Cultura Arezzo

sabato 15 Febbraio 2014

Fabio Genovesi ospite del Giardino delle IDEE nella nuova e magica cornice del Teatro Vasariano di Arezzo

Fabio Genovesi sarà ospite del Giardino delle IDEE sabato 15 febbraio 2014 alle ore 17.00 nella nuova e magica cornice del Teatro Vasariano di piazza Grande in Arezzo (ingresso da piazza del Praticino, 6) con ingresso libero e gratuito per la presentazione di “Tutti primi sul traguardo del mio cuore” edito da Mondadori.

Ad introdurre e moderare l’incontro Barbara Bianconi con le domande e gli approfondimenti di Fausto Sarrini.

 

La voce narrante di Tutti primi sul traguardo del mio cuore è Genovesi stesso, che racconta la prima volta in cui, ancora bambino, vide passare il Giro d’Italia in compagnia del mitico zio Aldo.

In quell’occasione si alzò un vento magico: era il vento del gruppo, che arrivava enorme e colorato, innescando un’onda travolgente di emozioni.

Da quel momento il bambino, ammaliato dall’incantamento prodotto da quel fulmineo passaggio di biciclette e magliette variopinte, comincia ad avere un sogno in testa: al Giro d’Italia, un giorno o l’altro, ci andrà da protagonista.

Ma dopo essersi accorto di non essere tagliato per correre con una bici, a malincuore decide di accantonare il suo sogno.

Un giorno, però, quando il bambino Fabio Genovesi è diventato grande e ha ormai quarant’anni, arriva la chiamata che non si aspetta, e che risveglia il sogno dal dimenticatoio in cui è stato riposto.

Il Corriere della Sera gli chiede di partire dietro alla corsa rosa, e di fare una cronaca, tappa per tappa, del Giro d’Italia.

Così cominciano le tragicomiche avventure del novello cronista sportivo, in un coinvolgente tour de force, pieno di allegri e appassionanti colpi di scena, che parte da Napoli, va giù in Calabria e in Puglia, e poi risale su verso la Toscana, e da lì sulle Dolomiti, in Slovenia e in Francia, per arrivare, infine, in una lunga giostra sulle alpi, a Brescia.

Fabio Genovesi è un grande affabulatore che narra le sue storie con naturalezza e semplicità disarmanti.

Attraverso il sapiente e coinvolgente ritmo narrativo, il lettore può immergersi in paesaggi favolosi, luoghi magici e incantevoli di una bellezza indicibile e soverchiante, lungo i quali si addossa la folla festante e variopinta dei tifosi.

Può anche vivere le fughe solitarie avventurose e le volate di gruppo all’ultimo respiro, con i ciclisti accomunati tutti dal sogno di vincere una tappa e tenere almeno per un giorno la mitica maglia rosa, o più semplicemente arrivare alla conclusione alla corsa rosa, non importa in quale posizione.

Il lettore può infine sentirsi partecipe di esperienze e situazioni esilaranti, che provocano un riso contagioso, come l’incontro con il poeta calabro di paese Minno Minnini, o la paradossalità dovuta al fatto di seguire il Giro d’Italia e di perdersi per le strade della Slovenia.

Terminata la lettura ti viene da ripensare a quei ciclisti che sotto un sole cocente che arrostisce la pelle o sotto una neve continua che ghiaccia il naso, la bocca e le mani, soffrono per arrivare alla fine della tappa, e quando ci riescono sono felici.

Per un attimo ti sembra di riconoscere, dietro a quelle sofferenze e a quelle felicità sportive, i tuoi giorni complicati, i tuoi pensieri, i tuoi sogni, i piccoli pezzi della tua vita.

I ciclisti invecchiano.

I ciclisti li consuma la polvere, li scava il sudore, li cuoce il sole e li secca il freddo.

Vengono giù per tornanti a strapiombo sul nulla, così veloci che le auto prima di loro devono partire con grande anticipo, altrimenti i ciclisti le riprendono.

In bici riprendono le auto.

E non c’è doping che aiuti in discesa.

Il Giro D’Italia è quindi una dei pochi eventi nel nostro paese capace di unire le generazioni.

E il ciclismo è forse l’unico sport che ha mantenuto una vena romantica.

Tutti primi sul traguardo del mio cuore è un libro che mescola ruvidezza e tenerezza, meraviglia e malinconia, in altre parole la straordinarietà del quotidiano.

E’ anche una sorta di diario parallelo che, pur non perdendo mai di vista l’andamento della gara, si perde in rocambolesche avventure stradali – come quella appunto che vede Fabio ed Enzo smarriti in un imprecisato punto tra l’Italia e la Slovenia – e incontri tra il mitologico e il surreale: da quello con Il Diavolo di Tashkent, campione assoluto della pista e idolo dell’autore, a quello con Mimmo Minnini, di cui google non riporta alcuna traccia ma che un assessore calabrese assicura essere uno dei più grandi poeti ancora viventi.

Un racconto a più protagonisti che, tra tante emozioni – inclusi l’hotel di Napoli in cui dormì John Fante e l’aquila avvistata nella 20ma tappa Silandro-Tre Cime di Lavaredo – e qualche delusione, come il micro-monumento al gigante Rocky Marciano scovato in una rotonda di Ripa Teatina, suo paese natale, porta al traguardo tutta la passione di Fabio Genovesi per il ciclismo.

Una forza alchemica, irresistibile.

 

Fonte: La Fabbrica delle Idee

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