammina fragile a se stesso e al mondo circostante.
Ad introdurre e moderare l’incontro Barbara Bianconi con le domande e le sollecitazioni di Andrea Avato.
“Molte immagini affollano questo bellissimo libro – esordisce Barbara Bianconi – un libro intenso, originale poiché in fondo chi di noi non ha mai davvero pensato, almeno per una volta, di essere dalla parte opposta alla propria vita?”
Nel romanzo si raccontano infatti vari anni della vita di Enrico, alternando capitoli numerati progressivamente, che in seconda persona narrano la sua storia attuale, a capitoli intitolati semplicemente “Enrico” in cui ci si tuffa nella sua adolescenza e in cui egli parla in prima persona.
Ed è significativo l’utilizzo della seconda persona singolare da parte di Enrico per renderci partecipi del suo presente, quasi a volersi guardare allo specchio per vedersi realmente mentre si muove, e vive, del tutto al rallentatore.
Quasi a voler prendere le distanze da ciò che è davvero diventato, dopo l’essere stato ragazzo.
Prova ne è che spesso chiede alle persone che incontra “ma tu come mi vedevi allora?”, cercando di trovare così conferma che l’immagine riflessa in quello specchio sia proprio quella di quel ragazzo diventato ormai uomo.
Già, ma cosa è diventato Enrico, nei suoi primi quarantotto anni di vita?
L’opportunità di tornare nei suoi luoghi natii gli è data per caso, mentre, facendo colazione una mattina, legge distrattamente un articolo di cronaca nera al bar.
Ed è per caso che, tornando a Bari, ripercorre emotivamente tutta la sua adolescenza.
Lì, infatti, è nato e ha vissuto sino ai suoi diciannove anni, prima di trasferirsi definitivamente a Firenze.
Enrico, uno scrittore diventato famoso con il suo primo romanzo, è ora davanti a se stesso e al suo fallimento sentimentale e lavorativo.
Si ritrova, infatti, a scrivere libri sotto falso nome perché non ha più avuto il coraggio di scriverne uno da sé ed è emotivamente solo, dopo un matrimonio naufragato, senza figli.
Il ritorno a Bari è per lui una rivisitazione della sua emotività, uno scontro con la sua fragilità e una presa di coscienza, cruda e tagliente, del fatto che nulla ci viene concesso gratuitamente nella vita, e che è lecito sbagliare e cadere ma che è doveroso riprendersi perché ciò che perdiamo non tornerà mai più.
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