Firenze

da giovedì 8 Maggio 2014 a domenica 18 Maggio 2014

“AttoRitratto. Opera scenica”: nuova installazione di Marco Bagnoli alla Stazione Leopolda per “Fabbrica Europa”

Dopo No More Excuse, l’installazione di Maurizio Nannucci, Fabbrica Europa si appresta ad accogliere un nuovo progetto site specific nella grande navata della Stazione Leopolda. Si tratta di un percorso ideato e curato da Sergio Risaliti per Fabbrica Europa e dedicato a protagonisti dell’arte internazionale che si cimentano con le dimensioni straordinarie dell’ambiente, con opere che affrontano il tema dell’interdisciplinarietà dei linguaggi e delle tecniche, quello dell’architettura e dello spazio pubblico, in sintonia con la linea culturale espressa dal Festival Fabbrica Europa fin dall’inizio degli anni Novanta.
Dal giorno 8 maggio sarà presentata una nuova installazione appositamente concepita da Marco Bagnoli per la Leopolda. Con AttoRitratto. Opera scenica, Marco Bagnoli riunisce e presenta per la prima volta ben dieci sculture monumentali a forma di mongolfiera. Si tratta di opere realizzate in tre decenni, esposte in Italia e all’estero.  Strutture leggerissime in materiali diversi che riproducono la forma ovoidale (una goccia, un seme primordiale) di una mongolfiera alzata in volo in occasione di una mostra organizzata in Olanda nel 1984, e divenuta da allora simbolo del viaggio compiuto dall’artista verso l’alto, sia con l’arte sia con la ricerca interiore del “buon luogo”. La Mongolfiera diventa quindi una sorta di autoritratto, in senso spirituale, dove il corpo materico si svuota a favore di quello eterico che non più ancorato a terra, che non più appesantito dalla materia, può liberarsi del superfluo e affrontare un’esperienza di purificazione.
Le mongolfiere saranno da leggere visivamente assieme a proiezioni video e versi poetici musicati. In occasione dell’evento saranno organizzati incontri sul significato dell’opera di Marco Bagnoli e in particolare sul senso di Opera scenica. Parteciperanno tra gli altri il curatore del progetto Sergio Risaliti e Alessandro Magini, compositore e docente di musicologia e drammaturgia all’Accademia Nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma.

Marco Bagnoli si muove da sempre sul doppio binario di arte e scienza, dove però è la visione dell’artista a colmare le lacune dello scienziato, bloccate ideologicamente di fronte alle rivelazioni di tipo metafisico e trascendentali. Arte quindi come soglia da attraversare per un’esperienza di Bellezza che possa accendere un desiderio di Verità ulteriore. Ogni esposizione di opere di Marco Bagnoli è un luogo di ombre e di riverberi, di cecità e di illuminazione, di forze centripete e centrifughe, in cui le figure si riproducono parabolicamente sulle pareti a testimoniare l’illusione delle nostre percezioni, come se ci trovassimo nella caverna platonica. Guardare una figura – sia essa dipinta, scolpita, o proiettata -significa azzerare l’immagine concentrando la vista interiore sull’essenza non transeunte del visibile: spingersi al limite estremo della bellezza, dove intelligibile e percepibile si superano a vicenda. Passo dopo passo avviene che le categorie di spazio e tempo si svuotano di senso: allo stesso modo accade per finito e infinito, oppure per passato, presente e futuro. Lo sguardo si libra in alto e nel vuoto grazie a un esercizio di ascesi che non rinuncia alla contemplazione della bellezza, anzi ne avverte la necessaria ragione, il fatto che la bella apparenza delle cose create sia strumento e vettore per la risalita verso la Verità. Bagnoli cita sovente Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Nei testi filosofici della seconda metà del Quattrocento, trova le parole per esprimere la sua visione artistica, il superamento della scienza grazie all’intuizione trascendentale e all’ “amore di bellezza”, la necessità del sincretismo religioso su cui basarsi per costruire un mondo senza più confitti e disperazione. Come sosteneva Eugenio Garin: “La filosofia verace è sorprendere il fondo misterioso dell’essere, coglierne il segreto, e attraverso una conoscenza che è al di là del sapere scientifico, giungere a comprendere il significato ultimo della vita liberando l’uomo dall’orrore della sua condizione mortale”. Le sue opere sono delle porte da superare per accedere a una dimensione non effimera della realtà, del linguaggio e della tecnica. “Bagnoli – scrive Fulvio Salvadori – ha riconosciuto che l’altro dell’arte è connaturato a essa, che essa contiene già in sé quello scarto della visione che la libera dal senso comune. La prospettiva non è più interna all’opera, ma rimanda allo spettatore interiore che solo può conferirle unità, sottraendola alla frammentazione degli sguardi, che pur da esso si generano. Il rovesciamento che così si compie, porta in primo piano il punto di vista all’infinito che può definirsi uno e irraggiungibile.
Sergio Risaliti

Marco Bagnoli è presente da anni nelle grandi mostre internazionali, come la Biennale di Venezia (1982, 1993, 1997) e Documenta a Kassel del 1982 e ‘92. Dalla metà degli anni Settanta a oggi, Bagnoli ha partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero (X Biennale de Paris, Arte e Critica, Identité Italienne, The European Iceberg, Promenades, Ouverture, Soonsbeek, East meets West, Europa oggi, Periodi di Marmo, Minimalia, Belvedere dell’Arte). Grandi istituzioni museali come il Castello di Rivoli, il Magasin di Grenoble, il De Appel di Amsterdam, il Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra, il Museo d’Arte Contemporanea di Lyon, l’IVAM di Valencia, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Quarter-Centro d’Arte Contemporanea a Firenze, hanno organizzato sue personali. L’artista ha seguito un percorso del tutto personale, in anticipo sui tempi, realizzando installazioni site specific in luoghi di eccezionale valore artistico e architettonico, religioso e spirituale, come la Cappella dei Pazzi a Firenze, la Villa Medicea dei Cento Camini ad Artimino, la Sala Ottagonale della Fortezza da  Basso e la Limonaia grande del Giardino di Boboli di Firenze, la Chiesa di San Miniato al Monte, le sale del Palazzo Pubblico di Siena. Le sue opere si trovano in importanti collezioni internazionali e installazioni permanenti gli sono state commissionate da istituzioni pubbliche e mecenati privati.

Fonte: Fabbrica Europa

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