Teatro Lastra a Signa

martedì 25 Novembre 2014

“Mi chiamo Dino…sono elettrico”: la Compagnia Giardino Chiuso in scena al Teatro delle Arti per il centenario dei “Canti Orfici”

"Mi chiamo Dino...sono elettrico", spettacolo della Compagnia Giardino Chiuso

“Mi chiamo Dino…sono elettrico”, spettacolo della Compagnia Giardino Chiuso

Martedì 25 novembre appuntamento al Teatro delle Arti di Lastra a Signa con “Mi chiamo Dino…sono elettrico”, spettacolo della Compagnia Giardino Chiuso in scena per CANTI ORFICI – UN LIBRO TRA DUE SECOLI” nel centenario della pubblicazione del Libro Unico di Dino Campana.

Un progetto integrato fra Teatro Studio Krypton, Biblioteca Marucelliana di Firenze e Fondazione Primo Conti di Fiesole su iniziativa di Regione Toscana, Comune di Firenze, Comune di Lastra a Signa, Comune di Marradi e Comune di Scandicci. 

MARTEDI’ 25 NOVEMBRE ore 21
Compagnia Giardino Chiuso
MI CHIAMO DINO… SONO ELETTRICO
da La Notte della Cometa di Sebastiano Vassalli
scrittura teatrale Attilio Lolini
interpreti Fulvio Cauteruccio, Laura Bandelloni, Patrizia de Bari
regia Tuccio Guicciardini
movimenti Patrizia de Bari
elementi scenici Andrea Montagnani

produzione Compagnia Giardino Chiuso /Festival Orizzonti Verticali,
con il sostegno di Regione Toscana

 

Nel centenario della prima edizione dei “Canti Orfici” di Dino Campana, la Compagnia Giardino Chiuso riadatta lo spettacolo “Mi chiamo Dino…sono elettrico” – azione teatrale di Attilio Lolini – un lavoro tratto dal romanzo di Sebastiano Vassalli “La notte della cometa” (Einaudi 1984). E’ la vita del ‘poeta matto’ Dino Campana, quella nuda e vera, che sfata i luoghi comuni e, soprattutto, le menzogne sparse a piene mani sul grande poeta marradese, probabilmente l’artista più perseguitato del suo tempo. La storia del poeta pazzo, come scrive Vassalli, è una storia italiana che ha al suo centro la famiglia e che si arricchisce di altri connotati, diventa un concentraro di storie italiane tra ottocento e novecento. L’azione teatrale si concentra sugli anni di Campana passati nel manicomio di Castelpulci (dove morirà) e su uno dei suoi persecutori più accaniti, lo psichiatra Pariani. La peculiarità immaginifica della drammaturgia permette di allineare suggestioni lontane tra loro, innescando così un meccanismo che porta alla rappresentazione della follia, al sogno. Uno scrosciare di eventi della vita di Campana che rappresentano il suo stato d’animo ed il suo stato di artista; un susseguirsi di immagini dove Campana si trova incastonato, nella sua stanza di manicomio, desiderato ultimo rifugio.

Fonte: Teatro delle Arti

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