Spettacoli Firenze

da mercoledì 9 Aprile 2014 a venerdì 3 Ottobre 2014

“O flos colende”, diciottesima edizione per la rassegna promossa dall’Opera di Santa Maria del Fiore. Primo appuntamento con Fabrizio Gifuni e le note di Haydn

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ensemble elyma

Sette appuntamenti, dove quest’anno aleggiano anche atmosfere iberico-sudamericane, scandiscono il calendario 2014 di O flos colende (9 Aprile – 3 Ottobre), rassegna ormai diventata un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati e ora giunta alla sua diciottesima edizione. Nata nel 1997 e fin da allora promossa dall’Opera di Santa Maria del Fiore, sostenuta dal favore del Presidente dell’Opera Franco Lucchesi e dall’Arcivescovo di Firenze Cardinale Giuseppe Betori, O flos colende si è conquistata un sempre più crescente apprezzamento di pubblico e critica. Un successo raggiunto grazie alla suggestiva bellezza del Duomo di Firenze, location dei concerti (a ingresso libero), alla particolarità delle proposte musicali e all’autorevolezza degli interpreti garantite, fin dalla prima edizione della manifestazione, dalle cure artistiche di Gabriele Giacomelli. A guidare O flos colende è anche l’intento di recuperare un patrimonio musicale dimenticato e di grande valore spirituale, non di rado legato alla storia culturale fiorentina, per dare così un significativo contributo alla valorizzazione del patrimonio artistico (monumentale e archivistico) di competenza dell’Opera di Santa Maria del Fiore.

O flos colende 2014 prende il via Mercoledì 9 Aprile, con la proposta delle Sette ultime parole del nostro Redentore in Croce, capolavoro che Franz Joseph Haydn compose per essere eseguito nella cattedrale di Cadice, durante le cerimonie del Venerdì Santo. Sette sonate in tempo lento (tante quante appunto le frasi pronunciate da Cristo prima di morire), che verranno alternate, come in origine, alla lettura di passi del Vangelo e di testi di argomento sacro: il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Betori introdurrà la serata con le riflessioni di una sua meditazione, mentre Fabrizio Gifuni, uno degli attori italiani di cinema (La meglio gioventù) e teatro oggi più affermati, reciterà le parole di John Donne, Mario Luzi e Giovanni Papini. Le note di questo capolavoro senza tempo risuoneranno invece grazie alla Camerata Strumentale “Città di Prato”, orchestra già applaudita dal pubblico di O flos colende e nata da un’idea di Riccardo Muti, oggi una delle realtà più qualificate e interessanti del panorama nazionale. A dirigerla, il suo direttore musicale fin dalle origini, Alessandro Pinzauti, che negli anni ha saputo forgiare nei giovani della Camerata un’identità sonora ben precisa.

Apprezzatissima dal pubblico, torna anche quest’anno la maratona organistica di O flos colende: una vera e propria no-stop di capolavori e rarità che si terrà Venerdì 9 Maggio (Vigilia della Festa di San Zanobi, uno dei primi vescovi della diocesi di Firenze), per valorizzare quel formidabile e potente strumento che è il grande organo Mascioni del Duomo di Firenze. Alle sue tastiere si siederanno, l’uno dopo l’altro, ben tre celebri organisti, di provenienza brasiliana e spagnola, ciascuno impegnato in un autentico tour de force di bravura e virtuosismo. Apre la maratona Fernando Gabriel Swiech, organista di tre importanti chiese di Amburgo, apprezzato per l’estro latino unito al rigore tedesco, con un programma che include anche il celebre preludio-corale Wachet auf BWV 645 di Bach e una selezione dalla spettacolare Sinfonia n.5 di Charles Marie Widor. Lo segue Daniel Oyarzabal, pluripremiato e presente in numerosi festival europei, prossimamente impegnato nei concerti inaugurali del nuovo grande organo della chiesa dell’Università di Vienna, alle prese con brani come l’intensa Pièce héroique di Cesar Franck e una trascrizione, dello stesso Oyarzabal, della celeberrima Danza dei cavalieri dal Romeo e Giulietta di Prokofiev. Conclude Juan Paradell Solé, organista titolare della Cappella Musicale Pontifica Sistina (come tale accompagna regolarmente le celebrazioni liturgiche del Papa a San Pietro), primo organista emerito della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, nell’occasione interprete di uno sfaccettato programma, dove troviamo la famosissima Toccata e Fuga BWV 565 di Bach, ma anche un piccola raccolta di autori spagnoli e una accattivante trascrizione – realizzata dal noto organista Jean Guillou, anche lui acclamato ospite di O flos colende – della Danza della fata confetto dallo Schiaccianoci di Cajkovskij.

Giovedì 22 Maggio si tiene il secondo dei due appuntamenti previsti quest’anno per far ammirare ancora una volta lo spettacolare, grande organo Vincenzo Mascioni del Duomo fiorentino, con le sua voce spiccatamente sinfonica e la sua potenza sonora di ben settemila canne, tornato a suonare con pieno successo grazie proprio a O flos colende. Nella galleria dei grandi organisti fino ad oggi ospitati da O flos colende, si aggiunge così il nome di un altro maestro, capace di esaltare le qualità sonore che fanno del Mascioni uno strumento unico in Italia e fra i pochissimi del genere al mondo: quello del francese Michel Bouvard, nato da una famiglia di musicisti (il nonno Jean, pure lui organista, è stato allievo di Vincent D’Indy), docente di organo al Conservatorio Superiore di Parigi, protagonista di numerose e importanti incisioni, considerato uno dei migliori interpreti del repertorio organistico francese, spaziando dal Barocco fino ai giorni nostri. Una vastità di orizzonti documentata anche dal programma presentato per O flos colende, un percorso che da Bach (Toccata, Adagio e Fuga BWV 564) giunge fino a Jean Bouvard (Variations sur un Noël basque), il nonno dell’interprete, passando attraverso una significativa scelta di autori otto-novecenteschi, ideali per le sonorità del Mascioni, da Mendelssohn (Variations sérieuses) a Franck (Choral n.2) e a Louis Vierne, qui autore del celeberrimo Carillon de Westminster, ispirato dal popolare motivo suonato a Londra dal Big Ben.

Un insolito quanto affascinante viaggio nella musica sacra a Firenze, dal Settecento di Francesco Feroci e Niccolò Jommelli fino al Novecento di Ildebrando Pizzetti, viene proposto nell’appuntamento di Giovedì 12 Giugno, in collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Ne sono interpreti il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, formazione di riconosciuto pregio, e il suo direttore Lorenzo Fratini, affiancati da Andrea Severi all’organo. Occasione per ascoltare anzitutto il Requiem di Pizzetti, una pagina di rarissima esecuzione e dalla spiritualità profonda, che il compositore portò a termine nel 1923 proprio a Firenze, negli anni in cui dirigeva il Conservatorio Cherubini: una partitura dalla sincera espressività, che rivela tutto il magistero di uno stile che rivisita la grande polifonia rinascimentale alla luce di una moderna sensibilità. Il programma è completato da altri brani corali, conservati nell’Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore e trascritti da Gabriele Giacomelli: alcuni mottetti di Feroci (organista per lunghi anni del Duomo fiorentino), caratterizzati da uno stile ancora legato a uno gusto rinascimentale, e alcune pagine di Jommelli (un Alleluia, il Confirma hoc Deus, e i duetti per soprano Portas coeli e Intonuit de coelo), dove si afferma lo stile tipico della musica sacra settecentesca, giocato fra rigorose polifonie e la cantabilità operistica dei passi solistici. Il concerto rinnova la felice collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino, figurando anche nel calendario della 77ma edizione del prestigioso Festival.

Sono le suggestive atmosfere delle feste popolari che i padri gesuiti organizzavano nelle loro missioni dell’antica provincia del Paraguay a rivivere nell’appuntamento di Giovedì 3 Luglio (ore 21.30), eccezionalmente ricreate, nello loro dimensione spettacolare, sul palcoscenico naturale offerto dal sagrato del Duomo di Firenze, lo spazio esterno di una chiesa proprio come avveniva allora. Cuore della inusuale proposta è il fastoso dramma agiografico San Ignacio, per solisti di canto e orchestra, lavoro dedicato al santo fondatore della Compagnia di Gesù con musiche di Domenico Zipoli (originario di Prato e ancora oggi venerato quasi come una divinità in sudamerica), e dello svizzero Martin Schmidt, erede dell’opera di Zipoli. Quasi una sacra rappresentazione, unico dramma musicale giunto da quei vasti territori, che ripropone le tappe del percorso spirituale di Sant’Ignazio di Loyola nelle forme di un vero e proprio spettacolo, con tanto di effetti teatrali, idee di regia e fastosi costumi realizzati sul modello degli angeli in fogge seicentesche dipinti sulle pale d’altare delle reducciones, le tipiche città-stato fondate dai gesuiti nell’America meridionale. Fanno da preludio e conclusione al San Ignacio alcuni canti processionali e di ringraziamento, due villancicos (i tipici canti di origine iberica, di immediata semplicità) di Juan de Araujo e Roque Ceruti, ma anche il Gloria dalla Misa de San Ignacio di Zipoli, particolarmente cara a Papa Francesco. Autorevoli protagonisti della suggestiva proposta sono l’Ensemble Elyma, famoso gruppo strumentale specializzato nel repertorio rinascimentale-barocco, soprattutto di area italiana e latinoamericana, e il suo fondatore, l’argentino Gabriel Garrido, da anni attivo con successo in questo repertorio e recentemente insignito della Medaglia Mozart dall’UNESCO per il lavoro di ricerca ed interpretazione effettuato sul patrimonio musicale del Barocco latinoamericano. Il gruppo dei cantanti solisti annovera le voci di Flavio Olivier (San Ignacio), Anouschka Lara (Primo angelo), Maximiliano Banos (Secondo angelo), Furio Zanasi (Demonio), Samuel Moreno (San Francisco Javier), mentre all’esecuzione dei villancicos prenderanno parte le voci infantili del Piccolo Coro Melograno di Firenze, diretto da Laura Bartoli.

Lunedì 8 Settembre, nell’occasione della festa della Natività di Maria e della fondazione dell’Opera di Santa Maria del Fiore, le imponenti architetture del Duomo accoglieranno un fastoso omaggio alle sonorità sorprendenti delle trombe barocche. Magnificate dall’acustica, risuoneranno con suggestivi effetti stereofonici pagine concepite come accompagnamento alla liturgia, di Marc Antoine Charpentier (il Preludio al Te Deum, popolarissima sigla televisiva dell’Eurovisione), di Girolamo Fantini, trombettista di corte sotto Ferdinando II de’ Medici, di François Philidor (Arie), lungo un percorso multiforme e punteggiato anche da brani per l’abbinamento tromba-organo (come i Duetti in eco di Heinrich Ignaz von Biber) e per organo solo, come quelli di Gerolamo Frescobaldi (Toccata VII e Toccata per l’Elevazione), Andrea Gabrieli (Canzon ariosa) e Hans Leo Hassler(Gloria in excelsis). A restituire il fascino di queste meraviglie barocche sarà l’Ensemble Pian & Forte, dal 1989 uno dei gruppi più rinomati e ricercati per queste repertorio (l’organico prevede qui trombe naturali, timpani e organo), guidato e affiancato da Gabriele Cassone, trombettista di fama mondiale, a suo tempo scelto da Berio come esecutore di suoi brani (come la nota Sequenza X) e rinomato virtuoso solista accanto a direttori come John Eliot Gardiner e Ton Koopman. All’organo siederà Antonio Frigé, fedele partner cameristico di Cassone fin dai primi anni Ottanta e fondatore dell’Ensemble Pian & Forte.

Protagonisti dell’appuntamento conclusivo della rassegna, Venerdì 3 Ottobre, sono il Coro, l’Orchestra e i Solisti della Cappella Musicale di Santa Maria del Fiore e il suo direttore Michele Manganelli, maestro di Cappella della Cattedrale di Firenze, con la partecipazione delle voci bianche dei Pueri Cantores e della Corale San Genesio di San Miniato. Ricostituita nell’estate del 2012, e dopo il debutto nella passata edizione di O flos colende, la Cappella Musicale di Santa Maria del Fiore si ripresenta ora per proporre un omaggio in memoriam del cardinale Domenico Bartolucci, rinomato compositore e direttore di cori (scomparso nello scorso Novembre, è stato anche maestro della Cappella del Duomo di Firenze e della Cappella Sistina), con l’esecuzione dell’imponente oratorio La natività, affresco sinfonico-corale del 1939. Un tributo dal significato particolare, che il maestro Manganelli, allievo per lunghi anni di Bartolucci, ha voluto rendere al suo maestro. E sarà una nuova occasione per ascoltare la Cappella Musicale di Santa Maria del Fiore, oggi composta da circa quaranta fra cantori e cantanti professionisti, formata con il compito principale di accompagnare le celebrazioni liturgiche più importanti presiedute dal Cardinale Betori, con l’esecuzione di musiche del repertorio più antico ma anche scritte per particolari occasioni.

 

Fonte: Ufficio Stampa

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