Cultura Pistoia

martedì 10 Gennaio 2017

Ariosto, il furioso delle Mille ed una notte narrato dal prof. Roberto Fedi per la partenza di Pensando ad Atene alla Fondazione Luigi Tronci

Roberto Fedi e Riccardo Fagioli

Roberto Fedi e Riccardo Fagioli

Martedì 10 gennaio alle ore 21.20 in corso Gramsci 37 a Pistoia, ingresso libero, riparte il ciclo “Pensando ad Atene: riflessioni sulla democrazia contemporanea” il circolo letterario e non solo voluto da Fondazione Luigi Tronci, Associazione Culturidea con il patrocinio del Comune di Pistoia. Lo stesso ciclo è poi diventato una trasmissione televisiva ideata e condotta dal prof. Riccardo Fagioli in onda in Toscana su TVL e a livello nazionale sulla Rete Corallo.

La partenza di questo quarto ciclo è assolutamente con il botto. Narratore superlativo e docente di spessore internazionale è Roberto Fedi che intratterrà gli astanti sul poema cavalleresco per eccellenza “L’Orlando Furioso” di Lodovico Ariosto. Il prof. Roberto Fedi dispiegherà nozioni e suggestioni, ponendo in correlazione l’arte dell’Ariosto con la tradizione araba delle “Mille ed una notte”. Quella di Ariosto è un’arte tutta figurale, dove le trame nascono sul filo del discorso come ghirigori.

Fedi traccerà l’elogio di questa eccezionale fluidità, cominciando dall’endecasillabo ariostesco, che si distende senza impacci e forzature metriche, al punto da darci l’idea d’un libero scorrimento di immagini che si susseguono l’un l’altra in modo assolutamente visivo. Poi degli ornamenti del parlare (“arte che tanto il parlar adorna…”), un’abbondanza mai vista nei poemi cavallereschi: dittologie a non finire, similitudini a grappoli, apostrofi, chiasmi, iperbati, litoti, parallelismi, anafore e riprese a eco da una strofa all’altra, che modellano i passaggi, orchestrano tutti i punti d’eccitazione, tengono insieme il frammentario zibaldone delle gesta eroiche in una ariosa sospensione.

La massima mutazione figurale che Ariosto introduce nel poema, è, però, la terra vista dalla luna, dove sale assieme all’evangelista San Giovanni. La Luna è il suo arcano, diciottesimo dei tarocchi, regolatore dei flussi e riflussi, l’attrattore di tutto quanto sta in sospensione sulla terra. Infatti il poeta dice che lassù si trova tutto quel che quaggiù va perduto, ma cosa? “Non pur di regni o di ricchezze parlo,/ in che la ruota instabile lavora;/ ma di quel ch’in poter di tor, di darlo/ non ha Fortuna…” XXXIV,74). Quaggiù c’è il divenire di ascese e cadute, secondo il giro della Ruota della Fortuna, l’effimero. Lassù invece ci sono le forme eterne, come in un iperuranio, dove però al posto delle idee di Platone troviamo le manie proverbiali, le vane ambizioni di salire in alto, i desideri che girano sempre a vuoto, le forme eterne dell’imbecillità umana. A partire da questo episodio lunare del Furioso, vi è un rimando ad una prospettiva estetica e storico-culturale che torna alla cultura italiana proprio nel Rinascimento.

Il particolare modo in cui Ariosto ha tradotto questa prospettiva in una forma di contrapposizione platonica fra l’Idea e la sua copia inserisce lo stesso autore nella tradizione platonica dell’Umanesimo-Rinascimento che tiene conto dei legami con la cultura ferrarese del suo tempo. Questa prospettiva però odora di Oriente e cioè delle “Mille ed una notte” e tutto questo sarà superbamente narrato il 10 gennaio alla Fondazione Luigi Tronci.

Fonte: Ufficio Stampa

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