Al via la stagione di prosa 2024/2025 del Teatro Cantiere Florida

Al via la stagione di prosa 2024/2025 del Teatro Cantiere Florida

Sarà affidata a Sotterraneo, l’iconica formazione vincitrice di tre premi Ubu – massimo riconoscimento per il teatro in Italia – l’apertura, sabato 19 ottobre alle 21.00, della stagione di prosa 2024/2025 al Teatro Cantiere Florida, officina creativa votata al contemporaneo a Firenze, rinata nel 2012 col nome FLOW (Florida Now Residenze Creative), primo progetto di multiresidenza in città. A firmare il cartellone è Elsinor Centro di Produzione Teatrale, realtà milanese che fa del Florida la sua sede operativa in Toscana, con la direzione creativa di Gianluca Balestra e l’obiettivo di intercettare le istanze di rinnovamento nel panorama dello spettacolo dal vivo.

Fino al 5 aprile sono 9 gli spettacoli in programma. Tra i titoli in prima assoluta c’è il debutto di “Avrei preferito essere un gabbiano”, nuovo lavoro del Teatro dell’Elce. E poi per la prima volta in Toscana “In nome della madre”, tratto da Erri De Luca con protagonista Patrizia Punzo; “Never Young”, docu-performance di Biancofango sul momento della pre-adolescenza con la figura di Lolita come icona di questa età misteriosa; “María”, adattamento da Gabriel García Márquez firmato dalla giovane realtà triestina Hangar Teatri; “Dentro”, indagine sull’occultamento della violenza tra le mura domestiche di e con Giuliana Musso, premio Ipazia Miglior attrice 2023. Non solo: si conferma l’attenzione a giovani spettatori e spettatrici con le due sezioni dedicate: il “Il Florida dei piccoli”, rassegna per la domenica pomeriggio, e le matinée per le scuole “Le Chiavi della città”. Le attività del Teatro Cantiere Florida sono co-finanziate dal Creative Europe Programme dell’Unione Europea, con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, in collaborazione con RAT Residenze Artistiche Toscane, Firenze dei Teatri, Quadrato, con il contributo di Unicoop Firenze (info: www.teatroflorida.it).

“Il tempo del teatro è per essenza differente – spiega Gianluca Balestra – eccezionale. È un tempo che rifiuta la feroce velocità del quotidiano, è un tempo di cura. La Stagione di Prosa del Teatro Cantiere Florida si apre così non con una prima assoluta, ma con un ritorno sulle scene: quasi un atto politico di resistenza nei confronti di quell’ossessione per il nuovo, l’inedito, che brucia la vita degli spettacoli e ne comprime il respiro. E a partire dall’appuntamento con Overload, il cartellone curato da Elsinor prosegue invitando spettatrici e spettatori alla condivisione di un tempo straordinario, che metta al centro la condivisione di memorie e di sogni, la fragilità della vita umana, le utopie”.

INAUGURAZIONE
Partenza di stagione col ritorno in scena di “Overload”, spettacolo trionfatore agli Ubu nel 2018 che ha decretato il riconoscimento dei Sotterraneo tra le realtà performative più autorevoli sul territorio nazionale e oltre, e che negli spazi del Florida ha visto parte della sua crescita e del suo sviluppo, con l’accoglienza della compagnia in residenza artistica. Il tema è, se possibile, oggi ancora più attuale di allora: l’ecologia dell’attenzione. Focalizzando le contraddizioni e i coni d’ombra del presente con un approccio avant-pop che canta il nostro tempo in equilibrio fra immaginario collettivo e pensiero anticonvenzionale, Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini, qui in scena con la scrittura di Daniele Villa, trasformano il palco in luogo di cittadinanza e gesti di cultura che allenano la coscienza critica del pubblico, destinatario e centro di senso di ogni progetto del gruppo. “Guardati attorno – spiegano gli artisti – quante altre cose attirano la tua attenzione? Ora guardati dall’alto: riesci a vederti? Le superfici dei territori più densamente abitati della Terra sono coperte da una fitta nebbia di messaggi, immagini e suoni in cui le persone si muovono, interagiscono, dormono. A volte si alzano rumori più intensi, che la nebbia riassorbe subito mentre lampeggia e risuona. Visto da qui il pianeta sembra semplicemente troppo rumoroso e distratto per riuscire a sopravvivere – persino i ghiacciai si sciolgono troppo lentamente perché qualcuno presti attenzione alla cosa. Torniamo al suolo e guardiamoci da vicino: stiamo tutti mutando in qualcosa di molto, molto veloce” (in replica domenica 20 ottobre ore 21.00).

LA STAGIONE DI PROSA
Si prosegue col Teatro dell’Elce, compagnia di stanza a Firenze fedele a una visione del teatro come arte dell’azione e della relazione, che porta al Florida in prima assoluta “Avrei preferito essere un gabbiano”, liberamente ispirato a scritti di e su Rodolfo Siviero – noto alle cronache come “lo 007 dell’arte”, spia, funzionario statale, dongiovanni e influencer ante-litteram – di e con Marco Di Costanzo. Chi è stato Rodolfo Siviero? La sua vita è materiale per un romanzo storico, una storia d’avventura, un feuilleton sentimentale, oppure è altro? Tre voci umane e una strumentale, quella di un violoncello elettrico, inseguono le tracce ambigue della memoria di Siviero tra inciampi, scoperte, incontri, alla ricerca di qualcosa che sfugge ma irresistibilmente attrae (30/10 ore 21.00).

Avanti con la prima regionale di Biancofango, realtà applaudita nei più importanti teatri e festival italiani che in “Never Young” propone un’indagine sul momento della pre-adolescenza, con la figura di Lolita come icona di questa età misteriosa. Dov’è Lolit* oggi? Lolita è troppe cose per sintetizzarla in un pensiero solo, ma certo ha rappresentato, dalla seconda metà del Novecento ad oggi, la curiosità verso un mondo degli adulti troppo lontano per poter essere d’aiuto o troppo vicino per poterne avere rispetto. Cos’è accaduto poi? Dov’è finito quello sguardo tra innocenza e pornografia che ha attraversato in sequenza più generazioni? Come siamo passati da Lolita alle baby squillo, alla prostituzione nei bagni delle scuole, ai marchettari bambini, agli sugar baby/daddy/mommy, a OnlyFans? Una produzione Elsinor e Spazio K che giunge al termine di un progetto partecipato e che vedrà gli attori in scena contrappuntati da un coro di cittadini (9/11 ore 21.00)

Ancora una prima toscana con “In nome della madre”: il romanzo di Erri De Luca dedicato alla storia di Maria, madre di Gesù, nei nove mesi che vanno dal concepimento alla nascita del figlio, diviene materia teatrale per la regia di Danilo Nigrelli e la produzione di Elsinor. Profondo conoscitore dell’ebraico antico e delle Sacre Scritture nonché ateo dichiarato, De Luca si mette nei panni di un’adolescente vissuta più di duemila anni fa per farne un ritratto intimo, rispettoso e amorevole. La scenografia è essenziale: due sedie, due teli di stoffa e un’attrice istintiva e solida, ma soprattutto generosa: Patrizia Punzo. All’amore tra Maria e Giuseppe, che emerge come sentimento tenero e allo stesso tempo molto terreno, fanno da contrappunto la discriminazione e l’esclusione sociale subite dalla Sacra Famiglia per eccellenza, percepita dai suoi contemporanei come strana, inaccettabile, fuori dalla legge. Lei considerata adultera, lui stupido, il bimbo frutto del peccato. Una Strana Famiglia, che con le proprie scelte si è posta fuori dalla comunità dove è sempre vissuta, diventando extra-comunitaria, diversa (6/12 e 7/12 ore 21.00).

Sempre tratto da un’opera letteraria e sempre in prima regionale è “María”, trasposizione di “Sono venuta solo per telefonare”, uno dei “Dodici racconti raminghi” di Gabriel García Márquez, firmata dalla regista e attrice italo-greca Elena Delithanassis. “María” è uno spettacolo sul destino: la Compagnia Hangar Teatri porta in scena la forza del realismo magico e, con sguardo incantato, indaga l’affascinante mistero della vita. Spagna, anni del franchismo: María, ex ballerina e assistente del Mago Saturno, in un pomeriggio di piogge primaverili si ritrova in mezzo a una strada deserta con l’auto in panne. Costretta a chiedere aiuto, accetta un passaggio da un autobus diretto verso un ospedale psichiatrico: da quel momento la sua vita cambierà per sempre (20/12 e 21/12 ore 21.00).

E poi “Dentro. Una storia vera, se volete”: Giuliana Musso, tra le maggiori esponenti del teatro d’indagine, racconta la vicenda di una verità che lotta per uscire allo scoperto in questo lavoro di Operaestate Festival Veneto. Una madre scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono vedere la realtà. Il segreto ha un contenuto preciso e un fine positivo: protegge qualcosa o qualcuno. Il segreto silenzia una verità che potrebbe danneggiare degli innocenti. Anche la censura ha un contenuto preciso ma il suo fine è contrario a quello del segreto: danneggia gli innocenti, protegge vili interessi. Il tabù invece, per noi, oggi, è il puro terrore di sapere; quindi, il suo contenuto rimane ambiguo e indeterminato (17/01 e 18/01 2025 ore 21.00).

Il tema della salute mentale è quello attorno a cui ruota “L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi”, spettacolo coprodotto da Società per Attori e Accademia Perduta/Romagna Teatri in collaborazione con Lucca Comics & Games. L’Oreste vive da quarant’anni all’Ospedale Psichiatrico di Imola, ci è entrato appena maggiorenne e non è più uscito. L’Oreste non riceve quasi mai visite, eppure lui parla sempre con un sacco di persone, coi fantasmi della sua ormai lunga vita. L’Oreste è orfano, ma non è un orfano qualunque, i suoi genitori non sono morti, la verità è molto più amara. Un testo originalissimo, di struggente poesia e forza, una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato. Diretto da Francesco Niccolini, Claudio Casadio dà vita e voce a un personaggio indimenticabile. C’è un solo attore in scena, ma ciò che attende lo spettatore è ben altro che un monologo: grazie a un’animazione grafica di straordinaria potenza, visiva e drammaturgica ci troviamo di fronte a un’interazione continua tra teatro e fumetto (7/02 e 8/02 ore 21.00).

Lo stile feroce e tagliente del pluripremiato regista Emanuele Aldrovandi – attivo sia per il palcoscenico che per il grande schermo, con in curriculum riconoscimenti tra cui il Nastro d’Argento, i premi Hystrio, Tondelli e Pirandello e un romanzo appena uscito per Einaudi – esplora il rapporto talvolta estremo e distruttivo che abbiamo instaurato fra felicità e realizzazione personale in “Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro”. Al centro della storia – firmata Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e ERT Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale – una madre e il suo piano bislacco per aiutare la figlia di sei anni a diventare un’artista di successo. Aldrovandi pone l’attenzione sulle conseguenze di quelle dinamiche sociali che ci spingono verso la ricerca del consenso e dell’approvazione immediata. La riflessione su cosa sia la qualità artistica nell’epoca della post-verità diventa l’occasione per chiedersi, insieme ai personaggi, fino a dove siamo disposti a spingerci pur di evitare che le persone che amiamo debbano gestire un fallimento (21/02 e 22/02 ore 21.00).

Evento conclusivo sarà “L’ultima casa di Rosa”, elegia operaia scritta e diretta da Sandro Fracasso con Francesco Baldi nel ruolo di protagonista. Ivo lavora in fabbrica, e un giorno per lui arriva l’amore: intero e assoluto, senza pesi e misure da prendere, come se fosse stato preparato e fatto maturare nelle ore che scorrono tutte uguali, nello stabilimento. Ivo sa tutto di lei, ma non conosce il suo nome, e se lo conoscesse non saprebbe pronunciarlo, così gliene dà uno scelto apposta, Rosa. “Rosa è proprio bella, anche se ha già della ruggine profonda e qualche ferita, perché l’hanno fatta girare senza olio. È la pressa più grande che abbia mai immaginato”. Da un punto imprecisato della seconda metà del secolo scorso, richiamato da luoghi ed eventi che hanno incarnato il boom industriale del nostro paese, una storia piccola e surreale che ci riconsegna i sentimenti e i concetti che definiscono, o che dovrebbero definire, il fondamento della Repubblica Italiana, come da Costituzione: la dignità, la dedizione, la responsabilità. E con questi, la speciale variante della cura, per il proprio lavoro, per le azioni, per i suoni, per gli oggetti del proprio lavoro (5/04 ore 21.00).

IL FLORIDA DEI PICCOLI E LE CHIAVI DELLA CITTÀ
La nostra memoria storica, la lotta al pregiudizio, l’educazione alla cittadinanza, il rispetto per l’ambiente, l’avventura della crescita e il valore della creatività sono solo alcuni dei nuclei tematici che saranno proposti a spettatori e spettatrici in erba da compagnie specializzate nel teatro per ragazzi. Da segnalare “Viola e il bosco” di Associazione Culturale Star, il racconto sognante delle tappe universali della vita (4/11 ore 10.00 Le chiavi della città); “La tregua di Natale” di Anfiteatro: cronaca di un episodio reale che potrebbe essere una splendida fiaba, quando, nel pieno della prima guerra mondiale, al confine tra Francia e Belgio i soldati dei due schieramenti opposti decisero di sospendere i combattimenti per la vigilia di Natale (8/12 ore 17.30 Il Florida dei piccoli, 9,10/12 ore 10.00 Le chiavi della città); “Un sacchetto di biglie”, l’epopea di una famiglia ebrea per sfuggire alla furia nazista, adattata da Bam! Bam! Teatro dal romanzo omonimo di Joseph Joffo (19/01 ore 17.30 Il Florida dei piccoli, 20,21/01 ore 10.00 Le chiavi della città); “+Erba”, spettacolo interattivo firmato Compagnia TPO in cui due danzatrici creeranno, con la partecipazione dei bambini, una città immaginaria (9/02 ore 17.30 Il Florida dei piccoli, 10,11/02 ore 10.00 Le chiavi della città); “Io e Monna Lisa”, impossibile dialogo tra Leonardo Da Vinci e la Gioconda di Matan Teatro, per viaggiare nella Firenze del 500 e scoprire che anche gli artisti più grandi hanno gli incubi (24/02 ore 10.00 Le chiavi della città); “Grogh. Storia di un castoro”, una vicenda epica che parla di valori, piccoli roditori coi dentoni, e delle mille peripezie legate al sopravvivere in natura, prodotta da Baracca – Testoni Ragazzi (8,9/4 ore 10.00 Le chiavi della città).

Info e prenotazioni
www.teatroflorida.it
cantiere.florida@elsinor.net / prenotazioni@teatroflorida.it
+ 39 055 71 35 357 / + 39 055 71 30 664
Teatro Cantiere Florida, via Pisana 111 Rosso, 50143 Firenze

Prezzi stagione
intero 15€ + d.p.
ridotti: 12€ + d.p. (Cral convenzionati, Unicoop Firenze, tessera Arci, over 65, under 26, Università dell’Età Libera) / 8€ (studenti degli istituti superiori e universitari, tessera Casateatro) / 5€ (bambini sotto i 12 anni, operatori)
abbonamenti: Florida 20 (20 spettacoli a scelta) 200€ intero, 120€ studenti / Florida 10 (10 spettacoli a scelta) 100€ intero, 60€ studenti / Florida 5 (5 spettacoli a scelta) 55€ intero, 35€ studenti
Florida dei piccoli
ingresso unico 7€
Chiavi della città
Ingresso unico 5€, gratuito per gli insegnanti (fino a 2 per classe)

Prevendite
online su www.teatroflorida.it
la biglietteria sarà aperta nei giorni di spettacolo a partire dalle ore 19:30

TEATRO CANTIERE FLORIDA
Stagione di prosa 2024 – 2025

19 ottobre 2024 ore 21.00
20 ottobre 2024 ore 21.00
Stagione di prosa
SOTTERRANEO
OVERLOAD
concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
costumi Laura Dondoli
sound design Mattia Tuliozi
props Francesco Silei
grafiche Isabella Ahmadzadeh
produzione Sotterraneo
coproduzione Teatro Nacional D. Maria II nell’ambito di APAP – Performing Europe 2020, Programma Europa Creativa dell’Unione Europea
contributo Centrale Fies_art work space, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
sostegno Comune di Firenze, Regione Toscana, MiBAC, Funder 35, Sillumina – copia privata per i giovani, per la cultura
residenze artistiche Associazione Teatrale Pistoiese, Tram – Attodue, Teatro Metastasio di Prato, Centrale Fies_art work space, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, La Corte Ospitale – progetto residenziale 2017, Teatro Studio/Teatro della Toscana, Teatro Cantiere Florida/Multiresidenza FLOW
Overload ha vinto il premio Ubu 2018 come miglior spettacolo
Overload (studio) ha vinto il premio Best of BE Festival tour 2016 (Birmingham, UK)
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso l’Associazione Teatrale Pistoiese

1 paragrafo. 199 parole. 1282 caratteri. Tempo previsto 1’10’’. Riesci a leggere questo testo senza interruzioni? L’attenzione è una forma d’alienazione: il punto è saper scegliere in cosa alienarsi. Per questo sembriamo sempre tutti persi a cercare qualcosa, anche quando compiamo solo pochi gesti impercettibili attaccati a piccole bolle luminose e non si capisce chi ascolta e chi parla, chi lavora e chi si diverte, chi trova davvero qualcosa e chi è solo confuso. Sei arrivato fin qui senza spostare lo sguardo? Davvero? E non è insopportabile questo sforzo di fare una cosa soltanto alla volta? Guardati attorno: quante altre cose attirano la tua attenzione? Ora guardati dall’alto: riesci a vederti? Le superfici dei territori più densamente abitati della Terra sono coperte da una fitta nebbia di messaggi, immagini e suoni in cui le persone si muovono, interagiscono, dormono. A volte si alzano rumori più intensi, che la nebbia riassorbe subito mentre lampeggia e risuona. Visto da qui il pianeta sembra semplicemente troppo rumoroso e distratto per riuscire a sopravvivere – persino i ghiacciai si sciolgono troppo lentamente perché qualcuno presti attenzione alla cosa. Torniamo al suolo e guardiamoci da vicino: stiamo tutti mutando… in qualcosa di molto, molto veloce.

30 ottobre 2024 ore 21.00
Stagione di prosa
TEATRO DELL’ELCE
AVREI PREFERITO ESSERE UN GABBIANO
di Marco Di Costanzo
liberamente ispirato agli scritti di e su Rodolfo Siviero
voce recitante Stefano Parigi
violoncello elettrico e voce Annamaria Moro
voce narrante Marco Di Costanzo
produzione Teatro dell’Elce
con il sostegno di Regione Toscana, Fondazione CR Firenze
residenza artistica Murate Art District

Chi è Rodolfo Siviero? Noto alle cronache come lo “007 dell’arte” è stato spia, amante dell’arte, funzionario statale, dongiovanni e influencer ante-litteram. La sua vita è materiale per un romanzo storico, una storia d’avventura, un feuilleton sentimentale? O si tratta di qualcos’altro? Tre voci umane e una strumentale, quella di un violoncello elettrico, inseguono le tracce ambigue della memoria di Siviero tra inciampi, scoperte, incontri, alla ricerca di qualcosa che sfugge ma irresistibilmente attrae.

4 novembre 2024 ore 10.00
Le chiavi della città
ASSOCIAZIONE CULTURALE STAR
VIOLA E IL BOSCO
dai 6 agli 11 anni
di e con Marta Zotti
collaborazione drammaturgica e regia Silvano Antonelli
nell’ambito del progetto Filastrocche della Vita della Compagnia Teatrale Stilema

Viola racconta in terza persona di sé evocando la scansione dei momenti importanti della sua vita: quando è ancora una bambina, quando deve imparare cose difficili, quando arriva per lei il tempo di sposarsi e poi di invecchiare. E poi… Lo fa con uno sguardo universale verso un bosco-mondo che è poi la vita. Il racconto di Viola vive della scansione temporale degli appuntamenti di una vita che è la sua, ma potrebbe essere quella di ciascuno di noi. Le fasi del racconto vengono evocate sulla scena da un affresco di azioni accompagnate da: un concerto di oggetti color pastello; il suono di parole essenziali, il prendere vita di dialoghi che arrivano da un tempo lontano, l’odore di pioppo abete e pino, le corde di una chitarra.

9 novembre 2024 ore 21.00
Stagione di prosa
BIANCOFANGO
NEVER YOUNG
una docu-performance
Dov’è Lolit* oggi?
un progetto di Biancofango
drammaturgia Francesca Macrì e Andrea Trapani
regia Francesca Macrì
con Marco Gregorio Pulieri, Irma Ticozzelli, Andrea Trapani, Sara Younes, Cristian Zandonella
e con la partecipazione di un coro di cittadini
musica, sound design e live electronics Giovanni Frison
aiuto regia e collaborazione artistica Lorenzo Profita
assistente alla regia Giorgia Azzellini
light design Massimiliano Chinelli
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Fattore K
con la collaborazione produttiva di OperaEstate
in collaborazione con Teatri di Vetro e Atcl Lazio
un ringraziamento speciale a Lorenzo Letizia

Never Young è una progettualità che appartiene a una costellazione poetica dedicata al tema di Lolita. È un affondo nei nostri tempi, una docu-performance dentro una sezione della società che troppo spesso ci dimentichiamo essere il futuro: la pre-adolescenza. Dov’è oggi Lolit*? Dove lə possiamo incontrare nella comunità che ci circonda?
Never Young è un salto verso il futuro nel tentativo di abitare un presente complesso, multiforme, agitato, dentro cui sentiamo tuttə – senza ordine di età – il bisogno di urlare con forza il nostro essere qui ed ora.
La società di oggi ci impone nuove domande, agita nuove rabbie e fa uscire dal vaso di pandora quelle mai domate del passato che si accumulano senza mai trovare una via d’uscita.
Ma c’è una nuova generazione che arriva e pretende un dialogo. Cosa ci vuole dire, per dirla con Agamben, questa generazione che viene? Cosa gli abbiamo consegnato noi, Padri Storici? Cosa la politica? Cosa la televisione? Cosa il mondo disinibito e a perenne consumo del web? Cosa le nuove tecnologie? Lolita è troppe cose per sintetizzarla in un pensiero solo, ma certo ha rappresentato dalla seconda metà del Novecento ad oggi la curiosità verso un mondo degli adulti troppo lontano per poter essere d’aiuto o troppo vicino per poterne avere rispetto. La tensione verso l’altro, verso il nuovo che si avvicina, verso lo sconosciuto inteso proprio come territorio ignoto e confine da superare, è la lunga scia che da Nabokov, a Kubrick, passando per Balthus e Degas, ha segnato buona parte dell’arte e della letteratura del Novecento.
Cos’è accaduto poi? Dov’è finito quello sguardo tra innocenza e pornografia che ha attraversato in sequenza più generazioni? Dov’è oggi Lolit*? Dove si nasconde, se si nasconde? Perché ci stupiamo quando lə scoviamo sulle cronache dei giornali o in qualche saggio specializzato quando sono sotto i nostri occhi tutti i giorni? Come siamo passati da Lolita alle baby squillo – alla prostituzione nei bagni delle scuole – ai marchettari bambini – agli sugar baby/sugar daddy/sugar mommy? A OnlyFans? E non nei paradisi tropicali dove nel confine tra lecito e illecito troviamo ancora la letteratura, dalla Thailandia di Houellebecq al Sudamerica di Márquez, ma nelle scuole sotto le nostre case, in questa Italia presa in prestito dalla fretta, dalla libidine a tutti i costi, dal piacere indiscriminato.
Sono davvero finiti i sogni? Ma chi ha smesso, per primo, di sognare?
Direbbe Marisa Lombardo Pijola: sono dieci, cento, mille storie di Peter Pan al contrario.
Giovani Lolitə, nuovi corpi che giocano a fare i grandi. Hanno perso l’isola che non c’è o forse semplicemente non ci credono più. Hanno annusato con un anticipo tremendo il fetore delle favole sbagliate che i genitori hanno loro raccontato. Vorrebbero ritornare a quelle originali, a quella durezza dei Fratelli Grimm che è stata – a un certo punto – nascosta all’infanzia perché ritenuta eccessiva. Incastratə in qualcosa di più grande di loro, si agitano come formiche. Noi li osserviamo. Non sono più bambini. Non sono ancora adulti.
Sono il futuro.

6 dicembre 2024 ore 21.00
7 dicembre 2024 ore 21.00
Stagione di prosa
ERRI DE LUCA / DANILO NIGRELLI
IN NOME DELLA MADRE
di Erri De Luca
regia Danilo Nigrelli
con Patrizia Punzo
disegno luci Luigi Biondi e Marco Maione
assistente alla regia Silvia Scotto
drammaturgia Patrizia Punzo e Danilo Nigrelli
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
spettacolo vincitore del bando I Teatri del Sacro
In nome della madre è la storia di Maria, in ebraico Miriàm, la madre di Gesù. Non si tratta di una ricostruzione biografica della sua vita ma esclusivamente dei nove mesi che vanno dal concepimento alla nascita del figlio. La vicenda la conosciamo bene o, almeno, crediamo di conoscerla. È uno dei momenti fondanti della religione cristiana. L’angelo, i pastori, la stella cometa, il bue e l’asinello sono parte di un immaginario condiviso da tutti, credenti e non, ma qui vengono presentati in una forma totalmente inedita dal momento in cui De Luca sceglie di affrontare la vicenda dal punto di vista di Maria stessa, una ragazzina alle prese con un evento molto più grande di lei. L’autore, profondo conoscitore dell’ebraico antico e delle Sacre Scritture nonché ateo dichiarato, si mette nei panni di un’adolescente vissuta più di duemila anni fa per farne un ritratto intimo, rispettoso e amorevole, che mette in risalto tutta la sua forza, tenacia e fede. In nome della madre è un testo poetico ed evocativo che apre diversi spunti di riflessione: all’amore tra Maria e Giuseppe che emerge come sentimento tenero e allo stesso tempo molto terreno, fanno da contrappunto la discriminazione e l’esclusione sociale subite dalla Sacra Famiglia per eccellenza, percepita dai suoi contemporanei come strana, inaccettabile, fuori dalla legge: lei è considerata un’adultera, lui uno stupido, il bimbo il frutto del peccato. Una strana Famiglia che con le proprie scelte si è posta fuori dalla comunità dove è sempre vissuta, diventando extra-comunitaria, diversa.

8 dicembre 2024 ore 17.30
9 dicembre 2024 ore 10.00
10 dicembre 2024 ore 10.00
Il Florida dei piccoli
Le chiavi della città
ANFITEATRO
LA TREGUA DI NATALE
dagli 11 ai 16 anni
testo e regia Giuseppe Di Bello
con Marco Continanza
scenografia Laura Clerici
organizzazione Michele Ciarla
produzione Unoteatro / Anfiteatro

Se non sapessimo che si tratta di un episodio realmente accaduto durante la prima guerra mondiale, verrebbe certamente da pensare a esso come a una stupenda fiaba. Quasi ignorati dai libri di Storia, i fatti sono invece stati più volte narrati dalla letteratura e dal cinema e attraverso questi sono arrivati fino a noi con la loro carica emotiva intatta, a ricordarci che talvolta i gesti degli uomini, pur nella loro semplicità, assumono una grandezza assoluta.
Durante l’inverno del 1914, al confine tra la Francia e il Belgio, inglesi e tedeschi erano impantanati in una logorante guerra di posizione combattuta nella disumana condizione delle trincee.Queste terribili condizioni accomunavano i due schieramenti e forse proprio la sensazione del male comune portò i soldati a scambiarsi qualche favore che rendesse la vita meno impossibile e così, sfidando l’accusa di tradimento cominciarono, ad esempio, a non aprire il fuoco durante i pasti. Nessuno poteva immaginare quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
Era la vigilia di Natale e per entrambi gli schieramenti, assieme agli ordini che dicevano che i combattimenti non avrebbero dovuto essere interrotti per nessun motivo, arrivarono pacchi dono che contenevano dolci, liquori, tabacco, alberelli natalizi e candele… e … una tregua… Una tregua? Una tregua che nei giorni successivi diffuse a macchia d’olio. Dalle trincee partirono innumerevoli lettere per raccontare alle famiglie quello che stava accadendo, alcune di quelle lettere, assieme a qualche foto, finirono sui quotidiani che titolarono commossi che inglesi e tedeschi si stringevano la mano sui campi di battaglia.
A questo punto intervennero gli alti comandi e la tregua fu interrotta, ma i soldati fecero un patto solenne, che nel caso li avessero costretti a riprendere i combattimenti nessuno avrebbe mirato ad altezza uomo, ma reso inoffensive le munizioni… “sparando alle stelle in cielo”.

20 dicembre 2024 ore 21.00
21 dicembre 2024 ore 21.00
Stagione di prosa
HANGAR TEATRI
MARÍA
regia Elena Delithanassis
aiuto regia Marco Palazzoni
con Marco Palazzoni, Elena Delithanassis, Francesca Becchetti
voci Fulvio Falzarano, Tullia Alborghetti, Valentina Milan, Sergio Pancaldi
produzione Hangar Teatri

María, uno spettacolo sul destino. La Compagnia Hangar Teatri porta in scena la forza del realismo magico e, con uno sguardo incantato, indaga l’affascinante mistero della vita. Spagna, anni del franchismo: María, ex ballerina e assistente del Mago Saturno, in un pomeriggio di piogge primaverili si ritrova in mezzo a una strada deserta con l’auto in panne. Costretta a chiedere aiuto, accetta un passaggio da un autobus diretto verso un ospedale psichiatrico: da quel momento la sua vita cambierà per sempre.

17 gennaio 2025 ore 21.00
18 gennaio 2025 ore 21.00
Stagione di prosa
GIULIANA MUSSO
DENTRO
Una storia vera, se volete
drammaturgia e regia Giuliana Musso
con Maria Ariis e Giuliana Musso
musiche originali Giovanna Pezzetta
consulenza musicale e arrangiamenti Leo Virgili
scene Francesco Fassone
assistenza e direzione tecnica Claudio Parrino
produzione La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna
spettacolo ideato per la Biennale Teatro ATTO IV NASCONDI(NO)
si ringraziano per il supporto il Teatro di Artegna, l’Associazione Amici del Teatro, Servizi Teatrali S.r.l. – Casarsa (PN)

DENTRO è la messa in scena del mio incontro con una donna e con la sua storia segreta.
La storia di una verità chiusa dentro ai corpi e che lotta per uscire allo scoperto. Un’esperienza difficile da ascoltare. Una madre che scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono sapere la verità. Il segreto ha un contenuto preciso e un fine positivo: protegge qualcosa o qualcuno. Il segreto silenzia una verità che potrebbe danneggiare degli innocenti. Anche la censura ha un contenuto preciso ma il suo fine è contrario a quello del segreto: danneggia gli innocenti, protegge vili interessi. Il tabù invece, per noi, oggi, è il puro terrore di sapere; quindi, il suo contenuto rimane ambiguo e indeterminato.
DENTRO non è teatro d’indagine, è l’indagine stessa, quando è ancora nella vita, la mia stessa vita.
DENTRO non è un lavoro sulla violenza ma sull’occultamento della violenza.
DENTRO è un piccolo omaggio teatrale alla verità dei figli.

19 gennaio 2025 ore 17.30
20 gennaio 2025 ore 10.00
21 gennaio 2025 ore 10.00
Il Florida dei piccoli
Le chiavi della città
BAM! BAM! TEATRO
UN SACCHETTO DI BIGLIE
dagli 8 ai 12 anni
dal romanzo di Joseph Joffo
scritto e diretto da Lorenzo Bassotto
con Lorenzo Bassotto e Roberto Maria Macchi
con la partecipazione straordinaria di Giulio Brogi nella voce di Joseph Joffo
maschere Roberto Maria Macchi
musiche Olmo Chittò
Ruben Medici violino
Filippo Avesani clarinetto
Pierre Todorovitch clarinetto basso
Mario Filippini contrabbasso
Olmo Chittò vibrafono e synth
costumi di Antonia Munaretti
light design e tecnico Claudio Modugno e Matteo Pozzobon
editing audio Giancarlo Dalla Chiara
organizzazione Daniele Giovanardi
foto e video Barbara Rigon
una coproduzione Bam!Bam! Teatro, AGA Associazione Giochi Antichi, Tocatì Festival Internazionale dei Giochi in Strada
in collaborazione con il Conservatorio Evaristo Felice Dall’Abaco di Verona

La vicenda narrata si svolge in Francia, nel periodo della Seconda guerra mondiale, durante l’occupazione tedesca. A Parigi, nel quartiere ebraico, vive la famiglia Joffo composta dai genitori e da quattro figli maschi, due già adulti che aiutano il papà nella sua attività di parrucchiere e due più piccoli, Maurice e Joseph che frequentano la stessa scuola, in classi diverse. Ed è Joseph, il più piccolo, a raccontare le peripezie compiute dalla sua famiglia per sfuggire alla Gestapo. Una fuga ininterrotta che accompagna la sua famiglia dai tempi del nonno, costretto a lasciare la Russia ai tempi dei “pogrom”, le persecuzioni razziali contro gli ebrei. Per Joseph tutto inizia quando sua madre è costretta a cucire una stella gialla sui cappotti dei figli. Appena arrivati a scuola, sia Joseph, sia Maurice vengono presi in giro dai compagni, ignorati dal maestro e picchiati all’uscita. La sera stessa il padre, dopo un lungo discorso, avvisa i due ragazzi che è necessario che la famiglia si separi e che tutti scappino a gruppi di due a due per non dare troppo nell’occhio. Il padre dà loro una somma di denaro e un indirizzo dove dovranno ritrovarsi. Inizia per Maurice e Joseph una fuga attraverso la Francia per raggiungere la linea di demarcazione a sud della nazione, verso Mentone e Nizza, che i due fratelli raggiungeranno correndo numerosi rischi e pericoli, ma che dovranno poi abbandonare in seguito all’armistizio firmato dall’Italia. I soldati italiani presenti in questa zona verranno sostituiti dai soldati tedeschi che arresteranno i due fratelli e li sottoporranno ad estenuanti interrogatori. Al termine della guerra, la famiglia Joffo riuscirà a ricongiungersi, ma uno dei suoi membri, finito in mano ai tedeschi, non tornerà mai più.

7 febbraio 2025 ore 21.00
8 febbraio 2025 ore 21.00
Stagione di prosa
FRANCESCO NICCOLINI / CLAUDIO CASADIO
L’ORESTE. QUANDO I MORTI UCCIDONO I VIVI
di Francesco Niccolini
con Claudio Casadio
illustrazioni Andrea Bruno
regia Giuseppe Marini
scenografie e animazioni Imaginarium Creative Studio
costumi Helga Williams
musiche originali Paolo Coletta
light design Michele Lavanga
fonica Francesco Cavessi
direttore di scena Matteo Hintermann
tecnico video Marco Schiavoni
collaborazione alla drammaturgia Claudio Casadio
voci di Cecilia D’Amico (sorella), Andrea Paolotti (Ermes), Giuseppe Marini (dottore) e Andrea Monno (infermiere)
uno spettacolo co-prodotto da Società per Attori e Accademia Perduta/Romagna Teatri
in collaborazione con Lucca Comics & Games
L’Oreste è internato nel manicomio dell’Osservanza a Imola.È stato abbandonato quando era bambino e, da un orfanotrofio a un riformatorio, è finito lì dentro e non è mai uscito: si è specializzato a trovarsi sempre nel posto sbagliato nel momento peggiore. Nel suo passato ci sono avvenimenti terribili che ha rimosso ma dai quali non riesce a liberarsi: la morte della sorella preferita, la partenza del padre per la guerra, il suo ritorno dalla campagna di Russia tre anni dopo la fine di tutto e poi la sua nuova partenza, di nuovo per la Russia, per una fantastica carriera come cosmonauta, e – come se tutto questo non bastasse – la morte violenta della madre, una madre che lo ha rifiutato quando era ancora ragazzino con i primi problemi psichici.
Eppure, l’Oreste è sempre allegro, canta, disegna, non dorme mai, scrive alla sua fidanzata, parla sempre: con i dottori, con gli infermieri, con la sorella che di tanto in tanto viene a trovarlo, ma soprattutto parla con l’Ermes, il suo compagno di stanza, uno schizofrenico convinto di essere un ufficiale aeronautico di un esercito straniero tenuto prigioniero in Italia. Peccato che l’Ermes non esista. L’Oreste è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato. Uno spettacolo originalissimo, di struggente poesia e forza, in cui fluiscono momenti drammatici e altri teneramente comici. Con un’animazione grafica di straordinaria potenza, Claudio Casadio dà vita e voce a un personaggio indimenticabile, affrontando con grande sensibilità attoriale il tema della malattia mentale.

9 febbraio 2025 ore 17.30
10 febbraio 2025 ore 10.00
11 febbraio 2025 ore 10.00
Il Florida dei piccoli
Le chiavi della città
COMPAGNIA TPO
+ERBA
dai 4 anni
direzione artistica Davide Venturini, Francesco Gandi
danza Běla Dobiášová, Valentina Consoli
set interattivo Rossano Monti
visual design Elsa Mersi
musiche originali Francesco Fanciullacci, Federica Camiciola
collaborazione al concept e supporto pedagogico Sandra Goos
costumi Annamaria Clemente
scene Livia Cortesi
organizzazione Valentina Martini, Chiara Saponari
con il supporto dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi
coproduzione Compagnia TPO, Teatro Metastasio di Prato

+Erba è uno spettacolo interattivo in cui due danzatrici creano, con la partecipazione dei bambini, una città immaginaria. La danzatrice “architetta” osserva il paesaggio e disegna l’intera città partendo dalle case, le strade e gli spazi urbani. La danzatrice “giardiniera” invece osserva la terra, gli insetti, disegna erba ed alberi.
I due personaggi si muovono in una scena vuota dove due grandi schermi allineati evocano una stanza delle meraviglie: qui le loro fantasie, idee e progetti si colorano e prendono vita. L’architetta immagina case gradevoli e piene di luce, la giardiniera le ridisegna inserendo erba ed alberi e, piano piano, la loro città immaginaria cresce unendo le due diverse sensibilità. La città appena nata è un ambiente vivo e quindi nuovi personaggi e nuovi eventi entrano in gioco. Arrivano i bambini a popolare lo spazio ed a colorare la scena, arrivano gli insetti, le stagioni: la città da piccola diventa più grande e complessa. Il sogno di una città green si realizza; ma nella città c’è anche una minaccia, una fabbrica che crescendo allontana gli insetti, gli uccelli e fa morire gli alberi. Saranno le danzatrici, insieme ai bambini, a ridisegnare lo spazio in modo che la natura possa crescere di nuovo: è qui che avverrà il “concerto degli alberi”.

21 febbraio 2025 ore 21.00
22 febbraio 2025 ore 21.00
Stagione di prosa
EMANUELE ALDROVANDI
COME DIVENTARE RICCHI E FAMOSI DA UN MOMENTO ALL’ALTRO
testo e regia Emanuele Aldrovandi
con Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini, Silvia Valsesia
aiuto regia Luca Mammoli
scene Francesco Fassone
costumi Costanza Maramotti
luci Antonio Merola
ambiente sonoro Riccardo Tesorini
movimenti Olimpia Fortuni
trucco Giorgia Blancato
realizzazione maschera Micol Rosso e Cristina Ugo
collaborazione realizzazione scena Jessica Koba
collaborazione realizzazione costumi Nuvia Valestri
grafiche Anna Resmini
produzione Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, ERT Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale

Un nuovo spettacolo firmato dal talentuoso autore e regista emiliano Emanuele Aldrovandi per esplorare, con il suo stile tagliente e feroce, quel rapporto talvolta estremo e distruttivo che abbiamo instaurato fra felicità e realizzazione personale. Al centro della storia, una madre e il suo piano bislacco per aiutare la figlia, di soli sei anni, a diventare un’artista di successo: per farlo è disposta a qualunque cosa.
Dopo L’estinzione della razza umana, spettacolo che racconta in chiave tragicomica quello che abbiamo vissuto durante gli anni di pandemia, Aldrovandi pone stavolta l’attenzione sulle conseguenze più intime e personali di quelle dinamiche sociali che ci spingono sempre di più verso la ricerca del consenso e dell’approvazione immediata. La riflessione su cosa sia la qualità artistica nell’epoca della post-verità diventa quindi l’occasione per chiedersi, insieme ai personaggi, fino a dove siamo disposti a spingerci, pur di evitare che le persone che amiamo debbano gestire fallimenti e frustrazioni che talvolta sembrano insormontabili.

24 febbraio 2025 ore 10.00
Le chiavi della città
MATAN TEATRO
IO E MONNALISA
dagli 11 anni
liberamente ispirato a Io, Monna Lisa di Natasha Solomons
drammaturgia e regia Riccardo Bartoletti, Lorenzo Frediani
con Ludovico Fededegni, Lorenzo Frediani, Dalila Reas
dramaturg & sound designer Gabriele Gerets Albanese
costumi Gloria Fabbri
scenografia Alice Benazzi
produzione Matan Teatro, Centro Teatrale MaMiMò

Siamo a Firenze, è il 1504, Leonardo da Vinci ha da poco iniziato a dipingere la Monnalisa, quando il Gran Segretario della Repubblica Fiorentina Niccolò Machiavelli fa visita alla sua bottega per commissionargli un immenso affresco per celebrare Firenze. Leonardo accetta, ma ha paura che questa opera possa sgretolarsi come è accaduto in passato al suo Cenacolo di Milano e rivelarsi un fallimento.
In tutto questo, una vecchia Signora (ma non chiamatela così, per carità!) che ha attraversato i secoli ha l’ardire di parlare “fuori dal quadro” e discutere di arte, di vita, e amore con chi sa ascoltarla.
Intorno a Monnalisa si muove lui, Leonardo, con una curiosità senza tempo, oscillando tra il colpo di genio e il fallimento assicurato; alla sua figura fanno da contraltare lo spietato Machiavelli e l’amico/rivale Michelangelo, che lo metteranno ancora di più di fronte ai suoi incubi. Riuscirà Leonardo a vincere le sue paure e realizzare una grande opera d’arte? Ed è Leonardo a dipingere la Monnalisa o è lei a guidarlo alla scoperta di sé stesso?
Difficile capirlo, ma lasciamoci trasportare in questo viaggio nel tempo, perché quando ci potrà capitare di nuovo di sentire la voce della Gioconda?

5 aprile 2025 ore 21:00
Stagione di prosa
SANDRO FRACASSO / FRANCESCO BALDI
L’ULTIMA CASA DI ROSA
di Sandro Fracasso
con Francesco Baldi
regia Sandro Fracasso

La solitudine non è detta. Non è un destino, neanche quando tutto fa pensare che non possa essere che così: la fabbrica dal lunedì al sabato, la caffettiera da uno, le parole che non si scambiano con anima viva. Il lavoro, il riposo, il lavoro, la domenica vuota di tutto, il lavoro, ancora. Che ha una tradizione, un orgoglio, tracce e macchie sulla pelle e sui vestiti, perché a quello si è consegnata una vita, si è giurata un’appartenenza, perché con quello si è plasmata un’identità, da quando un operaio è un operaio. Da quando il lavoro è una lotta, da quando una lotta è un canto.
Ma un giorno, anzi, una notte per Ivo arriva l’amore. Arriva intero e assoluto, senza pesi e misure da prendere, niente da valutare, come se fosse stato preparato e fatto maturare nelle ore che scorrono tutte uguali, nello stabilimento. Arriva da un altro continente e scivola leggero lungo il grande fiume prima di bussare alla sua porta, prima di apparire, solido e appena segnato dal tempo, davanti ai suoi occhi già pronti all’incontro. Ivo sa tutto di lei, ma non conosce il suo nome, e se lo conoscesse non saprebbe pronunciarlo, così gliene dà uno scelto apposta, Rosa.
«Rosa è proprio bella, anche se ha già della ruggine profonda e qualche ferita, perché l’hanno fatta girare senza olio. È la pressa più grande che abbia mai immaginato».
Da un punto imprecisato della seconda metà del secolo scorso, richiamo a luoghi ed eventi che hanno incarnato il boom industriale del nostro paese, la storia piccola e surreale di Ivo ci riconsegna i sentimenti e i concetti che definiscono, o che dovrebbero definire, il fondamento della Repubblica Italiana, come da Costituzione: la dignità, la dedizione, la responsabilità. E con questi, la speciale variante della cura, per il proprio lavoro, per le azioni, per i suoni, per gli oggetti del proprio lavoro. Una cura che si allarga e si illumina fino all’amore, percepito e vissuto con i palpiti, le insicurezze, le fantasie che conosciamo, con una sensibilità umana che smonta la macchina e la rende persona, in una transustanziazione metalmeccanica dove la sostanza di ferro e olio di Rosa si fa corpo e sangue operaio. Perché tutti se ne possa prendere.
multidisciplinare sulla prima Cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri, esposta come installazione nella Pinacoteca Nazionale di Siena, in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo; Natale in casa Cupiello adattamento per attore solo della commedia di Eduardo De Filippo; Una bella giornata, adattamento per attore solo del romanzo Ferito a morte di Raffaele La Capria. Cura percorsi formativi e laboratori teatrali per adulti e ragazzi, in collaborazione con enti di produzione teatrale, università, fondazioni, associazioni e scuole artistiche, corsi di formazione sulla lettura ad alta voce, la narrazione e la comunicazione creativa ed efficace rivolti a varie tipologie professionali.

8 aprile 2025 ore 10.00
9 aprile 2025 ore 10.00
Le chiavi della città
LA BARACCA TESTONI RAGAZZI
GROGH. STORIA DI UN CASTORO
dai 6 agli 11 anni
una produzione La Baracca – Testoni Ragazzi
liberamente tratto da Grogh, storia di un castoro di Alberto Manzi
testo di Bruno Stori ed Enrico Montalbani
regia di Bruno Stori
con Fabio Galanti
luci di Andrea Aristidi
scene di Fabio Galanti
costumi e oggetti di Tanja Eick
si ringrazia per la preziosa collaborazione Karin Andersen
musiche originali e sound design di Matteo Balasso
illustrazione di Enrico Montalbani
foto di scena di Matteo Chiura

Fabio, un signore un po’ bizzarro, grande appassionato di castori, sa tutto, o quasi, sui piccoli roditori. Ne conosce la storia, le abitudini, gli usi, i costumi e la loro straordinaria organizzazione sociale. Fabio si presenta sul palcoscenico trasformato per l’occasione: lo spazio scenico è occupato da una pedana di legno sopra la quale il protagonista si muove, si trasforma, e fa evolvere la storia. Si muove e si atteggia come un animale, proprio come un castoro. Ha uno strano berretto e un lungo impermeabile con una coda attaccata. Confessa subito di avere grande passione per i piccoli roditori, che per tanto tempo sono stati cacciati dall’uomo a causa della loro pelliccia pregiata, che era di gran moda. Ora però ha una missione precisa: due castori sul fiume gli hanno raccontato la storia di Grogh, l’eroe di tutto il Piccolo Popolo. Sì, proprio due castori! In carne e dentoni. E adesso lui deve raccontare quella storia a tutto il mondo!

Info e prenotazioni
www.teatroflorida.it
cantiere.florida@elsinor.net / prenotazioni@teatroflorida.it
+ 39 055 71 35 357 / + 39 055 71 30 664
Teatro Cantiere Florida, via Pisana 111 Rosso, 50143 Firenze