Spettacoli Fucecchio
da martedì 24 Giugno 2014 a venerdì 27 Giugno 2014
Earth Wind & Fire Experience feat Al McKay e Vinicio Capossela con la Banda della Posta: primi concerti in prevendita per Marea 2014
Dal 24 al 29 giugno Fucecchio apre di nuovo le porte al Marea Festival, sei serate di musica, teatro e cultura nella tradizionale cornice della Buca del Palio. Mancano ancora un po’ di giorni all’inizio ufficiale della manifestazione, ma si sta già delineando la line up definitiva. In attesa dell’uscita del programma completo, ecco i concerti già in prevendita al Box Office e on line su www.boxol.it:
24 GIUGNO , ore 22
Buca del Palio, Viale Fratelli Rosselli, Fucecchio (Firenze)(25 €)
Earth Wind & Fire Experience feat Al mcKay
“Earth Wind & Fire Experience feat Al mcKay” è il progetto di Al McKay, chitarrista storico della band. Al McKay, che è stato protagonista fondamentale degli anni d’oro degli EW&F (i quali, dopo la sua uscita, non hanno più avuto lo stesso sound), in questo concerto riporta in scena il repertorio storico della formazione.McKay (nato a New Orleans nel 1948) prima di legare il proprio nome agli EW&F aveva fato parte delle band di Ike e Tina Turner, Sammy Davis Jr., Isaac Hayes.Durante la sua permanenza negli EW&F, fu artefice del tipico suono della band, nonché autore di diversi brani di enorme successo, come September.La band guidata dall’ ex chitarrista dei mitici Earth Wind & Fire è una macchina sonora di notevole impatto emotivo in cui carisma e perizia strumentale del leader sono assecondate da alcuni dei migliori esponenti della black music.
27 GIUGNO , ore 22
Buca del Palio, Viale Fratelli Rosselli, Fucecchio (Firenze)(15 €)
Vinicio Capossela e la Banda della Posta
“Musica per sposalizi”
Un progetto che si basa sulle radici della musica popolare italiana, quella dei matrimoni degli anni 50 nel sud italia, per la precisione in Irpinia, la Heimat di Vinicio Capossela. Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Una specie di eucarestia in cui la nuova coppia veniva ingerita dalla comunità che gli si stringeva intorno avvolgendola di stelle filanti nell’ultimo, infinito ballo dei “ziti” (che così si chiamano tanto gli sposi quanto la pasta). La musica aumentava vorticosamente di ritmo fino ad assorbire la coppia che finiva per girare avvolta come uno spiedo in una girandola colorata di fili di carta. A quel punto era digerita e pronta per generare e rinnovare la comunità.
Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a “sponzare” le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell’Italia degli anni ‘50, ‘60, e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stato la principale occasione di musica, incontro e ballo. Poi le tastiere elettroniche hanno preso il sopravvento e gli sposalizi sono diventati matrimoni. L’aria condizionata è entrata in un altro genere di ristorazioni in cui la musica è diventata una specie di dessert più parente del liscio che dell’epoca mitica dei mantici, dei violini e delle farfisa.
A Calitri, in alta Irpinia, negli anni in cui è esistita una comunità, che è poi finita frantumata nelle migrazioni che sono state il sangue vivo dello sviluppo, questa comunità si è rinnovata e celebrata in un luogo cardine del paese: la “casa dell’Eca”. Nei racconti della mia infanzia si è trasformata in “casa dell’Eco”. La casa dove nasceva l’eco. Eco della musica, degli schiamazzi, delle burle, delle feste, luogo del pantheon dei personaggi mitici che fanno una comunità in cui si viene ribattezzati e realmente ri-conosciuti, nel soprannome che la comunità stessa impone, in luogo della chiesa.
Qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell’epoca aurea non priva di miseria, ha preso l’abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Avevano l’aria di vecchi pistoleri in paglietta. A domandargli cosa facessero appostati davanti a quell’ufficio postale, rispondevano che montavano la guardia alla posta, per controllare l’arrivo della pensione. Quando l’assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere a ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature.
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