Teatro Prato
da giovedì 6 Aprile 2017 a domenica 9 Aprile 2017
Laika con Ascanio Celestini al Teatro Metastasio
Dal 6 al 9 aprile al Teatro Metastasio di Prato andrà in scena Laika con Ascanio Celestini.
L’affabulatore ASCANIO CELESTINI porta in scena LAIKA, un malinconico e dolce lavoro composto nel nome della cagnetta lanciata nello spazio, un viaggio commovente tra gli ultimi, tra le ombre che vagano, tra gli invisibili del nostro Paese, un vangelo laico, tenerissimo e a tratti ironico che disvela la realtà degli emarginati (prod. Fabrica/Teatro Stabile dell’Umbria)
Orari: feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30 | Teatro Metastasio
Ascanio Celestini
LAIKA
uno spettacolo di ASCANIO CELESTINI
con Ascanio Celestini
alla fisarmonica Gianluca Casadei
voce fuori campo Alba Rohrwacher
suono e luci Andrea Pesce
produzione Fabbrica srl
co-produzione RomaEuropa Festival 2015 e Teatro Stabile dell’Umbria
Portavo a spasso un cieco dalla nascita
e raccontando ad un cieco tutto quello che vedevo
io riuscivo a vedere tutto meglio
Luigi Di Ruscio
Un Gesù improbabile si confronta coi propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità, ma solo per osservarla e gli ha messo accanto uno dei dodici apostoli come sostegno. Il vero nome di Pietro è Simone. La radice ebraica shama significa ascoltare. Dunque Simon Pietro è colui che ascolta. È anche un uomo del popolo che non capisce bene ciò che gli sta accadendo, è spesso affrettato nelle reazioni. I Vangeli ce lo mostrano quando corre verso Cristo che cammina sulle acque per poi finire tra le onde. Ma è anche il più materiale, per ciò è chiamato Kefa che in aramaico significa pietra: è lui che paga il tributo, lui che rinnega tre volte, lui che darà vita alla Chiesa.
Nell’appartamento questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, ma è interessato a ciò che accade fuori. Soprattutto vuole sapere del barbone, non per salvarlo dalla sua povertà, ma per fargliela vivere allegramente. Come se il mondo fosse il parcheggio davanti alla sua finestra. Il mondo in mille metri quadrati di asfalto osservati da un paradiso-monolocale pochi metri al di sopra. Il barbone è un nordafricano scappato dal proprio paese. Anche la scena è scarna e senza gli oggetti che siamo abituati a vedere in un appartamento. La cecità del personaggio è una cecità psichica che secondo William James “consiste non tanto nell’insensibilità alle impressioni ottiche, quanto nell’incapacità di comprenderle”. Insomma non il Cristo che è vero Dio e vero uomo, ma un essere umanissimo fatto di carne, sangue e parole. Non sappiamo se si tratta davvero del figlio di Dio o di uno schizofrenico che crede di esserlo, ma se il creatore si incarnasse per redimere gli uomini condividendo la loro umanità (e dunque anche il dolore), questa incarnazione moderna non potrebbe non includere anche le paure e i dubbi del tempo presente.
Con la crisi delle ideologie nate dall’illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel ‘900 anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo. L’ebraismo ha trovato una patria mescolando le incertezze religiose alle certezze nazionaliste, anche l’islamismo è diventata una religione di lotta e di governo, mentre il cristianesimo si trova a vivere la sua fase più contraddittoria con due Papi viventi uno accanto all’altro, ma con due volti contrastanti: il rigido teologo e il prete di strada. A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell’ebraismo e seme dell’islam. Queste incertezze vorrei che passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere solo sul cuor della terra: vuoi vedere che la trinità è una balla e alla fine salterà fuori che Dio sono soltanto io?
Ascanio Celestini
Per informazioni:
Info Teatro Metastasio – tel 0574 608501
Via Benedetto Cairoli, 59, 59100 Prato
www.metastasio.it/
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